L'ANALISI
18 Marzo 2025 - 09:55
CREMONA - «Tornerà da noi a fare il volontario. Senza di lui non ce la facciamo», afferma Lorenza Badini, preside del Ghisleri, guardando con riconoscenza don Claudio Rossi, da vent’anni docente di religione sul corso geometri, che a fine anno scolastico andrà in pensione. «Mi hanno già ingaggiato — sorride il pensionando che si divide fra l’istituto di via Palestro e la parrocchia di Torre de’ Picenardi —. La scuola è stata ed è la mia vita, ma soprattutto i ragazzi sono la ragione per cui uno fa questo mestiere».
Per capire come tutto questo non sia solo una sorta di bilancio di fine corsa, venato da un poco di romanticismo, ma una realtà concreta basta aggirarsi per i corridoi. Non c’è studente che non fermi don Rossi e non c’è ragazzo che lui non saluti per nome: «Sono i miei ragazzi, poi mi affidano i più birichini ed è difficile dimenticarli, poi mi occupo delle gite e allora il campo di conoscenze si amplia notevolmente — spiega e intanto mostra i murales che decorano i corridoi e le aule del Ghisleri —. Attraverso i fondi Pnrr abbiamo realizzato molti dei murales della scuola, ma la nostra idea è partita ben prima delle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea. Abbiamo trasformato le sanzioni disciplinari in lavori socialmente utili, iniziando a manutenere lo spazio verde davanti all’ingresso, non c’erano i soldi per lo sfalcio e ci abbiamo pensato noi. Poi pian piano ci siamo affinati e abbiamo pensato di rendere l’ambiente scolastico più bello, di costruire racconti visivi che documentassero il tempo scolastico».
Don Rossi mostra il primo dei disegni, lo stemma del Ghisleri realizzato parecchi anni fa con studenti che ormai sono grandi: «sono già laureati — racconta —. I murales sono solo un aspetto dell’impegno che chiediamo ai ragazzi che magari vengono sospesi o hanno azioni da farsi perdonare. Abbiamo anche tolto gli adesivi utilizzati durante il Covid, puliamo i corridoi, tutti insieme, in orario extrascolastico e in momenti ad hoc. Queste attività hanno coinvolto anche interi gruppi classe per sviluppare le relazioni che dopo il Covid si sono fatte più difficili».
Ma la presenza di don Claudio non è solo legata alla manutenzione della scuola, ma all’organizzazione delle gite scolastiche, spiega la vicepreside Gloria Grazioli, mostrando un libro in cui sono raccolte le relazioni delle gite, i diari dei viaggi di istruzione che don Claudio considera un concentrato di scuola elevato all’ennesima potenza.
«Dalle gite i ragazzi tornano trasformati — racconta —. Mi ricordo di uno studente che non parlava mai, che era isolato e dopo il viaggio di istruzione si era sbloccato, aveva trovato il modo giusto di farsi apprezzare dai suoi compagni e i suoi amici lo avevano scoperto una persona diversa da quella che era nel banco».
Non ci si finisce mai di stupire dei ragazzi, quando si scende dalla cattedra e ci si impegna ad ascoltarli: «Siamo appena tornati da Barcellona — dice —. Sono andato con la quinta geometri e la quinta articolata, sono stati bravissimi, ho voluto sottolineare con un encomio il loro comportamento. E pensare che in cinque anni non sono mai andati in gita, perché considerati irrequieti».
E poi, dulcis in fundo, nella gita del don a Barcellona i docenti Elena Finardi e don Angelo Guerreschi hanno organizzato una sorpresa per don Claudio: «Hanno fatto in modo che potessi dire messe a Santa Maria del Mar. È stato un vero regalo. Tutti i ragazzi hanno partecipato ed è stato questo un bel segno che mi ha riempito il cuore. Mi mancherà vivere tutti i giorni la scuola, mi mancheranno i sorrisi dei miei ragazzi».
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