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‘Gotico rosa’, l'amore tra sesso e abisso

Sette racconti post romantici di Luca Ricci, indagine sulle dinamiche di coppia, esaltanti ma anche molto pericolose

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

31 Luglio 2024 - 05:25

Luca Ricci è un discepolo della prima ora (mi ha fatto leggere le sue prime cose a metà anni ’90) ormai affrancato al punto di essere da quasi vent’anni un profeta in proprio. Di cosa? Anzitutto dell’arte del racconto e lo dimostra in ‘Gotico rosa’, appena uscito con la Nave di Teseo. Il libro comprende sette storie che stanno in media sulle 30-40 pagine, e vi assicuro che è una misura difficile da maneggiare per uno scrittore, lontana sia dalla folgorazione del racconto breve sia dal passo rilassato del romanzo. Se fosse una specialità dell’atletica il racconto di 40 pagine sarebbe il mezzofondo, quella corsa fra gli 800 e i 1.500 metri che ti ammazza perché devi andare forte, fortissimo, ma anche dosare le energie. I soggetti di questi racconti sono tutti originali e sorprendenti. Per esempio, ‘Il nero abisso esistente fra noi’ (una delle gemme) parte da un’osservazione che tutti abbiamo fatto, cioè che con le mascherine eravamo più belli! Su questo tema si innesta un motivo narrativo classico, quello dell’amour fou, e la combinazione fra le due cose crea momenti di autentica suspense. Qui come altrove il lettore cammina vicinissimo all’inverosimiglianza eppure non ci finisce mai dentro. È tutto strano, appassionante, ‘diverso’, eppure è anche tutto credibile: la magia sta nella cottura più che negli ingredienti. I dialoghi sono quelli a marchio di fabbrica Luca Ricci: scambi serrati in cui ogni battuta entra in diagonale e a gamba tesa sulla precedente. Sono dialoghi così intelligenti che sembrano abolire la stupidità umana e le singole battute hanno spesso il sapore e la compiutezza dell’aforisma. Troverete particolarmente intensi i racconti in cui sono presenti personaggi molto giovani, da ‘Vitalità dell’amore’ a ‘Ferragosto addio’ (questo è proprio perfetto) a ‘Trascurate Milano’. ‘Gotico rosa’ è un racconto in cui fa capolino un uso esistenziale del paranormale, alla Maupassant, tipico dei primi libri di Luca: il fantastico, peraltro appena accennato, diventa lo sbocco di rapporti che non trovano una via d’uscita nella vita quotidiana ma premono, premono, premono contro le pareti della realtà fino a incrinarle. Insomma un bellissimo libro e un manifesto della scrittura letteraria, quella vera: le metafore non sono usate per abbellire (come fanno molti, implicando che di per sé la materia del narrare sarebbe bassa e amorfa, per cui la si deve tirare su con lo stile) ma si sviluppano in orizzontale, ampliando i concetti, mettendo in relazione pezzi di mondo lontani. Come la luce di Milano che all’inizio di un racconto sparisce ‘gorgogliando’ simile all’acqua ingoiata dallo scarico del lavandino. Basta aver vissuto uno solo di quei tramonti invernali che calano all’improvviso sulla città per sapere che è proprio così, ma pochi l’hanno detto altrettanto bene.

Raul Montanari


CREMONA - «Mi vanto di scrivere racconti senza rete in cui emerge la dicotomia, lo scontro se vogliamo, sintetizzati nel titolo: storie rosa ma con una natura nera. Mi piace essere antiretorico, ma anche retorico. Nel senso che poi alla fine i temi dei singoli racconti sono amorosi universali, con l’amante rifiutato, quello non corrisposto e quello a cui viene fatto ghosting, oppure la sparizione dell’amante. Temi eterni, vecchi quanto l’amore che poi combino con un’accezione gotica e quindi diventano tragicomici. Mai del tutto tragici, però». A parlare è Luca Ricci che con ‘Gotico rosa’ indaga le passioni delle donne e degli uomini dopo la fine del romanticismo, «perché l’amore fa bene ma può, e forse deve, farci anche male». Ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’.

Ecco cosa aspetta il lettore. Un uomo deluso dall’amore vuole uccidersi ma viene salvato da una sirena; la storia di due adulteri è raccontata dagli amplessi nei giorni di pioggia consumati in un anonimo hotel; un dottore e una baby squillo giocano all’amore nel giorno di San Valentino; una coppia di coniugi capisce che il matrimonio è solamente una possessione demoniaca; un ragazzino perde l’innocenza per colpa di un amore oscuro; due disperati si amano senza un domani; un molestatore della metropolitana viene assalito dalla sua vittima e scopre di amare per la prima volta.

Sette storie con al centro amori disperati, a volte perversi, come peraltro ben indica il titolo con l’antinomia tra gotico, nero per definizione, e rosa, colore dell’amore. Spiega Ricci: «Una particolarità del racconto rispetto al romanzo è che ha valore e funziona non tanto nella lettura, ma nella rilettura e ciò cambia ad esempio tutto il rapporto anche della durata, perché un romanzo ti chiede di essere letto e poi anche volendo sintetizzato ma anche obliato, dimenticato, mentre invece i racconti che funzionano non ti abbandonano più. Esattamente come una canzonetta di musica leggera te li puoi canticchiare sotto la doccia. A me capita di farlo con le pagine di racconti che ho riletto talmente tanto da mandarli a memoria, tipo ‘La chioma’ di Guy de Maupassant o ‘Il nuotatore’ di John Cheever».

Le pene d’amore come chiave per entrare nell’anima dei protagonisti. Due cose colpiscono di questo libro: i dialoghi, ma di questo ha già detto splendidamente Montanari, e il fatto che in un racconto addirittura non ha messo neanche un punto; in qualche modo una rappresentazione anche teatrale. In ‘Il racconto della pioggia’ ogni scroscio introduce un grande incontro d’amore, poi arriva la grandinata che significa l’opposto. «L’ho fatto proprio per evocare. Quando si incontrano piove e quindi sulla pagina volevo che le parole scivolassero come gocce d’acqua sopra un vetro, sopra il vetro dell’albergo dove la coppia si incontra. C’è sempre, o almeno io mi mi sforzo sempre di evidenziarlo, un rapporto armonico tra contenuto e contenitore, tra forma e tema, tra significanti e significato. Per me questo è un fatto letterario».

Dopo la lettura resta il grande quesito: nelle nostre vite c’è spazio per l’amore? Meglio fuggirlo vivendo fugacemente avventure erotiche? «Sono tutti racconti post romantici, ma molto anche mentali, se vuoi spietati, però mai cinici, e dicono, volendo proprio riassumerli, una grande verità: che la cosa più oscena e più scandalosa non è il sesso ma l’amore. Quindi bisogna cercarlo, essendo però pronti anche a pagare un prezzo molto alto».

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