L'ANALISI
17 Giugno 2025 - 05:30
CREMONA - «Ogni canale di negoziazione con il Governo egiziano si è chiuso unilateralmente. Non c’è alcuna prospettiva di arrivare a una mediazione con il Cairo e a questo punto la nostra permanenza qui non ha più senso. Ma la marcia ha dimostrato che la società civile di tutto il mondo è disposta a mobilitarsi per fermare questo massacro e che continuerà a farlo».
Tina Maffezzoni, attivista e ostetrica cremonese, era arrivata in Egitto giovedì scorso per unirsi alla marcia internazionale per Gaza: una dimostrazione di vicinanza concreta al popolo palestinese che ha raccolto 54 delegazioni da tutto il mondo e oltre 7 mila persone con l’obiettivo di rompere il blocco israeliano degli aiuti umanitari nella Striscia. Già all’arrivo Maffezzoni e altri attivisti italiani e internazionali erano stati bloccati all’aeroporto, gli erano stati ritirati i passaporti e qualcuno era stato immediatamente rimpatriato. Non la cremonese, referente per tre regioni italiane, che si è fermata al Cairo per discutere con gli altri attivisti come proseguire la mobilitazione di fronte agli ostacoli posti dal governo egiziano.
«La permanenza in questi giorni non è stata affatto tranquilla: noi ci siamo sempre mossi nella legalità, il grosso degli attivisti ha rispettato il divieto di assembramento che vige nel Paese e abbiamo aperto un dialogo con le istituzioni. Ma in tutta risposta è stata sguinzagliata la polizia ‘a caccia’ degli attivisti stranieri. Hanno fatto irruzione negli alberghi, mostrando fotografie e chiedendo le liste degli ospiti». Un trattamento da criminali per un’azione di massa e pacifica, «per portare solidarietà a un popolo martoriato, permettere l’ingresso degli aiuti umanitari di fronte a questa strage che si consuma nell’immobilismo dei governi del mondo». Ora che le possibilità di mediazione sono sfumate, le delegazioni hanno deciso di rientrare nei Paesi di origine «ma non è finita: abbiamo ottenuto una grande eco in tutto il mondo, imposto il tema nel dibattito pubblico e dobbiamo continuare a mobilitarci, anche in Europa, per fare pressione sulle nostre istituzioni per un’azione più incisiva nei confronti del governo di Netanyahu».
Nei prossimi giorni Maffezzoni rientrerà in Italia e la rete di attivisti annuncerà le nuove mobilitazioni al fianco del popolo palestinese. E il suo bilancio non è affatto quello di una sconfitta: «Il fatto di esserci incontrati qui, mettendo in conto i rischi, ha dimostrato a noi e al mondo che ci sono migliaia di persone che non si voltano dall’altra parte, che lottano ancora per l’umanità, contro il barbaro massacro di questa popolazione». C’è un altro motivo che fa parlare di ‘successo’ riguardo alla marcia: «La popolazione di Gaza ha saputo subito che eravamo qui al Cairo, che migliaia di persone stavano provando a raggiungere la Striscia e si sono mobilitate concretamente per rompere l’assedio che grava sulla Palestina. E questo senso di vicinanza viva, fattiva, testimonia ai palestinesi che non sono soli, che c’è ancora chi vuole fermare la distruzione e il genocidio, che lotta per la Palestina libera».
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