L'ANALISI
30 Settembre 2024 - 15:12
CREMONA - Le urla di una madre, lo shock e lacrime di un padre. Lo strazio dei genitori che dagli agenti della polizia stradale hanno appena saputo che la figlia o il figlio è morto in un incidente stradale. Non è fiction, ma la tragica realtà che irrompe, prepotente, nella sala del cinema Filo. L’occasione è il convegno ‘Andiamo sul sicuro’ organizzato oggi, 30 settembre, per gli studenti del liceo Manin e della Beata Vergine da Autovia Padana con Fabio Clementi, responsabile dell’unità operativa d’esercizio, e dalla Polizia Stradale. Il Comune ha dato il patrocinio. Il dibattito viene moderato da Roberto Arditi, direttore della sicurezza stradale di Sina spa, Gruppo Astm.
L’assessore alla Sicurezza, Santo Canale, porta il suo saluto. In sala c’è il bolognese Matteo Vicino, regista del lungometraggio ‘Young Europe’ sul tema della sicurezza stradale, proiettato in apertura del convegno. E c’è un padre: Cesare Chiodelli. Il 21 giugno del 2007, suo figlio Davide e gli amici Adenilson Grisim, Adam Fassali ed Eyafe Harrymann Junior a Castelvetro Piacentino sono morti sul colpo nell’ incidente causato da un automobilista ubriaco, che pestava sull’acceleratore. I quattro ragazzi stavano rincasando dopo una serata trascorsa prima sulla pista di go kart a Codogno, poi in gelateria. Davide aveva 21 anni, Adenison 24, Adam 20, Eyafe 17.
Papà Cesare parla agli studenti: una testimonianza dolorosa e dura. Perché «al di là del dramma e del dolore, uno si aspetta che sia fatta giustizia e, invece, purtroppo non è stato così. Il responsabile non è stato condannato». O meglio, «la condanna che il giudice aveva definito ‘congrua e severa’, vergognosamente, è stata di 3 anni con la condizionale, neanche un giorno di galera, 800 euro di multa e la sospensione temporanea della patente. Questa è stata la pena per aver ucciso quattro ragazzi tra i 17 e i 24 anni. Dopo, al di là del dolore, è rimasto questo senso di ingiustizia. Il giudice non ha avuto rispetto né dei ragazzi morti né dei loro genitori».
Papà Cesare lo ribadisce ad ogni occasione, dai memorial ai convegni «per far sì che i responsabili di queste tragedie siano condannati. Le regole vanno rispettate, se uno le viola, deve essere punito. Secondo me, le regole vanno insegnate in primo luogo in famiglia, poi nelle scuole, negli oratori, nelle palestre... Il rispetto delle regole è la base della convivenza civile».
Il comandante provinciale della polizia stradale Ettore Guidone spiega il senso del convegno: «Sensibilizzare i giovani sui pericoli della strada. A volte, i comportamenti che ci sono richiesti sono banali: li possiamo fare tutti come indossare le cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori, non guidare guardando lo smartphone e non guidare, ovviamente, in condizioni di ebbrezza. Comportamenti assolutamente banali, ma importantissimi da porre in essere». Al Filo vengono proiettate immagini molto forti. «Il senso è proprio quello di far vedere che cosa succede nella realtà, mostrando ai ragazzi che cosa accade se uno non porta le cinture di sicurezza: il rischio di essere sbalzato dall’autovettura sulla strada è assolutamente concreto e accade molto spesso».
Bisogna continuare a insistete sull’educazione stradale per sensibilizzare i giovanissimi. «Assolutamente sì. Passi in avanti ci sono stati, perché se oggi ci sono 3mila morti rispetto ai 10mila e passa di dieci anni fa, qualcosa, indubbiamente, è stato fatto e anche di importante. Noi speriamo che tra dieci anni i morti possano essere ancora molti meno di oggi». L’appello: «Mettete le cinture di sicurezza anche posteriori».
«Mettete le cinture, per favore. E mettete le cinture posteriori, perché il vostro amico che è davanti, il vostro fidanzato, la vostra fidanzata, se non voi non mettete le cinture dietro, se voi sbalzate davanti e con la vostra testa andate a sbattere contro la sua, gliela spaccate. Mettete le cinture», è l’accorato appello rilanciato da Federica Deledda, già comandante della polizia stradale a Cremona, oggi a Brescia. Deledda Porta la sua esperienza. «Me ne sono già fatta troppa, purtroppo», premette. Ai ragazzi e alle ragazze racconta due casi recenti.
Il primo. L’incidente di domenica mattina in autostrada, tra Manerbio e Pontevico: un auto con cinque giovani cremonesi è andata a sbattere contro il guard-rail. Tutti i giovani sono finiti in ospedale. «Arrivavano da un locale, erano le sette del mattino. Nessuno portava le cinture. Questo, purtroppo, è l’ordinario. Metteteci la testa e allacciate queste benedette cinture». Il secondo. «Un ragazzo di 21 anni, se avesse avuto la cintura, non sarebbe stato sbalzato fuori, non si sarebbe fatto assolutamente niente. Ha perso il controllo del mezzo, perché era stanco e andava troppo veloce, era ebbro e sotto sostanze stupefacenti. Un panorama completo di tutte quelle che sono le cause principali. È andato a sbattere contro il guard-rail, sbalzato, buttato in carreggiata e arrotato da due mezzi pesanti. Non si sarebbe fatto nulla. Mettete le cinture, per favore».
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