L'ANALISI
3 MINUTI 1 LIBRO: IL VIDEO
19 Luglio 2023 - 05:25
CREMONA - «Ogni tanto i nostri personaggi sono portavoce dell’autore e confesso che è sempre stato il mio desiderio farmi, per così dire, una passeggiata dentro il cuore, i pensieri e i ricordi delle altre persone. Credo, anzi, che tutte le volte che ci innamoriamo il tentativo fondamentale che facciamo, al di là di mettere in comune altre cose, è quello quasi impossibile, però struggente, di abitare il passato della persona che abbiamo accanto, rivederla bambina e ragazza, capire da che cosa era spaventava, cosa sognava e cosa le è rimasto di allora. Sono tutti modi di entrare in contatto gli uni con gli altri molto affascinanti e molto profondi». È, questa, una riflessione di Raul Montanari ai margini della chiacchierata sul suo nuovo romanzo ‘Il disegno magico’, che ne conferma il grandissimo talento. Lui è uno degli autori più colti in assoluto che popolano l’universo letterario italiano, la prolificità della sua scuola di scrittura ne è testimone.
Ne parla nella videointervista ‘Tre minuti un libro’ pubblicata da oggi sul sito www.laprovinciacr.it. Una storia potente, come scrive Tiziano Scarpa, «sublime perché al tempo stesso attrae e spaventa, come quando si guarda un abisso».
L’esempio perfetto di quello che viene definito il post noir, romanzi in cui effettivamente ci sono sangue e morti ammazzati, c’è tensione investigativa e alla fine ogni elemento finisce al suo posto, ma che durante il ‘viaggio’ trascina il lettore nel mondo delle emozioni.
Siamo a Milano, è il gennaio 2022, quello dell’ultimo lockdown. Da poco vicini di casa, Francesca e Angelo, trentenni, si ritrovano soli nel palazzo vuoto: Angelo le ha promesso il racconto di certi fatti misteriosi che ne hanno segnato la vita. All’inizio c’è l’incontro con una ragazzina che nell’estate del Duemila gli ha svelato i segreti del «disegno magico», un mezzo infallibile per sapere tutto di una persona, presente, passato e forse anche futuro. Un breve amore estivo conclusosi in tragedia e scivolato nell’oblio finché, anni dopo, fili sotterranei si sono riallacciati e figure enigmatiche sono comparse nella vita di Angelo. Nessuno era ciò che diceva di essere, ogni gesto e parola avevano un significato nascosto, minaccioso. Angelo racconta e Francesca interroga e commenta, a volte divertita, a volte atterrita. Il buio avvolge ormai il palazzo e fra i due pare nascere un sentimento, mentre le vicende narrate corrono, fra svolte e sorprese, verso un esito drammatico. Ma solo quando la storia sembra finita, agli occhi del lettore si rivela il vero disegno magico che unisce i destini di tutti i protagonisti.
Spiega Montanari: «La struttura è quella del Decameron, cioè quella di una situazione di clausura forzata, in cui si verificano le condizioni per raccontare storie. In fondo uno scrittore, come dice Stephen King, lavora sempre con la porta chiusa, si autoimpone una clausura per poter produrre evasioni della fantasia. Sono convinto che nel periodo del lockdown siano successe un sacco di cose interessanti, che dentro le case si è raccontato davvero molto».
Amore, odio e vendetta sono i motori del romanzo. Il disegno magico che dà il titolo è il terzo vero protagonista. «È un test proiettivo della personalità che mi è stato insegnato davvero all’età in cui lo ha appreso Angelo, cioè quando avevo 17 anni. Devo dire che mi ha salvato un’estate, mi ha permesso di attaccare i bottoni con ragazze. Si tratta di chiedere a una persona di disegnare un paesaggio in maniera semplice e spontanea mettendo obbligatoriamente cinque elementi - un albero, una casa, un fiume, delle montagne e il mare - che hanno un portata simbolica molto forte ma che è anche abbastanza facile da interpretare. È interessante guardare come viene realizzato il disegno, con quali esitazioni, con quali sicurezze e insicurezze, con quale tratto. Ero diventato bravissimo a ‘leggerlo’. Non c’è un particolare segreto in tutto ciò, quei simboli si possono analizzare anche con una certa facilità. Il test diventa il fil rouge che attraversa tutta quanta la vicenda, con risvolti a volte interessanti, a volte comici o perfino minacciosi. Ma comunque rivelatori».
Angelo è ‘una guida di pesca’. Montanari, si sa, è appassionato pescatore, canna e lenza sono quasi sempre presenti nei suoi romanzi, ma qui la pesca diventa quasi un luogo dell’anima. «La verità è che quando uno getta l’amo pensa solo alla pesca. Ho cercato di avviare tutte le mie fidanzate storiche a questa passione. In particolare una di loro, una tedesca e quindi proprio per carattere nazionale particolarmente restia a praticarla. L’ho portata a pescare con varie tecniche sul lago. A un certo punto mi ha guardato e mi ha detto: mi sa che avevi ragione, non sto pensando a niente ma solo a prendere quei maledetti pesci. Quindi si tratta di una pratica che è vicina, se vuoi, a quella della meditazione orientale perché ti permette di fare il vuoto mentale: cioè davvero tu in quel momento ti concentri su questa azione ripetitiva, che è anche creativa naturalmente, e dimentichi tutto quanto il resto. C’è un questo annullamento del pensiero a favore di emozioni profonde, più primitive. Probabilmente perché l’acqua è il liquido amniotico da cui veniamo tutti».
In una storia (anche) d’azione come questa non poteva essere assente Ric Velardi, personaggio cult di Montanari. Un detective privato che non è mai protagonista, compare a un certo punto, generalmente inguaia il protagonista, poi lo toglie dai guai e infine sparisce di nuovo. Non si capisce dove abiti, è una specie di folletto «È un personaggio molto amato - ammette lo scrittore -. Ha una serie di estimatori alcuni anche inattesi come Tiziano Scarpa, che non è certo un frequentatore del noir o della narrativa di genere, ed è una sorta di deus ex machina, il vicino di pianerottolo ideale alla cui porta suonare quando c’è qualcosa che non funziona. Diciamo che Velardi è uno zio, che è più complice con te rispetto a un padre, però le sciocchezze vere non te le fa fare; una specie di Angelo protettore. Una figura di cui sentiamo comunque il bisogno. In tutte le circostanze vediamo che questo zio soccorritore ci arriva gradito». Anche questo romanzo dà ragione al giudizio di Andrea Camilleri: «Raul Montanari è uno scrittore mistico». Non male per un autore i cui libri finiscono negli scaffali dedicati al thriller.
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