L'ANALISI
23 Giugno 2025 - 05:15
CREMA - Grazie alla dedizione per il suo lavoro ha aiutato tante persone. Ora vorrebbe farlo lei con l’intensità dei volti femminili dei suoi quadri. Quello di Linuccia Oldani, 69 anni, originaria di Romanengo, ma abitante da tempo a Crema, talentuosa pittrice autodidatta e madre affettuosa, è un gesto nobile che sposa arte e generosità: un’asta di beneficenza delle sue opere in memoria del figlio, Daniel Bulla, portato via in quattro mesi da un male incurabile. Il ricavato delle vendite sarà interamente destinato al Carlo Besta, l’Istituto neurologico di Milano specializzato nella ricerca sul tumore al cervello, lo stesso che ha stroncato il cinquantenne psicologo.
La mamma dipinge da sempre, ma il suo debutto sulla scena pubblica è recente, maggio 2024, con la mostra, ospitata dalla Pro Loco di Crema, ‘Belle Epoque e dintorni’. Disegni a matita e pastelli a olio, 30 centimetri per 42, completati nell’arco di circa due anni e mezzo, che ritraggono alcune delle protagoniste, note e oscure, di quel periodo d’oro. «Un momento storico magico che segna un grande cambiamento, l’inizio del benessere per tante persone. L’esposizione è stata apprezzata, sono venuti un sacco di visitatori». Uno in particolare, Daniel. «La rassegna gli è piaciuta tantissimo. Ero preoccupata perché all’inaugurazione avrei dovuto parlare, non sono abituata. Ma ho preso il via e ce l’ho fatta. ‘Mamma, per fortuna che avevi paura di impappinarti’, ha scherzato lui».
Le parole, le sue e di chi aveva di fronte, quelle che pronunciava e quelle che ascoltava, facevano invece parte del mestiere del figlio. Laureato in Psicologia all’Università Cattolica di Milano, si era poi indirizzato verso la psicoterapia cognitivo-comportamentale diventando una vera e propria autorità in Italia. Nel suo ricco curriculum spiccano la fondazione, nel 2011, dell’azienda Lyceum, che ha collaborato con varie istituzioni pubbliche e soggetti privati, e la titolarità di un seminario su Psicologia e Comunicazione allo Iulm. Era anche un appassionato di musica (suonava la chitarra e adorava il jazz), letteratura e sport, dallo sci al podismo. «Chi mi conosce e sa come sono piene le mie settimane, mi chiede spesso: ma come fai? La risposta è: non lo so nemmeno io», ha scritto di se stesso.
«Era — riprende la madre — un vulcano di idee. Amava profondamente la sua professione, mi ripeteva che era la più bella del mondo perché poteva aiutare le persone a stare meglio. Ha regalato beneficio alla vita di tante di loro».
È stato lui a proporle di replicare, con l’aiuto di un amico, il critico d’arte Massimo Broli, la mostra cremasca a Brescia. Ma se n’è andato prima che il sogno si avverasse.
«La scorsa estate era in vacanza al mare con i due figli, a un certo punto ha cominciato ad avvertire disturbi alla vista e parlare in modo strano: i ragazzi hanno chiamato la mamma».
La corsa all’ospedale, il ricovero e, subito, il verdetto: glioblastoma. «È il tumore maligno al cervello, il più aggressivo, il più veloce». Da quel momento è cominciato il pellegrinaggio della speranza da una clinica all’altra. «Dopo aver scoperto di essere malato, mio figlio è andato ovunque: a Verona; al San Raffaele, dove stavano praticando una terapia sperimentale che però non dava garanzie di successo proprio perché ancora agli inizi; al Besta, che si occupa di curare ciò che riguarda il cervello e la spina dorsale. In un primo momento i medici hanno prospettato la possibilità di un intervento chirurgico, ma dopo aver ricevuto gli esiti delle biopsia, hanno spiegato che non c’erano abbastanza probabilità di riuscita. E, quindi, l’operazione è stata esclusa».
Per il figlio «sono stati quattro mesi di sofferenza, è stato male tantissimo, ma non ha mai mostrato il suo dolore. Era una quercia, ha affrontato con coraggio quel calvario. Era quasi paralizzato, faticava ad esprimersi ma capiva». Si è spento il 13 dicembre 2024, ora riposa nel cimitero di Borgo San Giacomo, nella Bassa bresciana, dove abitava.
Linuccia ha smesso di dipingere per stargli accanto, ma ora ha ripreso. «A gennaio ha cominciato a girarmi in testa quell’idea di Brescia. Ho chiamato il suo amico Broli dicendogli che avrei desiderato allestirne una di beneficenza in ricordo di Daniel».
La macchina organizzativa è partita. La nota Galleria d’arte e Casa d’aste Santa Giulia si è messa in contatto con lei. «Si poteva fare. Non volevo crederci, sono rimasta choccata».
La raccolta dei suoi 22 disegni, gli stessi presentati a Crema, è ora a Brescia. «Non sono ritratti qualunque, ma di protagoniste della Belle Epoque che hanno una storia di fatica e volontà alle spalle, che hanno lottato per arrivare dove sono arrivate».
Come la modella francese Arlette Dorgère, affascinante ma anche generosa: si offrì volontaria per prendersi cura dei soldati suoi connazionali feriti nella Prima Guerra mondiale. O l’attrice americana Betty Blythe, star del cinema muto. O il soprano italiano Lina Cavalieri, che prima del successo svolse umili lavori, e Caroline Otero, la danzatrice spagnola che incarna quella stagione celebrata dai più grandi maestri della pittura. Accanto a una diva come Eleonora Duse, c’è la figura di una sconosciuta. Ognuno di quei bei volti dallo sguardo magnetico è accompagnato da alcune note biografiche. «In quale di queste donne mi riconosco di più? Non saprei rispondere perché ognuna di loro rispecchia una piccola parte di me».
L’esposizione è stata inaugurata sabato. «Non avrei mai pensato di allestirla in memoria di Daniel», ha detto in quell’occasione la mamma artista. Sabato si svolgerà l’asta on line lanciata in tutta Italia dalla galleria d’arte, il catalogo delle opere è consultabile sul suo sito dove si raccolgono già le offerte.
«L’intero ricavato sarà devoluto al Besta, in particolare alla sua sezione che si occupa della ricerca sul tumore al cervello. Vorrei portare un po’ di speranza a qualche malato, quella speranza che mio figlio non ha potuto avere. Questo gesto sarà anche una goccia nel mare, ma il mare è fatto di tante gocce. Sono sicura che lui ne sarebbe felicissimo».
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