L'ANALISI
07 Settembre 2024 - 17:48
CREMA - Il centro storico trasformato in una piccola La Paz, la capitale della Bolivia dove ogni anno si celebra l’omaggio alla Virgin de Guadalupe. Protagonisti i gruppi folcloristici che hanno animato la terza edizione di questa rievocazione storica e religiosa, che unisce la tradizione dei popoli precolombiani, con costumi che richiamano in parte la mitologia Inca e la fede cristiana.
LA MESSA IN DUOMO E IL CORTEO FOLCLORISTICO PER LE VIE DEL CENTRO
Prima la messa in duomo e quindi il coloratissimo e chiassoso corteo che ha percorso il centro storico. Ogni gruppo accompagnato da un’auto con la musica a tutto volume e in testa la piccola statua della Vergine. Un percorso che ha raggiunto piazza Garibaldi per arrivare lungo il Serio per la festa finale nell’area attrezzata a cui si accede da via Miglioli.
UNA FESTA DI DEVOZIONE CHE UNISCE TUTTA LA COMUNITÀ LATINOAMERICANA
Una dimostrazione di devozione e fede che ha coinvolto tutta la comunità dei latinoamericani cremaschi, non solo i boliviani, sostenuta dalla Commissione intercomunale alla cultura, dall’Ufficio Migrantes della diocesi e dal Comune.
SONORITÀ ANDINE E COSTUMI FASTOSI CATTURANO L'ATTENZIONE DEL PUBBLICO
Le sonorità andine e i fastosi costumi dei gruppi folcloristici arrivati da tutta la regione hanno attirato l’attenzione dei cremaschi. Il profondo legame tra la Signora di Guadalupe e i popoli dell’America Latina risale al 1500 e ha come fulcro la commemorazione dell’apparizione.
IL MESSAGGIO DI SPERANZA E UMILTÀ DELLA VIRGIN DE GUADALUPE
La fede in Maria è cresciuta in tutto il sud e centro America, con una devozione che trasmette valori ricordati anche durante la messa: la pazienza, il non perdere mai la speranza, la predilezione verso gli umili, veri destinatari delle attenzioni della Vergine, la disponibilità a mettersi sempre in cammino, resa bene dal leggero movimento in avanti della gamba sinistra, evidenziata in ogni riproduzione.
CULTURA ANCESTRALE E INCONTRO DI CIVILTÀ
Concetti sottolineati anche da Katerine Mosquera, vicepresidente della consulta intercultura. «Ci riempie di gioia festeggiare e far conoscere le sonorità andine, attraverso balli che provengono da una cultura ancestrale che risale a più di duemila anni fa. A danzare è un popolo che resiste e che tramanda echi di antichi popoli preispanici, i quali, nonostante il passare dei secoli, si riconoscono e tirano fuori con forza e sentimento il lamento della ferita coloniale aggiungendo alla danza l’influenza ispanica e gli elementi delle culture africane. Culture che, attraverso il tempo, si sono incontrate e contaminate.
UNA TRADIZIONE CHE VIVE A CREMA
Questo è il terzo anno che nella città si mette in moto la macchina latinoamericana con la partecipazione di centinaia di persone provenienti da diverse parti del mondo hispano hablante, ognuno con il suo personale coinvolgimento. Siamo felici che la nostra bellissima Crema condivida questa tradizione».
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