L'ANALISI
24 Dicembre 2025 - 08:00
CREMONA - «Immaginate la città come una splendida scultura di cristallo esposta in una piazza affollata: tutti vogliono toccarla e fotografarla, ma a forza di sfregamenti e urti, la scultura inizia a scheggiarsi, mentre chi dovrebbe spolverarla e proteggerla è costretto a traslocare perché non c’è più spazio per camminare intorno alla sua opera». La ‘splendida scultura’ è Venezia, oggi poco Serenissima, e a evocare il rischio è uno scrittore che della città è perdutamente innamorato. Ovviamente lo fa con l’arma che gli è più congeniale: un romanzo giallo. Lui è Fulvio Ervas, e la sua dichiarazione d’amore è il romanzo ‘L’insalvabile’. Ne parla nella videointervista con Paolo Gualandris online da oggi.
Salutato definitivamente (forse) il suo investigatore Stucky che ormai grazie al cinema e alla tv ha una vita propria con con le sembianze dell’attore Giuseppe Battiston, Ervas affida le indagini a Luana Bertelli, ispettrice di polizia determinata e anticonformista. Ne è uscito un godibile giallo umano ambientato in una Venezia fragile e minacciata da interessi economici oscuri. Il racconto non si limita al mistero, ma diventa una riflessione profonda sulla necessità di proteggere il territorio e sulla lotta contro la corruzione che divora la città.
Ervas spiega come nasce Luana: «Avevo bisogno di reinventare un nuovo investigatore, di buttarmi nella sfida di inedita di creare qualcuno da zero, faticosa ma estremamente stimolante. E così è nata lei, Luana Bertelli. Una donna, un'ispettrice che peraltro aveva già fatto una piccola apparizione in ‘C’era il mare’ accanto a Stucky, ma che meritava decisamente più spazio. Poi, roba da saltare sulla sedia, lei ha preso letteralmente vita: durante una presentazione, si avvicina una poliziotta e mi fa: ‘Ho letto C’era il mare e... io sono Luana Bertelli’. Avevo scritto un personaggio che esisteva davvero prima ancora che la conoscessi! È una donna complessa, più contorta di Stucky, ma altrettanto simpatica. Abbiamo anche una cosa in comune: entrambi amiamo le donne. Luana è una che annusa tutto, non si ferma mai. Ha delle passioni, ma soprattutto ha il vizio di farsi gli affari di cuore delle altre donne. Se ne vede una in difficoltà non ci pensa due volte: se potesse, darebbe volentieri qualche calcio negli stinchi a certi mariti o compagni molesti».
Nuovo protagonista, nuovo territorio. «Abbandono la pacifica Treviso per tuffarmi in un territorio molto più complesso: la Laguna vista dalla terraferma. È un mondo che conosco bene: mia madre era veneziana e io ho lavorato per trent'anni in una scuola di Mestre. Racconto una città che amo profondamente, ma lo faccio guardandola da fuori, dove passano le tensioni vere, dalla mafia del Tronchetto fino all’iperturismo soffocante. Mi sono lasciato andare all’amore per questa terra, perché, l’amore vince sempre, anche nei gialli».
Tutto inizia quando la notte in cui un equipaggio di vogatori trova il corpo senza vita di un giovane che galleggia nella laguna e viene chiamata l'ispettrice Bertelli. La vittima è Tommaso Vianello, brillante ricercatore universitario noto per il suo attivismo contro il degrado della città. Indossa collant da donna e una vistosa parrucca. Ciò che sembrava un tragico incidente, però, si rivela ben presto un omicidio.
La vittima insieme ad altri giovani ha fondato il sito Pantegania per denunciare orrori e degrado della città. Luana indaga, affiancata dall'agente Marchiori, giovane e meticoloso, mentre il burbero commissario Finzi cerca di tenerla sotto controllo. Per risolvere il caso, l'ispettrice dovrà fare i conti con il lato oscuro di Venezia, tra giochi di potere, corruzione e un sistema che inghiotte chiunque osi mettersi di traverso. Le sue ricerche la porteranno sulle tracce di una rete di affari torbidi che coinvolge figure insospettabili.
Scaverà fino in fondo, rischiando la sua stessa vita pur di portare alla luce la verità. In un crescendo di tensione, misteriosi testimoni, documenti segreti e colpi di scena, la sua indagine, rimestando nel cuore oscuro della città lagunare, si trasforma in una lotta contro il tempo.
Come sempre, nei gialli di Ervas niente sesso, poco sangue, zero inseguimenti all’americana. «Detesto la violenza - spiega lo scrittore -. Per me il morto è solo un campanello che si accende per iniziare un percorso di indagine. Preferisco puntare sull’intelligenza umana piuttosto che su quella artificiale o su scene d’azione inverosimili».
L’insalvabile quindi è riferito proprio a Venezia. «Se i dati non mentono, oggi gli abitanti del centro storico sono circa 48mila, cento anni fa erano quasi il quadruplo. Venezia si sta rimpicciolendo, consumata da un turismo che io chiamo scherzosamente la ‘via dei carboidrati’: quel flusso di gente che va dalla stazione a San Marco, consuma la città in due o tre giorni senza amarla o conoscerla veramente. È un paradosso incredibile: Venezia vive di turisti, ma rischia di morire a causa loro. Nel libro c'è un vecchio che ne celebra il de profundis: «Fra cinquant'anni sprofonderà».
È un timore reale? Ervas: «È un rischio oggettivo legato alla subsidenza e all’innalzamento dei mari. Il Mose probabilmente non basterà». Nonostante questo velo di malinconia, nel romanzo c'è molta poesia, specialmente quando si leggono descrizioni di certi angoli nascosti della laguna. «È un ecosistema spettacolare. C’è una parte che guarda verso Chioggia che consiglio a tutti: a giugno fiorisce il limonium ed è una distesa di fiori così bella che ti fa piangere dall’emozione».
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