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Shoah: «Fare memoria per testimoniare che siamo umani»

Mostre, film e momenti di riflessione: alcuni dei momenti che per tutta la settimana porteranno gli studenti a riflettere sull’olocausto, sulla storia del Novecento e sulla lotta al nazifascismo

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

27 Gennaio 2025 - 17:03

CREMONA - C’è chi ha visto la proiezione al Filo del docu-film di Liliana Segre, alcuni studenti del Manin, chi stamattina era impegnato a montare la mostra dedicata alla Shoah al Ghisleri, primo tassello di un percorso dedicato alle deportazioni e alle resistenze europee che culminerà il 9 aprile con la Festa dell’Europa. All’Aselli la Giornata delle Memoria avrà un suo atto celebrativo in una serie di attività legate al monteore che spaziano dalla proiezione del film, Il fotografo di Mauthausen alla visione di una sintesi dello spettacolo teatrale di Marco Paolini, Ausmerzen.

Sono alcuni dei momenti che da stamattina e per tutta la settimana porteranno gli studenti a riflettere sull’olocausto, sulla storia del Novecento e sulla lotta al nazifascismo. In più casi storia e attualità s’intrecciano come nella mostra del Ghisleri «realizzata in sinergia con l’Associazione Solferino Agorà della pace è un tassello di un progetto più ampio — spiega Elena Finardi del Ghisleri —. La mostra documenta le grandi deportazioni in Europa e non solo ed arriva fino ai fatti del 7 ottobre scorso e alla guerra a Gaza. È un modo per riflettere su ciò che accade e sul nostro presente».

Il valore della storia e della memoria animano i commenti di Alex Superchi e Mattia Genreali: «La memoria ha un senso se diventa uno sprone per farci testimoni di orrori che non vorremmo accadessero più — dicono —. Domani la nostra riflessione proseguirà con un monteore in cui simuleremo un’assemblea dell’Onu dedicata ai valori della pace e delle democrazia».

Fare esperienza e testimoniare e così Alessandra Fiori, docente della media Virgilio, ha aperto «aperto la lezione facendo ascoltare il famoso discorso di Liliana Segre al parlamento europeo. Poi ho letto l'articolo che scrissi al tempo della mia collaborazione con il dipartimento di storia all'università di Pavia per la rivista Triangolo rosso, che raccontava della lezione tenuta dal reduce dal compo di sterminio di Flossemburg Ferruccio Belli. Da ultimo ho mostrato l’orso trovato dal nonno nel campo di concentramento tedesco di Schweinfurth. Stupore, silenzio, commozione».

Antonio Russo, Davide Guerreschi, Matteo Federici, Alessandro Beltrami e Mattia Molardi dell’Aselli hanno letto un articolo del Corriere della sera e riflettuto si cosa voglia dire testimoniare, fare memoria. È commossa Noemi Ferrari della 3ª B del liceo Manin all’uscita dal Filo: «Il documentario su Liliana Segre è un’opera toccante, ciò che mi ha colpito maggiormente è la forza emotiva con cui la sua vita viene raccontata: il dramma dell’infanzia strappata e la brutalità dell’Olocausto sono stati due punti che mi hanno fatta ragionare molto - commenta —. Trovo straordinaria la capacità del film di rendere Liliana Segre non solo una figura storica, ma anche una donna che, nonostante il trauma, ha saputo costruire una famiglia e diventare un simbolo per tutti».

Andrea Azzoni, ex alunno del Manin, volontario del Servizio Civile Universale presso la Biblioteca del liceo Manin presso il teatro di Sospiro ha tenuto un incontro/dialogo di testimonianza sul giorno della Memoria sull’esperienza dei Viaggi della Memoria. Tante le occasioni di riflessione e di approfondimento, iniziate venerdì scorso con il collegamento con «Sami Modiano ha risposto alle domande degli studenti dei licei di Roma, condividendo con lucidità le atrocità vissute nei campi di concentramento. La sua testimonianza ha colpito per la forza con cui è riuscito a rialzarsi nonostante l’orrore, trovando speranza e senso nella vita», racconta Francesco del Manin. Oggi pomeriggio i maestri e gli studenti del Monteverdi sono stati protagonisti di un concerto dedicato alla Giornata della Memoria, un momento musicale di rara intensità.

LE RIFLESSIONI DEGLI STUDENTI

LEONARDO (3ªC MANIN)

«Ascoltando le parole di Sami Modiano, mi sono reso conto dell’orrore che hanno vissuto lui e il suo amico Piero Terracina, e bisogna farne tesoro perché sono una testimonianza diretta di forza e tenacia, di chi non ha mai smesso di crederci anche quando era difficile trovare una via d’uscita. Ripercorrere questi momenti è sempre difficile per lui e dobbiamo riconoscere che questo sforzo con cui cerca di sensibilizzare i giovani é fondamentale affinché ciò che è accaduto in passato non si ripeta mai più grazie al ricordo».

GIULIO (CLASSE TERZA MANIN)

«Ho assistito insieme alla mia classe a un’intervista tenutasi a Roma che coinvolge Sami Modiano e il nipote di Piero Terracina, un suo storico amico, o per meglio dire “fratello”, conosciuto dentro il campo di concentramento di Auschwitz. A 95 anni Sami riesce con sincerità e dedizione a comunicare messaggi forti e toccanti. La sua fede incrollabile nei giovani, quelli del mondo di domani: un messaggio di speranza, di cambiamento e di fede nella nuove generazioni che ci guida verso la via della pace…».

DANIEL SIERRA SUAREZ, DOTTORANDO IN STORIA CONTEMPORANEA, VOLONTARIO DEL CORPO EUROPEO DI SOLIDARIETÀ

«Oggi si sono compiuti 80 anni dalla liberazione da parte dell'esercito sovietico dei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz. Per questo motivo, ogni 27 gennaio si ricorda l'orrore dei crimini del nazismo e dei suoi collaboratori.
A suo tempo, dopo aver scoperto cosa accadeva nei campi di concentramento e sterminio, i sovietici fecero visitare le strutture agli abitanti dei villaggi vicini. E tutti dicevano la stessa cosa: "Non sapevamo cosa succedesse qui". Ma la verità è che tutti, o la grande maggioranza, lo sapevano. Il sistema di sterminio ideato dai nazisti richiedeva la collaborazione dei civili, e questi ultimi collaborarono. Da allora abbiamo trasformato quei luoghi in spazi della memoria per non dimenticare gli orrori che lì si verificarono. Sono stati anche posati Stolpersteine per le strade delle nostre città per ricordare i nostri concittadini che furono deportati. Sono stati realizzati film, come quello che ieri abbiamo visto al Cinema Filo, che raccontano le storie dei sopravvissuti. Insomma, abbiamo cercato di espiare il nostro peccato attraverso la memoria e il ricordo.
Ma a cosa serve questa memoria parziale, se non ci ricordiamo mai dei crimini di massa che l’Europa ha commesso in Africa, per esempio? E quando si parla di questo tema, ci dà persino fastidio. Andiamo oltre: a cosa servono giornate come quella di ieri, se dal 27 ottobre 2023 lo Stato di Israele sta esplicitamente commettendo un vero genocidio, non solo nella Striscia di Gaza ma anche in Cisgiordania, e nessun governo europeo sta facendo nulla per fermare questa barbarie? Quando i nostri figli ci chiederanno come sia successo, cosa diremo? Che non sapevamo niente? La nostra scusa suonerà ancora meno convincente che nel 1945, perché noi abbiamo visto come tutto ciò accadeva attraverso telecamere, reportage, fotografie, ecc., sin dall’inizio.
Perciò dobbiamo chiederci: memoria per cosa? Più per espiare i nostri peccati che per evitare che accadano di nuovo, a quanto pare».

ANDREA AZZONI, EX ALUNNO DEL MANIN, VOLONTARIO DEL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE PRESSO LA BIBLIOTECA DEL LICEO MANIN

«Oggi, 27 gennaio, presso il Teatro Comunale di Sospiro ho tenuto un incontro/dialogo di testimonianza sul giorno della Memoria, in collaborazione con il Comune di Sospiro, ben rappresentato dal sindaco Fausto Ghisolfi, dall'assessore Monica Lamparelli e dalla consigliera Laura Vicini, con la docente del liceo Manin Ilaria Spotti e i colleghi della scuola secondaria di primo grado di Sospiro.
L'incontro è avvenuto insieme ai ragazzi, i quali hanno mostrato attenzione, sensibilità, commozione e curiosità con domande mirate e pertinenti in merito alla mia testimonianza sul "Viaggio della memoria" con destinazione il campo di Auschwitz. Nella testimonianza non sono emersi solamente dati storici o impressioni personali, ma anche un doppio messaggio: il primo diretto ai docenti, i quali sono i primi responsabili della formazione presente e futura dei loro allievi, spronandoli "a non curare solamente l'aspetto nozionistico, ma utilizzare quanto trasmesso per avviare alla riflessione che porti a saper distinguere il bene dal male"; mentre il secondo agli studenti, i quali siano sempre chiamati a "non girarsi dall'altra parte ed impedire che qualcuno possa riscrivere le pagine della storia, cancellando ciò che è stato"».

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