L'ANALISI
03 Settembre 2024 - 12:08
MONTICELLI - I cori, stavolta, sono stati dedicati solo a lui. E l’hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio, compiuto davanti all’amato papà e ai tanti amici che fra le lacrime hanno intonato: «Vorrei portare in cielo i miei color». Questa mattina Marco Ponghellini, 36enne morto in un tragico incidente sul lavoro alla Vetropadana di Castelvetro, è arrivato nella chiesa di Olza insieme alle bandiere del Piacenza calcio, la sua passione. Fra gli applausi la bara è stata portata davanti all’altare e sopra sono stati posizionati magliette e striscioni.
«In questo momento ognuno di noi nel proprio cuore ritiene che sia solo il silenzio a dover parlare - ha detto nell’omelia don Stefano Bianchi -, ma l’essere qua significa porre una certezza: la nostra fede non è una scorciatoia per eludere il dolore, ma la sicurezza che la vita non muore mai. La vera morte è essere dimenticati. Ci chiediamo: perché proprio a lui? Non c’è alcuna risposta se non nella parola del Signore. Che ha detto: chi crede in me non morirà in eterno. Pensiamo all’amicizia di Marco, al suo amore, alla sua voglia di vita, alla sua passione per il calcio. I ricordi restano nel cuore e la sua memoria non andrà persa. Marco tienici stretti, preghiamo per te e per la tua famiglia, affinché sia sostenuta dal nostro affetto e dalla forza di Dio».
Alla cerimonia hanno preso parte anche gli amministratori comunali di Monticelli e Castelvetro, fra cui l’assessore Cristian Secchi che al microfono ha voluto ricordare: «Marco c’era sempre per tutti, grazie». Poi la bara è stata portata a braccio dagli amici tifosi, per l’ultimo omaggio e per un abbraccio simbolico. «Ponghellini paura non ne ha», si leggeva sulle magliette indossate da tanti. «È un dolore indescrivibile», ha detto sottovoce il padre.
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