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CICLISMO: IL PERSONAGGIO E L’INCONTRO IN REDAZIONE

Villa e la sfida infinita: «Vincere e rivincere...»

Il ct della Nazionale su pista, che vive a Montodine, si racconta: dagli ori olimpici alla gestione del team di campioni fino ai sistemi di allenamento e alla mentalità

Felice Staboli

Email:

fstaboli@laprovinciacr.it

11 Ottobre 2024 - 05:20

CREMONA - «Vincere non è facile, rivincere lo è ancora di più. Quando poi diventa quasi normale e tutti se lo aspettano, diventa un problema...». Marco Villa (55 anni) ci scherza, ma il suo è un percorso da fuoriclasse. Lo è stato da ciclista e lo è da ct della Nazionale in pista dove segue talenti affermati e ne fa crescere altri. Una medaglia olimpica a Rio 2006, due a Tokyo 2020 e tre nell’ultima edizione a Parigi. Il ct cremasco, vive a Montodine e ieri tra un allenamento e l’altro a Montichiari è stato ospite nella nostra redazione con il presidente regionale Stefano Pedrinazzi.

COSA SERVE

«Non è mai facile. Serve trovare l’alchimia giusta nella squadra. Bisogna essere bravi a gestire i momenti dei vari atleti. Nelle specialità in cui scendono in pista più atleti occorre avere la visione giusta e capire come arrivano i ragazzi all’appuntamento. Per qualcuno serve gestire in allenamento, per altri serve spingere. Poi in gara ognuno ha la sua tattica. Io punto ad arrivare nel finale con un po’ di benzina in più, non sempre va bene, ma ci provo».

IL FUTURO

«Noi ct siamo soggetti al quadriennio olimpico, ma ogni anno il nostro contratto deve essere rinnovato. Credo che il mio percorso non sia finito in questo ambito. Ho entusiasmo e voglia di andare avanti».

ALLENARE UOMINI E DONNE

«Non c’è grande differenza. Tutti sanno di dover spingere e non si tirano indietro. Ovviamente cambiano i tempi e serve una modulazione differente in preparazione. Questa era la prima Olimpiade in cui seguivo anche le ragazze. Non è stato facile, c’erano aspettative ma alla fine siamo stati ripagati».

LE SCELTE

«Non sono mai facili e si fanno in base al riscontro cronometrico. A volte devi semplicemente avere un po’ di fiuto. Faccio un esempio. Nelle ragazze nella specialità Americana dovevo fare una scelta. Elisa Balsamo è la nostra punta di diamante ma arrivava da una serie di infortuni davvero fastidiosa. Ho scelto di far correre Chiara Consonni e Vittoria Guazzini. Quando ho comunicato a Elisa la scelta, non l’ha presa bene... Alla fine abbiamo vinto l’oro, ma il mio obiettivo era solo quello di proteggerla visto che non era nelle migliori condizioni».

LO STAFF

«Deve essere corposo. Ho tre collaboratori, otto meccanici e otto massofisioterapisti. Lavorando a spot tutti hanno un altro lavoro e serve avere una rosa in cui si possano incastrare i vari impegni».

LA STRADA È UNA RIVALE

«Gli uomini, ma anche le ragazze ora, fanno parte di team importanti a livello di sponsorizzazioni ed è ovvio che serva convivere con le esigenze di tutti. Tranne nel periodo olimpico, allenarsi insieme è difficile. Prendo i ragazzi nei ritagli di tempo, tutti sanno che con la pista si possono allenare bene anche per gli appuntamenti in strada. Purtroppo nel nostro settore mancano anche le gare e selezionare i giovani è sempre più complesso».

L'ASPETTO MENTALE

«Conta molto. Nel nostro gruppo azzurro c’è anche una mental coach. Bisogna curare anche i dettagli, sotto ogni punto di vista. Parlo anche di materiali o prove speciali nella galleria del vento. In vista si arriva a picchi di 80 chilometri orari e a volte una cucitura sul body può darti quei centesimi di secondo che fanno la differenza in una gara tirata».

PROVINCIA E TALENTI

«Ci sono atleti importanti. Federica Venturelli è il nuovo che avanza. Poi ci sono Marta Cavalli e Miriam Vece. Insomma il movimento è molto vivace».

LA SUA MONTODINE

«Sono un tipo tranquillo, non ho rapporti particolari con Montodine, sono spesso in giro per il mondo, ma qui mi trovo bene. Qui vivo, c’è la mia famiglia. Ogni tanto vado ad aiutare mia moglie al bar. Lì faccio di tutto, nel senso che mi occupo di tutto quel che serve, dalle pulizie per terra al lavavetri. Se entra qualcuno e mi trova al bar, capita che mi senta dire: ehi, che carrierona hai fatto... Ma do solo una mano, come farebbe chiunque. Nel bar c’è sempre molto da fare. I miei figli? Ne abbiamo tre, giocano tutti a calcio. Il primo domenica scorsa ha fatto due gol con la Montodinese, qualcuno ha detto che è stato un mezzo miracolo. Appena posso vado a vedere le loro partite, sia in casa che in trasferta, proprio come vuole mia moglie...»

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