L'ANALISI
13 Agosto 2023 - 05:25
CREMA - «Posso abbracciarvi?». La donna getta le braccia al collo dei due agenti, accanto al bagagliaio spalancato dell’automobile, dove l’etilometro ha appena ronzato la sua sentenza: 0,13. La guidatrice può rimettersi al volante. Ma non prima di aver lanciato un ultimo sorriso agli uomini della Polizia locale: da ‘cerberi’ a salvatori in un... soffio. Quello alitato nel boccaglio dell’alcol test, che ha certificato come i due bicchieri di spumante bevuti a cena non abbiano alterato la lucidità dell’automobilista.
Sono le 3 in punto: la task force in pettorina gialla non ha ancora esaurito la propria missione, scattata cinque ore prima dal Comando di piazzale Croce Rossa.
La notte dei controlli inizia con il briefing coordinato dal comandante Dario Boriani. L’allenatore della squadra. Ripassa i movimenti pianificati nel reticolo cittadino, elenca i check-point e scandisce parole motivanti: «sintonia», «fiducia», «serietà». Concetti chiave che definiscono lo spirito del corpo di Polizia locale.
Boriani lo spiega a chiare lettere: «Non siamo qui per atteggiarci a supereroi, ma neppure per distribuire pacche sulle spalle». Perché i vigili urbani di una volta sono diventati professionisti della legalità. «Essere vicini alla gente significa far rispettare le regole — rimarca il comandante — L’obiettivo è eliminare il pericolo dalla strada».
Le tre pattuglie — sei agenti in tutto — si mettono in moto. Boriani le segue a ruota, a bordo di un’auto civetta guidata da un ufficiale.
Le radio sono sempre accese e le comunicazioni piovono fitte e rapide: «Veicolo 5 su Ombriano». E poi: «Passaggio in piazza Garibaldi». Uno dei punti caldi della movida, teatro di recenti episodi di violenza. La striscia verde che percorre le portiere, sfiorate dal bagliore dei lampeggianti, è un deterrente per i balordi e un incentivo per chi vuole vivere la notte in serenità. La piazza è movimentata: giovani, anziani e famiglie si scambiano chiacchiere, gustano gelati e sorseggiano drink tra le panchine e la vasca. Un paio di ragazzine sono accomodate sulla base del monumento: «Invitatele a sedersi da un’altra parte — sibila Boriani alla radio —. Ai giardini ci sono assembramenti sospetti, andate a dare un’occhiata».
E la ronda riparte: un balletto di luci blu sul palcoscenico della città. Le pattuglie battono le strade a memoria per monitorare gli obiettivi prefissati. Tra cui l’ospedale: una tappa fissa da mesi. Perché, dopo le ripetute aggressioni ai danni dei sanitari, il Pronto soccorso è entrato nella lista dei luoghi sensibili, come da precisa indicazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il servizio reso dalla Polizia locale è apprezzato da infermieri e medici, rassicurati dai volti ormai familiari degli agenti.
Intanto la radio gracchia di nuovo: la chiamata di un cittadino — deviata dal centralino del Comando sui cellulari degli uomini in servizio — segnala un parcheggio per disabili personalizzato occupato da una vettura non autorizzata. E una pattuglia devia immediatamente verso piazza Trento e Trieste.
Scocca l’ora dei test etilometrici: le tre auto convergono nello slargo dell’istituto Sraffa. Gli agenti — occhi puntati sul traffico intenso alla rotatoria fra via Piacenza e via Libero Comune — effettuano un’ultima verifica sugli strumenti e attivano i tablet per collegarsi al sistema di controllo accessi. Le palette cominciano a sventolare. E una manciata di minuti più tardi il test precursore — il ‘radar’ che rileva la presenza di alcol nel corpo dei guidatori — lancia il primo alert della serata. Convalidato, poco dopo, dall’etilometro: il tasso alcolemico di 0,6 fa scattare la sanzione amministrativa e il ritiro della patente. L’uomo protesta, si agita. Serve una buona dose di savoir-faire per tranquillizzarlo e per spiegargli che quella birra di troppo, bevuta al tavolo del ristorante, non può essere derubricata a venialità. Attorno, intanto, succede un po’ di tutto: una ragazza attraversa sulle strisce pedonali alzando il braccio per farsi notare, ma una vettura le sfila pericolosamente a una spanna; subito dopo un giovane in monopattino sfreccia sulla ciclabile senza luci né gilet catarifrangente. Gli agenti non esitano ad entrare in azione. E ad applicare la legge.
Mezz’ora dopo la mezzanotte: è il momento di trasferirsi. «Il tam tam è rapido — spiega Boriani —. Gli sfanalamenti degli automobilisti e le segnalazioni tramite app riducono l’efficacia dei posti di controllo, soprattutto nel centro cittadino».
Le pattuglie si dirigono così verso il distributore di carburante di via Milano: un passaggio obbligato per chi si sposta verso l’Alto Cremasco. Tra i primi fermati, quattro ragazzi a bordo di un’utilitaria. Due scendono barcollanti dell’auto per accendersi una sigaretta, mentre l’amico al volante esibisce i documenti con un sorriso serafico, prima di soffiare sul sensore del precursore: zero alcol.
«Sono il guidatore designato — dice —. Stasera faccio divertire gli altri». E incassa i complimenti degli agenti.
Le cose vanno diversamente per un gruppo al femminile. L’alcol test registra sulla conducente un tasso superiore allo 0,7. Che, alla verifica successiva, si rivela addirittura superiore: addio patente e mamma svegliata nel cuore della notte per riportare tutte a casa.
Ma c’è anche chi riesce a cavarsela: un uomo di mezza età, tremendamente agitato, si muove con passi febbrili. Ebbrezza da etilometro. Il primo risultato supera la fatidica soglia dello 0,5. Ma, dieci minuti più tardi, il livello si abbassa quel tanto che basta per consentirgli di rimettersi alla guida.
Il bilancio della nottata in prima linea («con la speranza di aver contribuito a evitare un nuovo caso Chris», riflette Boriani con il pensiero rivolto al 13enne travolto e ucciso da un pirata della strada) racconta di trenta veicoli controllati, quattro patenti ritirate e sanzioni per oltre 2mila euro. E di sei agenti tornati a casa alle 5 del mattino. Solo dopo aver fatto colazione insieme: da colleghi, da compagni. Domani si ricomincia.
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