L'ANALISI
26 Novembre 2022 - 11:11
CREMONA - La musica stessa come elemento sacro, come oggetto mistico e misterioso, che sa essere docile o trionfale, vezzoso o solenne, gioioso o tragico. Per queste ragioni, la musica è lo strumento più titolato ed efficace per raccontare la vita di Sant’Omobono Tucenghi. Un santo «potente», come lo definisce Federico Mantovani, autore della Cantata solenne Pater pauperum, dedicata proprio al santo cremonese, la cui figura emblematica riecheggia nella storia (Omobono fu il primo santo laico non nobile). Il grande concerto di ieri sera in Cattedrale, realizzato per volontà del vescovo Antonio Napolioni grazie al contributo di Fondazione Arvedi-Bruschini e dell’assessorato alla Cultura del Comune di Cremona, vuole essere un messaggio di rinascita e ripartenza.
Quattro sezioni principali, a scandire l’itinerarium in Deum di Omobono: conversione; penitenza e preghiera; opere di carità a Cremona; contemplazione della croce di Cristo. Il libretto si può definire come una variegata miscellanea di testi in latino e italiano ed è un continuo intrecciarsi di riferimenti biografici del santo (tratto dalle Vite a lui dedicate e dalla bolla di canonizzazione Quia pietas) con frammenti delle Sacre Scritture. Ad accentuare la struttura composita della Cantata, sono certamente le scelte compositive di Mantovani che, a un gusto più squisitamente contemporaneo, alterna saggiamente rimandi alla tradizione musicale classica (vi sono citazioni dalla Toccata dell’Orfeo di Monteverdi a Stravinsky, passando dalle Passioni di Bach). Mantovani si approccia alla narrazione ecclesiastica con toni avvolgenti, a tratti liturgici, a tratti solennissimi, talvolta di una monumentalità travolgente o di straziante trasporto lirico. La Cantata si conclude con l’Inno di Marco Gerolamo Vida, «Beate pauperum pater», testo di una meraviglia struggente musicato da Mantovani con toni solenni e commoventi.
Nella nuova cornice offerta dalla Cattedrale (da poco privata della ringhiera che separava altare e fedeli), l’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici, il Coro Polifonico Cremonese, il Coro de La Camerata di Cremona e gli interpreti solisti, diretti dal maestro Marco Fracassi, si sono ritrovati a pochissimi metri dal pubblico, in un dialogo tra il trionfale e l’intimistico. Con Cori e Orchestra, cantano anche i solisti Linda Campanella (soprano), Masako Tanaka Protti (contralto), Cosimo Vassallo (tenore), Marco Granata (baritono) e Pietro Toscano (basso). Il canto si è alternato a brani recitati, affidati alle voci di Alberto Branca e Michela Zaccaria. In tanti sono accorsi a questa splendida celebrazione di musica e sacralità, riempiendo il Duomo di anime, di applausi e, finalmente, di vita.
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