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CREMONA. IL VIDEO

In Cattedrale vibra la musica del mare

Il concerto con gli strumenti realizzati con le barche dei migranti ha chiuso le celebrazioni per Santa Teresa

Luca Muchetti

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31 Marzo 2023 - 08:22

CREMONA - Legno che racconta storie di fughe, di miserie, ma anche di speranza e, per i credenti, di resurrezione. Tanti applausi hanno salutato l’esibizione curata dal conservatorio Claudio Monteverdi con la partecipazione del coro del liceo Antonio Stradivari andata in scena ieri sera nella Cattedrale.

Una serata, un po’ concerto e un po’ teatro, impreziosita dalla presenza dei violini del Quartetto del mare, con strumenti costruiti con il legno delle barche dei migranti. Un particolare che ha subito legato l’atmosfera meditativa della serata (nella quale alcuni brani scelti tra gli scritti di Teresa di Lisieux sono stati proposti della Compagnia dei piccoli) con una delle urgenze più dolorose dell’attualità, e in cui il messaggio cristiano quasi quotidianamente non manca di farsi sentire.

Gli strumenti ad arco sono stati realizzati dalle persone detenute del carcere di Opera grazie all’impegno della fondazione Casa dello spirito e delle arti, onlus attiva a Milano dal 2012 nel campo delle arti, della cultura e della promozione sociale.

Insieme al Coro del Liceo Stradivari di Cremona hanno suonato Alessandro Sala e Marco Brunelli all’organo, il direttore Pietro Triacchini, i soprani Nunzia Fazzi e Valeria Lanini, Lara Celeghin e Giulio di Gioia ai violini, Myriam Traverso alla viola e Pietro Fortunato al violoncello.

La scaletta, a comporre una sorta di recital per metà recitato e per metà suonato, era composta da spartiti di Léon Boëllmann (1862 – 1896) con la sua Suite Gothique op. 25 (Introduction-Choral Menuet Gothique), César Franck (1822 – 1890) con Domine non secundum e Dextera Domini, Gabriel Fauré (1845 – 1924) con En Prière e Ave Maria, André Caplet (1878 – 1925) con Adagio pour violon et orgue, Alfred Gerbier (1846 – 1907) con Il est à moi, Celui que le ciel même, Cœur de Jesus enfant, Aleksander Borodin (1833 – 1887) con il Notturno dal Quartetto n.2, Giuseppe Caffi (1963) con Quando nell’ombra, e Gabriel Fauré (1845 – 1924) con Cantique de Jean Racine op. 11.

Grande è stata l’emozione nell’ascoltare note risonate da strumenti i cui legni hanno raccontato storie di vita e di morte con cui le coscienze d’Europa dovranno prima o poi fare i conti. Non un esercizio di retorica applicato alla liuteria, ma una scelta per certi versi disturbante, capace non di distogliere l’attenzione dall’elevazione musicale ma casomai di potenziarne la portata morale ed emotiva.

L’appuntamento di ieri sera ha chiuso la rassegna cremonese pensata per celebrare il centocinquantesimo anniversario della nascita della santa francese Teresa di Lisieux.

Lo spettacolo è stato il capitolo conclusivo di una serie di momenti organizzati con il patrocinio della Diocesi di Cremona, della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e della Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma. La serata ha richiamato nella navata centrale un gran numero di persone, fra le quali, in prima fila, anche il vescovo Antonio Napolioni.

Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, detta di Lisieux, al secolo Marie-Françoise Thérèse Martin, è stata una carmelitana francese. Beatificata il 29 aprile 1923 da papa Pio XI, fu proclamata santa dallo stesso pontefice il 17 maggio 1925. Morta quasi sconosciuta a 25 anni, nel monastero di Lisieux, da dove non si mosse per tutta la vita, è venerata a livello mondiale. Dottore della Chiesa, patrona delle missioni, protettrice dei malati di Aids e di altre malattie infettive, ha scritto Storia di un’anima, uno dei capolavori della spiritualità di tutti i tempi.

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