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BASKET: SERIE A

Vanoli, Veronesi: «Caffè amaro e sogni dolci»

L'ala della biancoblù, ospite in redazione: «Siamo giovani e incoscienti, non abbiamo paura di nulla. Domani contro la fortissima Brescia proveremo a giocarcela. E facciamo un pensiero alla Final Eight»

Fabrizio Barbieri

Email:

fbarbieri@laprovinciacr.it

20 Novembre 2025 - 05:15

CREMONA - In redazione entra con passo tranquillo, felpa giallonera della Vanoli e un sorriso che mette subito a proprio agio. Giovanni Veronesi, 27 anni, uno dei simboli di questa stagione scintillante dei biancoblù, si siede, guarda il tavolo, annusa l’aria come chi ha già individuato la priorità del momento: «Un caffè ci sta, vero? Ma senza zucchero. È stato mio padre a farmi cambiare: mi disse ‘provalo due volte senza zucchero, poi non torni più indietro’. Aveva ragione. Il papà ha sempre ragione...».

Lo scatto con la mitica Vanoli vincitrice della Coppa Italia a Firenze

Qual è il segreto di questa nuova Vanoli brillante, convincente, sorprendente?
«Penso la fiducia. Tutti, italiani e non, si sentono parte del progetto. Tutti si sentono protagonisti. E questo ti porta a lavorare meglio durante la settimana e a rendere meglio in partita. È davvero la chiave di tutto».

La classifica vi sorride. Per mesi siete cresciuti senza pressioni. Ora gli obiettivi cambiano?
«Gli obiettivi veri restano gli stessi: arrivare il prima possibile ai punti necessari per la salvezza matematica. Poi, certo, stiamo andando bene... e allora un occhio ai playoff o alle Final Eight ogni tanto ce lo buttiamo. Non so se sia giusto parlarne ora, ma con il potenziale che abbiamo non sono sogni irrealizzabili».

A che percentuale è la Vanoli di oggi rispetto al suo potenziale?
«Direi 70%. Abbiamo risolto tanti problemi nati in preseason, soprattutto in difesa. Prima concedevamo troppi gap. Ora siamo più solidi. In attacco va tutto molto bene. Siamo in una buona condizione, ma possiamo crescere ancora tanto».

E domani... Brescia. Il derby. Sulla carta una montagna.
«Sì, partita semplice, no?» scherza. «Andiamo a giocare contro una squadra che l’anno scorso è arrivata in finale, ha uno zoccolo duro che gioca insieme da anni, gioca una bellissima pallacanestro. Noi andiamo senza pressioni. Anche contro Bologna sembrava impossibile, e invece... Non si sa mai. Sarà divertente metterci alla prova».

Parliamo di lei. Sta facendo una stagione importante, ma ha detto di essere molto autocritico.
«È così. Non sto tirando ai livelli degli anni passati, sto facendo un po’ più fatica. Però sento la fiducia dell’allenatore e dei compagni. Voglio fare un ulteriore step, essere più continuo, migliorare le fasi di gioco che non sono perfette. La perfezione non esiste, ma provarci sì».

Cremona non è nuova per lei: ha già vissuto qui con la maglia della Juvi. Che ricordi ha?
«Ricordi bellissimi. Alla Juvi sono cresciuto, era il mio primo campionato importante e in panchina c’era proprio Gigi Brotto, che ora è il mio allenatore alla Vanoli. La famiglia Ferraroni mi ha sempre trattato benissimo. Anche l’anno dopo, quando sono andato ad Agrigento in una categoria superiore, non mi ha mai messo i bastoni tra le ruote. Di Cremona ho ricordi solo positivi».

Lei è bresciano, eppure Cremona le è rimasta attaccata addosso.
«La nostra è una storia d’amore iniziata tempo fa» ride. «In estate venivo spesso per giocare il 3 contro 3 al torneo Telli, con il mitico Team Libidine. C’erano Speronello, che allora era alla Juvi e Cocchi che è diventato fisioterapista alla Vanoli. Abbiamo fatto gruppo e ho imparato a vivere la città. Cremona è piccola, accogliente, familiare».

La Vanoli non ha mai attraversato una vera crisi finora. La temete?
«La forza di questa squadra è l’incoscienza dei giovani. Guardiamo una partita alla volta e sempre avanti. A Brescia scendiamo in campo leggeri ma determinati. Speriamo solo di evitare infortuni, perché quelli sì, sarebbero un problema. Non abbiamo paura di nessuno».

Veronesi fotografa la copertina di Più con Andrea Conti ai tempi giocatore della Vanoli

Per lei la Vanoli è un punto d’arrivo o una tappa?
«Una tappa molto importante. La Vanoli è bravissima a valorizzare i giovani e lanciarli. Non deve però passare in secondo piano quello che ha ottenuto: è una società seria, con un tifo presente ma non opprimente. Ha vinto una Coppa Italia, non è banale. Qui si lavora bene e si cresce».

Lontano dal campo, che Veronesi troviamo?
«Molto tranquillo. A Cremona ho i miei posti preferiti, ristoranti e locali dove fare aperitivo. Però spesso vado a Brescia dai miei. In casa cucino io: l’altro giorno ho fatto le piadine... anche l’impasto. Mi piace fare un po’ tutto: pollo al curry, lasagne, dolci. Quando ho tempo mi diverto».

Studi? Letture? Passioni?
«Sono laureato in servizi giuridici per l’impresa. In questo periodo sto leggendo molto: ho preso in mano tutti i libri di Harry Potter, sono al quinto. Me li gusto con calma. E poi amo il tennis: sono stato a Torino a vedere le Finals, ho visto Sinner giocare. Un evento pazzesco. In estate gioco anch’io».

La Vanoli è in gran forma, ma ora arriva la pausa. Come la gestirete?
«Dobbiamo fare bene anche a Brescia e poi mantenere l’intensità. La pausa non deve rompere l’inerzia che abbiamo costruito».

Chi è il più casinista nello spogliatoio?
«Mmm... forse io» ride. «Ma siamo in tanti ad essere vivaci. Stiamo bene insieme».

E chi canta di più in doccia?
«Anigbogu, senza dubbio. Poi Willis. Payton è incredibile: parla pochissimo, ma canta tantissimo. Burns è il jolly: tiene unita la squadra, simpaticissimo».

Il suo sportivo ideale?
«Sinner. Per mentalità, freddezza. Vorrei avere la sua durezza mentale, ma non è facile. Io sono un lavoratore, però non sempre riesco ad essere quadrato come lui».

I più forti nel suo ruolo?
«Belinelli è il mio riferimento. Mi piacciono molto Shields, Vital, LeDay. Giocatori di livello altissimo».

A calcio per chi tifa?
«Milanista, da sempre».

Il sogno?
«La serenità. La stabilità. Mi piacerebbe avere dei figli, e mi piacerebbe anche capire cosa farò dopo il basket. Ma c’è tempo: ora mi godo questo momento bellissimo».

Giovanni finisce il suo caffè ormai freddo, si alza, saluta tutti uno per uno. Lascia dietro di sé la stessa sensazione che dà in campo: solidità, entusiasmo, semplicità. A 27 anni ha già due vite cremonesi sulle spalle, una alla Juvi e una alla Vanoli, e una terza – la miglioreancora tutta da scrivere.

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