L'ANALISI
24 Agosto 2025 - 16:09
CREMONA - Grande impresa, grande canzone. Non è stato difficile trovare la canzone che sta alla vittoria grigiorossa sul campo del Milan come la panna montata sta sulla cioccolata calda. Luci grigiorosse a San Siro, luci che hanno abbagliato Max Allegri, i suoi giocatori e i quasi settantamila che erano venuti allo stadio con il tovagliolo già infilato nel colletto. E invece ha vinto la Cremo, un secolo dopo l’antico 4-1 del 1925, quando San Siro non esisteva ancora. Roba che fa storia, e proietta i grigiorossi in una dimensione vertiginosa.
Mi chiedo, non per la prima volta, a cosa è servito fare il cronista sportivo per mezzo secolo, se poi un’impresa come questa mi lascia felice sì, ma anche spiazzato. La Cremo pareggia col Palermo, e io mi dico, poco gioco e nemmeno un tiro in porta, siamo ancora indietro di cottura a una settimana da San Siro.
Una settimana, e Nicola degli undici titolari col Palermo cambia solo De Luca con Okereke. E questi undici vincono a San Siro, con merito indiscusso. I rossoneri ci hanno dato una gelida manina, va bene che mancava Leao ma il Milan è apparso incartato, nemmeno Modric è riuscito a spremerne più che qualche goccia di gioco.
Avrebbe potuto anche passarla liscia, in fondo alla prima di campionato i tifosi sono indulgenti se si gioca poco ma si fanno punti. Ha avuto però la scalogna di trovare una Cremo che ha assorbito le sue sfuriate quando è stato necessario, in particolare all’inizio dei due tempi, ma appena possibile ha colpito. In modo devastante. Baschiroccia di testa, Bonazzoli in acrobazia, uno di quei gol che una volta si definivano da cineteca. Tutto il contrario dei rossoneri, confusi e anche strabici al tiro.
Quello che impressiona della squadra di Nicola è la serenità, la compostezza con cui ha affrontato le diverse circostanze, compreso quel pareggio avversario arrivato agli sgoccioli del primo tempo ed è stato incassato come se niente fosse. Una maturità collettiva, e anche una controllata ferocia agonistica, che non ti aspetti da una squadra in cui hanno fatto la loro parte anche giocatori che non avevano ancora disfatto la valigia. Nicola ha già dato il suo imprinting alla squadra, che lo segue come i paperi appena usciti dal guscio seguivano Konrad Lorenz.
E il bello è che non tutti hanno dato prestazioni individuali mostruose. Baschiroccia e Bonazzoli su tutti, gli altri quasi tutti bene, ma qua e là ancora margini, anche nel famoso amalgama. Tutto molto bello, come direbbe Bruno Pizzul. Compresa la sonora festa dei quattromila pellegrigiorossa che dal loggione si sono goduti la serata della Scala del calcio.
Ma attenzione, se ci hai badato sulla copertina del disco di Vecchioni c’è scritto Luci a San Siro e altri successi. Eh sì, perché questo deve essere solo l’inizio. Adesso a cavaliere della prima sosta ci sono la prima in casa col Sassuolo, Verona e poi il Parma allo Zini. Tre scontri con pari peso, le prime prove della verità. Vincere sotto le luci di San Siro è speciale, ma vediamo di farlo anche sotto le altre luci del campionato, a cominciare da quelle dello Zini.
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