L'ANALISI
15 Maggio 2024 - 09:05
CREMONA - Sindaco e assessori in dress code rosa proiettati nell’universo di Barbie; Maria Vittoria Ceraso che recita l’autoapologia di Chiara Ferragni; Alessandro Portesani, in visita al mercato, che si trova di fronte al clone di Mario Brega in ‘Borotalco’. È la memeificazione, bellezza: sui social network la satira — anche e soprattutto quella politica — è un’onda travolgente di immagini e video accompagnati da didascalie divertenti e irriverenti.
Da condividere con sorriso sornione, ovviamente. I meme non risparmiano i candidati alle Comunali di Cremona: nelle ultime settimane sono addirittura spuntati profili appositamente dedicati alla diffusione di contenuti che si fanno beffe dei protagonisti della campagna elettorale. Senza lesinare toni e termini che, spesso e volentieri, infrangono i tabù del politicamente corretto.
Tra i seminatori di meme mordaci su Instagram, l’Oscar al sarcasmo spetta senza dubbio a turonturas2024, che dichiara le proprie intenzioni fin dalla foto del profilo: un primo piano di Ugo Tognazzi nei panni del Conte Mascetti. Tra immagini e reel, le ‘zingarate’ a portata di polpastrello sono già una quarantina.
Menzione speciale, poi, per il profilo cremonacheconta, social blog che in tempo di elezioni si concede divagazioni nelle praterie dell’ironia più pungente.
I meme mescolano immaginario pop e temi strettamente locali. Così capita che il candidato sindaco del centrosinistra Andrea Virgilio si scopra il personaggio — in grembiule e guanti di silicone — della spiritosa rivisitazione di un celebre spot di inizio anni Duemila segnato da un languido «Buonaseeeera» divenuto poi tormentone (ne sa qualcosa Rocco Siffredi).
E ancora, l’assessore alla Cultura Luca Burgazzi contempla un’immagine appesa alla parete in cerca di ispirazione per il «nuovo progetto di rilancio del centro storico»: nella cornice, ecco apparire la sagoma della famigerata pensilina della fu piazza Cavour.
Il candidato del centrodestra è tra i bersagli più frequenti: Portesani si lancia in una supercazzola per spiegare la sparizione delle cinque linee programmatiche e l’apparizione delle dieci linee strategiche «come se fosse antani»; poi indossa il costume di Spiderman e lotta contro la sua nemesi Ferruccio Giovetti.
I memer ne hanno per tutti: l’outfit giallonero di Paola Tacchini vale un viaggio virtuale nel mondo dell’Ape Maia; la Radicale Vittoria Loffi diventa attrice involontaria del verdoniano ‘Un sacco bello’ e incarna la ribelle antipaternalista del «guarda che io a mi’ padre j’ho già sputato ’n faccia»; Luciano Pizzetti dichiara che «la qualità della vita qui è elevata» appena prima di un’impietosa raffica di titoli di giornale che snocciolano i dati sulle polveri sottili che avvelenano l’aria.
Buona parte dei candidati segue con attenzione il flusso dei meme che si propaga sui social. Non solo per il gusto di lasciarsi strappare un sorriso beffardo o autoironico, ma anche — probabilmente — per tastare il polso del gradimento elettorale. La macchina del consenso non è indenne ai veleni disseminati dagli implacabili memer.
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