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CREMONA

Lama Michel Rinpoche: «Godiamo ogni momento, diamo valore alla noia»

I suggerimenti del maestro buddhista per affrontare il quotidiano, allontanando la fretta e riappropriandosi di un tempo in cui non si deve produrre nulla

Barbara Caffi

Email:

bcaffi@laprovinciacr.it

13 Giugno 2025 - 20:50

CREMONA - «Basterebbe spegnere il cellulare per qualche ora, lasciarlo a casa un giorno. Impariamo a distinguere tra ciò che è necessario e ciò che non lo è»: allontanare la fretta, riappropriarsi di un tempo in cui non si deve produrre nulla. È uno dei suggerimenti di Lama Michel Rinpoche, maestro buddhista oggi in visita a Cremona. L’incontro in Comune con il sindaco Andrea Virgilio, un intervento in sala Maffei voluto da Matteo Paloschi e da un comitato organizzatore con il supporto tecnico dell’Adafa. E il tempo - prezioso - di una conversazione nella redazione del quotidiano La Provincia, accolto da Cesare Soldi (presidente della Libera), Riccardo Crotti (past president regionale di Confagricoltura) e Paolo Gualandris, direttore del giornale.

L'incontro con il sindaco Andrea Virgilio

«Abbiamo parlato dell’importanza del ‘saper stare’ - ha commentato Virgilio - , dell’allenare la mente a fermarsi e smettere di rincorrere, delle parole che dovremmo togliere dal nostro linguaggio, tutti quei ‘se’ e quei condizionali che diventano pensieri in loop nei quali ci consumiamo. Ma anche del rapporto con le nuove generazioni, delle sfide delle sei qualità da coltivare, del valore del chiedersi dove vogliamo andare». «Lama Michel Rinpoche oggi anche per me è stato un maestro e incontrarlo ha aperto tante domande e altrettante riflessioni - ha concluso il sindaco -. Quello che mi porto a casa oggi non è un semplice libro, ma è la gratitudine di aver ricevuto un dono».

La visita cremonese è stata l’occasione per Lama Michel di presentare il suo libro, Dove vai così di fretta?, edito da Bompiani. Un saggio che affronta gli insegnamenti buddhisti, portandoli nella vita quotidiana. «Prima di tutto - spiega il maestro - è molto importante generare consapevolezza, capire dove siamo, come stiamo vivendo la nostra vita e anche porci la domanda dove vogliamo andare. Il libro parla di due cose: l’essere di fretta ma pone anche la domanda di dove stiamo andando. Per quanto riguarda la fretta, dobbiamo innanzitutto diminuire le informazioni ‘disnecessarie’, dobbiamo permetterci ogni tanto di annoiarci, dovremmo permetterci di utilizzare meno il cellulare e capire se ci serve o se c’è semplicemente un’abitudine di prendere quella roba in mano e continuare a permetterci di bombardarci con informazioni spesso superficiali e ‘disnecessarie’. Diminuendo la quantità di informazioni non necessarie, automaticamente andiamo a generare un po’ più di silenzio interno e un po’ più di calma».

Il pubblico in sala Maffei

«Il Buddhismo non può essere considerato una religione, non è istituzionalizzato come lo è per esempio una Chiesa - spiega -. Però ha delle regole di condotta, dei precetti che per esempio vietano l’uso di alcol o droghe o una vita sessuale smodata. Ci impegniamo a individuare la sofferenza e a toglierne la causa». È un cammino - lungo - di studio e meditazione anche se «negli ultimi trent’anni le cose sono molto cambiate, occorre spiegare tutto in modo semplificato. Se trovassi in una sala cinquecento persone e parlassi dei testi su cui ho studiato come li ho studiati dopo pochi minuti mi ritroverei davanti tre-quattro persone. Oggi si deve avere un approccio diverso, mi devo adattare, è un modo per mettersi al servizio del mondo moderno».

‘Adattarsi’, per il Buddhismo, è in effetti una sorta di parola d’ordine: ci sono tanti tipi di Buddhismo, a seconda delle culture che incontra. Mai in conflitto, anche se «spesso le religioni sono il pretesto per scatenare le guerre, ma i conflitti non nascono dalle religioni, nascono dall’astio che è dentro di noi: vale per i piccoli scontri come per le grandi guerre». Lo stesso Lama Michel è una prova che religioni diverse possano essere sinonimo di reciproco rispetto. È di famiglia brasiliana ebraico-cristiana e si è avvicinato al Buddhismo per caso a 5 anni, quando la mamma ha organizzato una visita in Brasile di Lama Gangchen Rinpoche per conto di un’amica.

Matteo Paloschi

«È come se mi fossi innamorato, ho cominciato a seguirlo con grande naturalezza», dice Lama Michel, che aggiunge: «Dopo qualche tempo mi hanno detto che ero la reincarnazione di un maestro. Ammetto che non mi è importato molto: sono io, non chi sono stato. Questo tuttavia mi ha permesso di avere un’educazione e un percorso privilegiati». Da alcuni anni risiede in Italia, scrive libri, tiene conferenze, vive il cambiamento del mondo.

E invita a recuperare un rapporto più ‘sano’ e spirituale con noi stessi, con ciò che circonda. Insiste sull’uso del cellulare: «Dovremmo imparare a farne a meno, a rallentare - suggerisce -. Già per noi è difficile, ma pensiamo a un ragazzo nato con il telefono in mano: per lui probabilmente è impossibile. Ma dovremmo fare a meno anche di altre cose, per esempio rinunciare alla parola ‘se’. Io l’ho tolta dal mio vocabolario, non voglio essere schiavo di ipotesi come: ‘se fossi venuto’, ‘se avessi fatto’, ‘se fosse successo’, se, se, se... Dovremmo imparare a vivere il presente, è solo così che costruiamo sia il nostro passato che il nostro futuro».

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