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‘Liberata’, la vita tra realtà e immaginazione

Romanzo di formazione di Domenico Dara, insetti e fotoromanzi come guida

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

11 Settembre 2024 - 05:25

CREMONA - Ha imparato «a saggiare gli occhi delle persone» dalla lettura compulsiva dei fotoromanzi, soprattutto grazie agli sguardi seducenti dell’amatissimo Franco Gasparri, star assoluta del genere. Dalla conoscenza del mondo degli insetti, nel cui universo è stata immersa dal padre meccanico appassionato di entomologia, ha capito che il fine ultimo è la sopravvivenza, obiettivo per il quale si può anche rinunciare per autotomia a parti del proprio corpo. Ha avuto bisogno di entrambi quei mondi per costruirsi una propria tavola periodica dei sentimenti, indispensabile strumento per riuscire a sopravvivere nel piccolo, ma complicato mondo in cui è nata e cresciuta.

Lei è Liberata, 25enne che deve compiere il proprio viaggio di donna verso la consapevolezza di sé in un paesino della Calabria durante gli anni di piombo, la cui violenza non ha risparmiato nessuna contrada, neppure la sua. A darle vita, corpo e anima è Domenico Dara, con il romanzo che ha per titolo il nome della protagonista, moderna Madame Bovary che saprà però dare la svolta giusta al proprio destino. Dara sa indagare come pochi altri nei sentimenti, con una scrittura immaginifica e poetica capace di illuminare l’anima di chi descrive ma anche di entrare in quella di chi legge. Parla di questo suo lavoro con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’.


Liberata, che di cognome fa Macrì, ha un modo tutto suo di vivere: dattilografa a tempo perso, crede a quello che non si vede, convinta che sia l’invisibile la vera misura del mondo. E sogna a occhi aperti sulle pagine dei fotoromanzi che colleziona e custodisce con cura. Incline alla solitudine, a eccezione dell’esuberante amica Giuditta, vede cambiare la propria esistenza quando conosce Luvio, il nuovo operaio dell’officina meccanica del padre. In un attimo si sente proiettata dentro uno dei suoi fotoromanzi, eroina di una storia d’amore da sogno. Ma gli amori reali possono aspirare alla perfezione delle storie raccontate? E la magia dell’invisibile non rischia di sgretolarsi nell’impatto con la realtà del mondo?

In anni di profondo cambiamento, segnati dalla violenza nelle piazze e dalla strategia del terrore – ma anche dalle conquiste che rendono le donne più autonome e consapevoli del proprio posto nel mondo –, Liberata vive una metamorfosi, proprio come quegli insetti collezionati dal padre che dimostrano, sempre e comunque, come per divenire adulti si debba sacrificare e perdere una parte di sé. Attorno a lei, sussurra e si muove il piccolo paese dove vive – una cartomante che legge i tarocchi, un forestiero che la segue nell’ombra, la madre impegnata con il sagrestano a organizzare la processione per la festa di Sant’Antonio – e dove ciascuno nasconde un segreto. Dara evoca un mondo in cui le persone e le cose apparentemente più semplici racchiudono saggezze, sollevando il velo del quotidiano per farne sprigionare l’incanto.

«La grande difficoltà di questo libro spiega Dara - è stato raccontare una storia dal punto di vista femminile. Si tratta di un romanzo di formazione, potrei dire come suggerisce il nome della protagonista, di una donna liberata, che ha il destino di crescere in un periodo difficile della storia della Repubblica in un luogo marginale». È una donna curiosa che va sempre alla ricerca di segni, che si sofferma sui particolari nella convinzione che da ogni immagine e da ogni da ogni evento si possa trarre un piccolo insegnamento. Anche dai comportamenti degli insetti che le forniscono una guida utile anche per leggere per il comportamento degli uomini. «È così perché sente il bisogno di sapere che alla fine di tutto poi tutto tornerà a posto». Una visione positiva e un po’ romantica della vita mentre invece la sua esistenza non è esattamente da fotoromanzo.

«Ovviamente si augura un lieto fine per le sue storie. Poi bisogna vedere quanto l’immaginazione e la realtà possono andare d’accordo, quanto la prima può influire sulla seconda o invece come la realtà può neutralizzare l’immaginazione». Il punto di partenza di questa storia nasce da un grande contrasto, come spiega ancora Dara: «In quegli anni di profondo scontro sociale i fotoromanzi vendevano più di 2 milioni di copie. Questo dato mi ha incuriosito perché da l’idea di un’Italia spaccata tra chi voleva impegnarsi per cambiare la società e chi invece da quell’impegno, da quella da quella violenza, voleva fuggire. Liberata è divisa tra due poli che la attraggono in maniera uguale, però alla fine bisogna sempre scegliere».

Anche Liberata, come gli insetti, perde parte di sé per poter andare avanti. Ad esempio molte delle sue illusioni. «All’inizio è una ragazza ingenua, si affida completamente alle sue immaginazioni, alla sua dimensione parallela. L’esperienza con Luvio, il suo mettere i piedi nella realtà, ne delimita lo spazio della fantasia. Però nonostante lei a volte smarrisca la strada, guadagna una consapevolezza. Per sua fortuna ha una fine diversa da quella da quella di Madame Bovary, perché ci può essere dopo un percorso un punto di incontro in cui immaginazione e realtà possono convivere e non necessariamente devono portare al fallimento del percorso personale».

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