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CREMONA. PRESENTAZIONE IN COMUNE

CalendEsercito 2024: la forza della fedeltà

Il generale Miro ha salutato l’ospitale Cremona e spiegato il filo conduttore dell'iniziativa. Sottolineato il legame che esiste tra Cremona e l’Esercito

Fulvio Nicodemo Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

28 Novembre 2023 - 18:45

CREMONA - Visi a volte sorridenti, con grandi barbe o spesso così giovani da neppure averla la barba, il berretto spavaldamente sulle 23, altre volte marziali oppure con lo sguardo lontano, più spesso che guarda diritto negli occhi chi lo osserva. Gradi e divisa diversi, classi sociali e geografie diverse ma tutti uniti da un filo comune, il giuramento di fedeltà fatto all’Italia e ai suoi valori: la democrazia, l’uguaglianza, la sicurezza, il servizio ai cittadini.

Sono i protagonisti del CalendEsercito 2024, militari caduti nel corso della Seconda guerra mondiale, e decorati, prima e dopo l'armistizio dell’8 settembre, una scelta precisa che sottende a un concetto: «Possono cambiare gli aspetti istituzionali o le situazioni politiche, ma il giuramento di un militare è sempre alla Patria».

Sono le parole pronunciate dal generale di brigata Alfonso Miro, comandante militare della Lombardia, intervenendo oggi alla presentazione del CalendEsercito 2024 tenuta nella sala dei quadri di palazzo comunale. Il calendario è acquistabile online sul sito https://www.esercito.difesa.it/comunicazione/calendesercito, e il ricavato verrà devoluto agli orfani dei militari di carriera, per lo studio o per ragioni economiche (attualmente gli assistiti sono 500).

Alla cerimonia, presentata e coordinata dal direttore de La Provincia, Paolo Gualandris, oltre a Miro hanno partecipato il colonnello Vincenzo Criscuolo, comandante della Col di Lana, il prefetto Corrado Conforto Galli, il sindaco Gianluca Galimberti ed Emanuele Bettini, presidente dell’Istituto per il Risorgimento e presidente per la province lombarde e area metropolitana di Milano della Federazione dei diplomatici e consoli esteri in Italia.

Momento emozionante e ospiti tutti in piedi quando alcuni studenti del Conservatorio Monteverdi hanno suonato l’Inno di Mameli.

L'iniziativa è stata introdotta dal direttore Gualandris, che ha ringraziato l’Esercito «per quello che fa per mantenere la pace nel mondo, in decine di missioni, e per quei militari che hanno dato la vita per il nostro Paese».

Il sindaco Galimberti si è soffermato sul rapporto che Cremona ha sempre avuto con l’Esercito presente in città: «Siete i benvenuti, in un rapporto di reciproca stima tra istituzioni, e come non ricordare, nei giorni bui del Covid, il vostro impegno, il vostro ospedale da campo, una presenza sempre rassicurante e amica, anche in quei Paesi dove operate per il bene».

Il prefetto si è collegato all’intervento del sindaco affermando che «ho potuto toccare con mano il legame che esiste tra Cremona e l’Esercito, portatore di quei valori fondanti che devono essere un punto fermo per le nuove generazioni: pace, democrazia, uguaglianza, sicurezza».

Il generale Miro ha salutato l’ospitale Cremona e spiegato il filo conduttore del CalendEsercito: «La fedeltà al giuramento che si fa alla Patria, un giuramento che vale sempre. Per questo abbiamo scelto di onorare militari decorati prima e dopo il drammatico 8 settembre, una data che ha messo tanti militari di fronte a scelte di coscienza. E ricordo, inoltre, che siamo al servizio dei cittadini, non a caso quando si verificano calamità l’Esercito c’è, come nell’ultima alluvione di Milano; non è stato facile ma abbiamo dato il nostro contributo».

Un esempio di fedeltà è stato fatto dal comandante della Col di Lana Criscuolo che, rispondendo a una domanda di Gualandris, ha detto: «La figura che più mi colpisce è quella di Giuseppe Cordero di Montezemolo, prima nella segreteria di Badoglio poi fuggito e passato con la Resistenza, ma sempre mantenendo i rapporti con il Governo di Brindisi. Catturato dai tedeschi è stato torturato a morte, ma non ha mai rivelato nulla, e non racconto qui le torture che ha subito per non suscitare la sensibilità del pubblico. Cosa lo ha mantenuto così fermo? La fedeltà al giuramento fatto all'Italia».

Nel suo intervento Bettini ha raccontato come «anche Cremona ha contribuito con il sacrificio di tanti militari alle fortune d’Italia: dal Risorgimento alla Grande Guerra al secondo conflitto mondiale, prima e dopo l’8 settembre». Bettini ha ricordato uno per uno i militari decorati con medaglia, soffermandosi su Leonida Bissolati, i fratelli Di Dio, Aquilino Masone (padre del primo direttore del dopoguerra de La Provincia), Valentino Stajano (padre dello scrittore Corrado), i fratelli Cavalcabò «Marchesi, discendenti di una delle famiglie più antiche di Cremona che hanno combattuto per quelli ideali che ci consentono di essere un Paese libero e democratico».

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