L'ANALISI
JUKEBOX GRIGIOROSSO
22 Maggio 2024 - 11:51
CREMONA - Chissà se l’hai provata anche tu, l’emozione di mettere sul piatto del giradischi un nuovo ellepì, un 33 giri appena comprato. E lo ascoltavi con attenzione quasi religiosa, perché un ellepì che si rispetti esige una prolungata applicazione, non è una preda facile. I playoff del pallone sono qualcosa del genere, sono maratone che pretendono resistenza, prontezza, sovrana attenzione, capacità di correre il proverbiale miglio in più. E come lo sceriffo di Nottingham nemico giurato di Robin Hood, tutto questo lo pretendono da squadre già spremute da una stagione impietosa.
Eppure capita che te lo senti in mano in anticipo, il biglietto per la finale. Alla Cremo è capitato, all’inizio del secondo tempo, quando Zanimacchia ha disegnato nel cielo sopra Catanzaro un cross da ala ‘vecchi tempi’, e Daniel Ciofani quel cross lo ha trasformato in un gol di testa, di quelli che una volta si definivano da cineteca. Roba che sembra davvero una pagina di vecchie riviste tipo Il calcio illustrato, compreso il gesto del portiere Fulignati che si è sentito in dovere di complimentarsi con Daniel.
E lo ha fatto nel momento più buio per la sua squadra, perché quello era lo zero a due contro una Cremo alla quale basterebbe un conto finale in parità, e il Catanzaro già spremuto dai supplementari col Brescia, e irretito dal gioco grigiorosso, sembrava incapace di dare fastidi. Quanto a noi, alzi la mano chi, mentre i giallorossi rimettevano palla al centro, non ha pensato adesso devo sbrigarmi a comprare il biglietto per la finale. Eppure tutta quella roba, da una parte e dall’altra, è stata come il titolo del glorioso ellepì d’esordio della Premiata Forneria Marconi: storia di un minuto.
Perché da quella palla al centro è incominciata un’altra partita nella partita. E nel giro di un minuto Biasci ha inventato un altro gol di quelli che racchiudono la magia del calcio, che a volte sa essere magia nera. E quello che fin lì era stato quasi un pic-nic sull’erba del Ceravolo è diventato un sabba indiavolato, il due a uno è diventato due a due e se Donnarumma non lo ha trasformato in due a tre è solo grazie alla parata di alluce di Sarocinescu e al palo che al momento giusto ne ha fatto le veci.
È finita due a due e il conto torna ancora, per Stroppa, al quale hanno dato ragione i due attaccanti da lui abbinati a sorpresa, dato che sia Frank che Daniel hanno fatto gol. Ma pretende di più dalla squadra, che è stata dominante nel primo quarto di partita andando in vantaggio quasi con naturalezza, ma si è fatta strappare le redini della partita quando la squadra di Vivarini ha impennato i ritmi.
Il Catanzaro è un cavallo da rodeo, un mustang capace di scovare chissà dove le energie e la rabbia per sgroppare all’infinito per sloggiare l’aspirante cavaliere. E ci proverà ancora, c’è da scommetterci, allo Zini. Antenne dritte e garretti pronti, Cremo, la finale è a un passo, ma per farlo tocca mettere il piede in un campo che gli avversari cospargeranno di tagliole. Sarà un lungo passo, da novanta minuti e rotti, e questo non lo puoi sbagliare. Certo il calcio è strano, Catanzaro e Cremo sono due squadre così diverse che più diverse non si può, eppure nelle tre partite giocate fin qui hanno sempre pareggiato. Ovvio che fare poker non ci dispiacerebbe per niente, ma la sola cosa prevedibile è che ci aspetta un’altra partita imprevedibile. E in fondo è proprio questo che ci fa andare allo stadio.
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