L'ANALISI
21 Maggio 2024 - 20:08
CREMONA - «L’Europa deve affrontare un profondo riassetto: nei passati quindici anni Bruxelles è stata nelle mani di lobbisti dei grandi interessi economici. Ora o cambia pelle o va incontro alla sua fine». Lo stile di Angelo Ciocca è tranchant come al solito. L’attenzione questa volta è tutta puntata sul riassetto della maggioranza al parlamento europeo con il voto dell’8 e del 9 giugno.
L’auspicio dell’europarlamentare noto per le sue uscite teatrali e provocatorie è quello che si definisca una maggioranza di centrodestra capace di superare le vecchie divisioni. L’allusione è, in particolare, al Ppe la ‘famiglia’ europea delle destre moderate e liberali. Per Ciocca il partito è «una forza del passato che oggi fa da tappo alle energie della destra europea pregiudicandone le possibilità di governo dell’Unione». Detto in maniera ancor più diretta: «Il Ppe va sciolto, si devono definire nuovi contenitori per un centrodestra unito, che tenga insieme dall’Afd ai centristi».
Quanto al quadro attuale invece: «L’Europa è preda di politiche di una sinistra green totalmente asservita ai grandi interessi economici. In quindici anni queste politiche hanno bloccato qualsiasi possibilità di crescita, stroncando la produzione del Vecchio Continente». Una contrarietà che passa soprattutto per le politiche legate alla transizione ecologica che avrebbero «provato a stroncare la nostra agricoltura, il nostro settore automotive e il comparto immobiliare».
Ciocca, impegnato in un tour elettorale che fa della difesa delle produzioni locali la sua bandiera, si concentra sull’agricoltura: «I grandi interessi economici che determinano le politiche europee vorrebbero tagliare le gambe ai nostri agricoltori per farci importare gli stessi prodotti, quando non qualche assurdità come la farina di grillo, da paesi stranieri cui delle nostre normative non importa nulla. Come Lega siamo contrari, pensiamo che i nostri allevatori vadano lasciati lavorare per continuare a produrre le nostre eccellenze enogastronomiche. E vanno difesi: siamo contrari agli accordi di libero scambio così come lo siamo su tutti quei provvedimenti pretestuosi che vorrebbero farci credere che i nostri prodotti facciano male». Da qui la proposta di aggiornare gli strumenti di tutela per i territori: «Dobbiamo aggiornarci, ormai la dicitura Made in Italy non basta più, serve una certificazione vincolante che garantisca l’origine del prodotto che arriva sugli scaffali. Per questo la nostra idea è di introdurre il ‘Born in Italy’ per superare le zone grige: ad oggi un uovo che cade a terra in Polonia ma viene lavato e inscatolato in Italia può godere del marchio made in Italy».
E la critica alla governace europea passa anche per la gestione dei conflitti in corso, in particolare quello in Ucraina: «La guerra era preannunciata, bisognava intervenire prima con la diplomazia. La linea di sostegno e difesa di un popolo invaso non è in dubbio ma a 24 mesi dallo scoppio del conflitto bisogna interrogarsi sull’efficacia di quanto fatto fino ad ora e sulle ragioni di certe scelte. Purtroppo anche dietro a una tragedia come quella si muovono interessi economici che spingono per istituire un’economia di guerra che di fatto è già realtà. E in tutto ciò non un ambientalista dei verdi si è espresso per criticare i danni che il conflitto sta causando al pianeta».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris