L'ANALISI
03 Luglio 2024 - 05:30
CREMONA - «Hai giocato con gli elementi del noir, li hai presi a schiaffoni e hai costruito una storia che non sarebbe dispiaciuta a Jim Thompson, a Richard Brautigan e ai fratelli Cohen, solo per citare le parentele più strette che ho trovato nel tuo ‘Le cose di cui sono capace’. In un periodo in cui gli autori di noir sembrano imbarazzati di scriverne (se poi gli dici che in realtà scrivono solo giallo, s’incazzano ancora di più), tu ribalti la questione e servi in tavola un romanzo di genere che non solo si vergogna di essere tale, ma ne proclama orgoglioso l’appartenenza».
Parole di Luigi Bernardi, scrittore, saggista e sceneggiatore scomparso nel 2013 che ha fatto scoprire il piacere del noir ai lettori italiani: degli anni Novanta del secolo scorso ha iniziato a esplorarne l’universo proponendo autori destinati al successo in Italia come all’estero (fra gli altri, Giuseppe Ferrandino, Marcello Fois, Stefano Massaron, Carlo Lucarelli, Alda Teodorani, Nicoletta Vallorani) nonché ha fatto tradurre romanzi di Didier Daeninckx, Paco Ignacio Taibo II, Léo Malet, Jean-Patrick Manchette. Queste sue parole sono dirette ad Alessandro Zannoni, ex antiquario e ora scrittore a tempo pieno (oltre che con i romanzi si è fatto largo con sceneggiature e dialoghi per il cinema). ‘Le cose di cui sono capace’ è il primo romanzo della trilogia nera di Nick Corey ‘Nessuno escluso’.
Già dal nome del protagonista, sceriffo violento e gran bestemmiatore capace di piegare il senso della giustizia in funzione dei propri interessi, dei propri umori e sentimenti del momento, si può intuire che si tratta di un remake del capolavoro noir di Thompson: «Nel 2010 Bernardi mi aveva proposto di riscrivere un libro importante della letteratura riportato ai giorni nostri. Ho scelto Thompson e il suo ‘Colpo di spugna’, scritto nei primi anni Sessanta del secolo scorso, in cui Nick Corey è il notissimo protagonista. Ho riscritto tali e quali non solo il personaggio, ma anche il posto, quindi il Texas del Sud, però gli ho dato una chiave moderna, tutta mia, che poi negli altri due romanzi ho rimodellato e rimaneggiato». L’ultimo capitolo della trilogia, quello che dà il titolo, è fresco di scrittura, il secondo è ‘Nel dolore’. Zannoni ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’.
‘Nessuno escluso’ è un testo molto duro, fatto di atmosfere noir, violenza e sesso. Un libro per animi forti. Lo stesso Bernardi l’aveva definito «troppo nero e troppo fuori dal mercato editoriale». Zannoni conferma: «Ho penato per riuscire a trovare editori che accettassero una tematica così complessa, più che violenta. A me piace mettere su carta le imperfezioni dell’uomo e purtroppo il male che alberga in noi. Non sono uno a cui piacciono le storie semplici». Quelle di Nick Corey avvengono nella pancia profonda nei Stati Uniti Stati Uniti d’America dove notoriamente non ci sono toni grigi, ma solo il bianco e il nero. Come dice Corey, figlio di un italiano, Coretti, «perché è in culo al mondo che succedono le cose più cattive e lì ne succedono di cose cattive». «Oltre alle imperfezioni dell’essere umano mi affascina la provincia. È lì che trovi le bassezze più eclatanti. Basta guardare gli ultimi anni della cronaca, anche italiana, in cui gli uomini riescono proprio a dare il meglio di sé. Sì, chiamiamolo proprio così, per noi scrittori che amiamo questo tipo di storie lì troviamo veramente il meglio del peggio». Siamo nell’America dove la violenza di fatto è la legge.
«Mi preme sottolineare che non è mai gratuita, ma sempre portata agli estremi quasi a deriderla. Inizialmente il primo romanzo era nato proprio come irrisione degli scrittori americani, e di ciò che scrivono nei noir, perché in America tutto è concesso e nelle loro storie succede qualsiasi cosa. Noi leggiamo e diciamo: è tanto assurda che proprio deve essere una storia vera proprio in quanto viene da lì». È l’hard boiled, con la sua parossistica rappresentazione realistica del crimine, della violenza e del sesso. Zero buonismo in questo libro: «Dialoghi secchi come piacciono a me. Amo portare sulla pagina la realtà dei fatti, noi siamo diventati aridi, personaggi da film dell’orrore. L’uomo è diventato un animale e mi affascina questa deriva». Nick è l’animale per eccellenza, un personaggio che o lo ami o lo odi, come tutto il libro peraltro.
«Non ho trovato una persona che non si sia innamorata di lui. È umano, ha pulsioni che vanno al di fuori della scala dei valori condivisi, però poi ogni tanto rientra dentro le cose belle, come l’amore per una donna, per un amico, per la madre. Però quando gli si chiude la vena... Lui vuole la felicità e per ottenerla fa veramente di tutto. Purtroppo». Ecco qui sta la contraddizione, fra la violenza di certi suoi suoi atti e la sua voglia di amore, che paradossalmente è passionale nei gesti ma alla Peinet nelle motivazioni: «Credo che questo sia un problema un po’ di tutti. Cercare la felicità e l’amore che ti calma, ti appaga, ti fa credere di vivere una vita serena e felice. Fino a quando non si mette di mezzo il caso». E Nick è indubitabilmente protagonista di un destino sbagliato, che asseconda in maniera molto convinta: «La cosa di lui che mi piace è che va dritto per la propria strada, non sta a ragionare sulle conseguenze, è padrone delle sue azioni che porta fino alle estreme conseguenze».
Il libro è estremo, da subito genera una scrematura di lettori, «ho qualche amico che dopo qualche pagina ha mollato: non ce la faccio, ho già la mia vita che mi manda in crisi e mi spaventa leggere certe cose. E questo mi fa domandare: ma la gente non se ne accorge di quanto le accade intorno e si rifugia nei libri per vivere una vita fittizia di serenità e di gioia? Una domanda che mi sto facendo spesso ultimamente». La risposta che Zannoni si dà è perentoria: «Dico che non stanno bene e che leggere fa male, per dirla citando il titolo del mio FestivalNoir di Lerici. E di conseguenza: non leggete se dovete andare a inventarvi false vite felici. Se proprio volete misurarvi con un libro, scegliete qualcosa che dà pugni in testa pugni e nello stomaco, ma che fa fare le domande giuste al momento giusto».
‘Nessuno escluso’ quella scossa la dà, ci vuole coraggio per andare avanti nella lettura. «Si tratta proprio di coraggio, anche se poi forse un po’ di speranza la lascia. Vivere senza è impossibile, ci sarebbe da mettersi la canna della pistola in bocca». Zannoni nutre «la voglia di prendere un lanciafiamme ogni tanto e sistemare le cose intorno in maniera definitiva. Voglia di violenza per appianare i mali del mondo con altro male». Il suo lanciafiamme personale è la scrittura: «Mi ha salvato. Butto su carta le mie fisime, i miei dolori, le mie persecuzioni. E mi sono sistemato. Tanto che oggi sono un uomo tranquillo».
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