L'ANALISI
03 Gennaio 2024 - 05:25
CREMONA - «Quando non si riesce a capire chi si è, dove si comincia e dove si finisce, la prima reazione è quella del panico, dell’ansia. L’angoscia di chi bene o male non ha abbastanza tempo per pensare e ha abbastanza poco da fare, quindi si tratta di capire dove si vuole andare». Bernardo Zannoni, dopo il successo al premio Campiello (è il vincitore più giovane) col suo particolare e creativo ‘I miei stupidi intenti’, racconta ora con ‘25’, «il dolore di non esistere a questo mondo» di una generazione in crisi nel momento di passaggio verso l’età adulta, magari dopo una vita passata nel non fare nulla seguendo valori sbagliati. E l’architrave sta tutta nel numero che da il titolo al romanzo, quello del compleanno della svolta. Che può arrivare davvero, oppure mai, e in questo caso sarebbe la fine. Zannoni ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’.
«Questa è una storia che si incentra sulla settimana rocambolesca del mio protagonista che si muove appunto tra le ombre e le luci di una generazione che sembra veramente non esistere». Una crisi che è anche sua personale, arrivata e continuata nonostante il fatto di aver pubblicato più o meno a quell’età un romanzo d’esordio vincente, quindi di averlo già trovato quel proprio spazio. «Certo, l’ho provata sulla mia stessa persona e l’ho sofferta veramente. È vero, il primo libro mi ha dato molto da fare, da pensare e da viaggiare, e ciò mi ha mi ha posto in una condizione positiva. Quindi questa questa profondissima crisi si è leggermente affievolita, ma una volta che si prova quel senso di strangolamento e di indeterminazione nel mondo che ti circonda è molto difficile poi uscirne fuori, nel senso che non c’è una chiave effettiva che ti permette di scappare».
E veniamo al romanzo. Da una parte c’è l’amico Tommy che il giorno del suo 25° compleanno tenta il suicidio nel bagno del bar di Barracus, monito di una vita senza altre vie di uscita nello stallo, nell’immobilità generale e esistenziale. Quella del ritrovarsi e bere sempre al solito bar, dove il proprietario blocca dal 1999 chiunque al flipper sia bravo e potrebbe avere la possibilità di superare il suo punteggio record di quell’anno. Dall’altra Gerolamo, il protagonista, detto Gero, suo coetaneo cui sembra di aver vissuto una vita «incredibilmente lunga», una «eternità, una spirale di immagini insipide» in cui non trova nulla, lui che da orfano vive solo in una casa a due piani detta la villa, mantenuto da zia Clotilde che lo pressa perché si trovi un lavoro.
Zannoni racconta questo mondo fermo di Gero, mentre la sua casa viene messa in vendita, tra visite sempre eguali alla zia, Tommy incosciente tra la vita e la morte in ospedale e passare tempo al bar, senza far nulla tra i cosiddetti ignavi che «vivevano, di niente, diretti da nessuna parte», rosicchiando la realtà giorno per giorno «tutti fermi anche se respiravano». La verità è che «tutti avevano qualcosa che non andava», ansie, angosce e il problema Gero lo vive non sapendo «se fossero esistiti anche in altre generazioni; forse non in quel modo, non perduti sino a questo punto». Poi nelle nebbie di questo quotidiano ecco che l'amico Martin, appassionato di videogiochi e che vive con Betta, la sua giovane ragazza incinta, prima gli offre e lo convince a accettare di lavorare con lui al mattatoio locale Kilhdren, poi scompare senza dir nulla, lasciando Betta disperata e che trova l’unico appoggio proprio in Gero.
Mentre con Betta ha la «assurda sensazione di essere a casa sua» trovando tutto familiare: «Se avesse preso il posto di Martin, ne era convinto, non se ne sarebbe accorto nessuno. Nemmeno lei», il suo mondo cambia con la morte della Zia e la scoperta che Martin col lavoro, oltre che in un posto dove si è a contatto con sangue e carni, lo ha messo in un brutto guaio e viene cacciato malamente, spinto a ritrovare Martin e fargli firmare le sue dimissioni o pagherà lui per tutto. Gero sogna allora di essere la sballottata pallina del flipper del bar, mentre si è ritrovato anche a dover badare con un altro amico, Amon, all’amatissimo pappagallino Richard di Barracus che chiude il locale e parte per una settimana, pensando che la vita sia una grande gabbia e essere intimamente contento che l’uccellino riesca a scappare, pur impaurito dalle possibili reazioni del padrone.
Mentre Tommy si risveglia, Martin viene ritrovato e rispedito a casa a schiaffi, al Mattatoio le cose si risolvono e tra una cosa e l'altra il nostro, oramai anche lui alla vigilia dei suoi 25 anni (coetaneo praticamente dell'autore), «provò a spiegarsi che forse non era successo nulla di eccezionale: si era preso le sue responsabilità ed era stato graziato». Il suo mondo si è messo finalmente in moto e persino al bar arriva un ragazzino che, Barracus distratto, supera alla grande il suo record. Tutto raccontato da Zannoni in maniera lieve, ironica ma in cui prevale la meraviglia della vita adolescenziale, che questa generazione vede allungarsi molto, nel momento del suo inevitabile passaggio all’età adulta, con un realismo esistenziale di fondo e colpi di fantasia narrativa sul bisogno di non smettere mai di sognare.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris