Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMA. L’ESTATE DEI SENZATETTO

Uomini-ombra nel sole: emergenza... invisibile

Decine di clochard senza riparo nella città che brucia di caldo: ecco dove cercano rifugio. Cresce il bisogno di un servizio di strada per garantire pasti e costruire contatti costanti

Dario Dolci

Email:

redazione@laprovinciacr.it

20 Agosto 2025 - 05:25

CREMA - Esiste l’emergenza freddo. Non esiste l’emergenza caldo. E infatti, l’estate è la stagione in cui gli invisibili diventano... più visibili. Perché sono per strada 24 ore al giorno. Quelli, tra virgolette, censiti sono una ventina, hanno dai venti ai sessant’anni. Ma ce ne sono di ancora più invisibili, che sfuggono ad ogni contatto, che non si rivolgono a nessuna delle strutture pubbliche.

Quanti siano, è difficile dirlo. Ma almeno altrettanti. Li si incontra fuori dai supermercati, alla stazione ferroviaria, ai giardini di piazzale Rimembranze, qualche volta in centro città, davanti al negozio del panettiere ad aspettare che qualche monetina che i clienti hanno avuto come resto finisca nel loro cappello. Sono i clochard o senzatetto, come li si vuole chiamare: uomini per la maggior parte, che i più attenti, in parte, conoscono. Dal primo di giugno, dormono dove capita: alla stazione, ai giardini pubblici, sotto i portici di piazza Duomo, sulle panchine dei centri commerciali, finché non sono stati messi i braccioli per impedire di sdraiarsi.

Qualcuno aveva piantato una tenda davanti al cimitero. Qualcun altro passa le giornate al Mc Donald’s di viale Europa. Nell’immobile della ex pizzeria Scoglio, in viale Santa Maria, gli italiani sono stati sfrattati. Ora ci dormono gli immigrati, alcuni dei quali attenzionati dalle forze dell’ordine. Il rifugio San Martino di via Civerchi, con i suoi 18 posti letto, aperto nei mesi autunnali e invernali, ha chiuso a fine maggio. La Caritas, con l’amministrazione comunale a supporto, ha scelto di garantire una realtà diversa, con soli quattro posti, in quella che era la casa del custode del cimitero Maggiore, aperta però solo a chi aderisce a un progetto condiviso con la stessa Caritas. Da lunedì al venerdì, le persone senza fissa dimora possono fare una doccia nei bagni pubblici di via Civerchi, ma non dormire con un tetto sopra la testa.

Anche se a Crema l’emergenza caldo non è considerata un problema, la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora nel report 2024 ha spiegato che si muore d’estate come d’inverno. I mesi con più decessi lo scorso anno sono stati gennaio, agosto, luglio e dicembre. A pagare le conseguenze di queste scelte a Crema sono soprattutto i tossicodipendenti che, per scelta, la Caritas nei mesi estivi preferisce non accogliere perché considerati troppo pericolosi, secondo quanto riportato nella Commissione politiche sociali.

Per loro che non hanno una bolletta dell’acqua, non sono accessibili nemmeno le fontane di Padania Acque. In realtà, molti di questi invisibili sono talmente fragili e compromessi dal punto di vista fisico e psichico da non riuscire a chiedere aiuto. Da soli non vanno al Centro Ascolto e nemmeno dall’assistente sociale. Sono quasi tutti uomini, con problemi di alcolismo e di dipendenze (non solo da stupefacenti ma anche dal gioco) e altre turbe psichiatriche. Chi ha a cuore il loro problema chiede che vengano attivati servizi con criteri di accesso ancora più basici di quelli di un dormitorio, chiede di provare ad andare incontro a queste persone. Chiede che Comune, Caritas, parrocchie, associazioni e realtà del Terzo settore ma anche club service cittadini si mettano assieme e organizzino un servizio di strada. La cooperativa Bessimo tre volte alla settimana è presente al Campo di Marte e in centro città, ma questo non basta. Servirebbe un servizio come quello che svolgono ad esempio i City Angels a Milano. Di sera, tutto l’anno.

Eppure la questione resta relegata a pochi tavoli tecnici e a qualche sporadico dibattito politico, senza che si arrivi a un vero piano organico di intervento. E chi non riesce a sottostare a regole, percorsi guidati o progetti strutturati resta fuori da tutto. Invisibile agli occhi delle istituzioni, ma ben visibile a chi vive quotidianamente la città: i residenti che li incrociano sotto i portici, i pendolari che li vedono ogni giorno in stazione, i commercianti che li ritrovano davanti alle proprie vetrine. Gli stessi cittadini oscillano tra fastidio e compassione: c’è chi chiede più controlli e chi invece lascia qualche moneta o un panino. Intanto, i clochard restano sospesi in un limbo che si fa ancora più evidente nei mesi estivi, quando i servizi si assottigliano e l’asfalto bollente diventa la loro casa. Non è raro vederli con bottiglie di plastica riempite d’acqua trovata chissà dove, cercare ombra sotto un albero o rifugiarsi dentro un supermercato solo per respirare un po’ di aria condizionata. Un servizio di strada strutturato, come chiedono da tempo le associazioni più attente, significherebbe non solo offrire un pasto o una coperta, ma soprattutto costruire un contatto costante, quotidiano, in grado di agganciare chi non si presenta spontaneamente a nessuno sportello.

Dietro ciascuno di quei volti c’è la domanda più scomoda: quanto una comunità sia disposta a considerare davvero ‘sua’ anche la parte più fragile e scomoda di sé.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400