L'ANALISI
TERZO SETTORE: IL VIDEO
06 Ottobre 2023 - 05:30
CREMONA - «Ci siamo dati la missione di contribuire a rafforzare la nostra comunità. L’idea è che se riusciamo a rendere più forti le nostre comunità le rendiamo anche più resilienti ai cambiamenti che in ogni caso dovranno affrontare nei prossimi anni. Fra le priorità c’è una forte attenzione al tema degli anziani e a come la rivoluzione del digitale cambia le fragilità della popolazione». È questo, in sintesi, il lavoro di Fondazione Cariplo, spiegato dal suo presidente Giovanni Azzone che ieri era a Cremona per incontrare i referenti della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, guidata da Cesare Macconi. Azzone è stato poi in Comune dove ha incontrato il sindaco Gianluca Galimberti e in amministrazione provinciale, dove ha visto il presidente Mirko Signoroni. Infine una tappa nella redazione de La Provincia per un’intervista.
«Rafforzare la comunità — ha spiegato Azzone rispondendo al direttore Paolo Gualandris — vuol dire agire su due fronti. Il primo è aiutarla a creare del valore condiviso: se non si creano le risorse, poi non si possono distribuire. In un luogo come Cremona, quindi, attenzione forte a tutto ciò che è connesso con la musica, un tema di forte sviluppo e specificità. L’altro tema è la riduzione delle diseguaglianze, intervenendo per rendere più coesa la nostra comunità. Si tratta di due fronti dello stesso problema. Una società che crea risorse può usarle per ridurre le diseguaglianze e una comunità più coesa è anche una società più forte che accetta le diversità come qualcosa che dà valore».
Con un patrimonio di 8 miliardi di euro, Fondazione Cariplo, nata dalla ‘privatizzazione’ delle casse di risparmio’, eroga 150 milioni di euro l’anno in Lombardia e nelle provincie di Novara e Verbano Cusio Ossola su quattro temi: servizi alle persone, quindi welfare, ricerca scientifica, arte e cultura e ambiente. Le Fondazioni Comunitarie sono i suoi strumenti sul territorio. Ne esistono 16 promosse da Fondazione Cariplo che eroga risorse per il funzionamento e le attività. Hanno una governance autonoma, con un loro Statuto che tiene conto della specificità territoriale. Fondazione Cariplo conserva un rappresentante nei loro Cda.
«La struttura cremonese — sottolinea Azzone — è un’ottima Fondazione. Ne hanno parlato benissimo sia il sindaco che il presidente della Provincia e la qualità delle iniziative fatte e della reputazione ci sono e stanno crescendo. Sta passando da una logica puramente erogativa, tramite bandi, a una logica di co-progettazione».
Sul territorio cremonese «eroghiamo risorse con continuità. La cosa più significativa è che ogni 4 anni (prima erano 7) c’è il bando per i progetti emblematici maggiori. Vuol dire che Fondazione Cariplo mette 5 milioni sul territorio e Regione Lombardia ne aggiunge altri 3. È forse l’effetto più forte per un territorio non enorme come la provincia di Cremona».
Ma quali sono i cambiamenti ineludibili con cui le comunità devono fare i conti? «Alcune dinamiche sono ineludibili: l’invecchiamento della popolazione fa sì che nei prossimi decenni avremo uno sbilanciamento significativo fra persone giovani che contribuiscono con il loro lavoro al benessere degli altri e persone più anziane che dovranno essere aiutate. E poi c’è il tema della migrazione che sarà sempre più rilevante. Nel 1950 l’Italia era il decimo Paese per popolazione, nel 2050 la Nigeria da sola avrà più abitanti di tutta l’Ue. Si tratta di fenomeni di cambiamento che non possiamo più considerare emergenziali, ma per i quali dobbiamo prepararci. Da questo punto di vista una comunità si può preparare se è abbastanza forte. Se, cioè, ha un insieme di valori condivisi e ha la capacità di creare risorse per essere un luogo attraente. Per essere attrattivi bisogna avere delle idee su come sviluppare il proprio territorio. Cremona è un territorio dove le idee ci sono e cerchiamo di essere migliori degli altri. Ad esempio c’è un’azione molto forte sull’università, vista sia come forza d’attrazione di giovani sul territorio. Ma non solo: c’è lo sforzo di legare l’università alle specificità territoriali. E di riuscire, da un lato, ad essere più attrattivi (perché se mi occupo di strumenti antichi posso trovare a Cremona cose che non troverò a Milano o a Londra) e dall’altro lato a innervare il sistema territoriale con competenze che lo rendano più forte».
Una traiettoria che ha contribuito a tracciare lo stesso Azzone. La visita a Cremona, infatti, è un ritorno in città per lui, dal momento che è stato rettore del Politecnico di Milano dal 2010 al 2016: «Quando abbiamo disegnato il Politecnico durante il mio rettorato, l’obiettivo era proprio quello. Con il Museo del Violino e la focalizzazione sugli aspetti di suono della presenza del Politecnico, la logica era di creare valore per l’università e per il territorio. Ricordo i primi colleghi allora che avevano la camera anecoica nel Museo del violino e mi dicevano: qui possiamo studiare cose che a Milano non possiamo studiare. Per il Politecnico ha significato riuscire a costruire un gioiellino che altrimenti non avrebbe potuto fare».
«Cremona — spiega ancora Azzone — è un luogo che è riuscito a darsi una vocazione forte e ha legato il suo sistema universitario, capace di attrarre giovani in città, a una tematica specialistica. È un territorio che ha una chiara sensibilità dei problemi da affrontare e una chiara visione del futuro. Cosa che non è comune».
«E ora Fondazione Cariplo può supportare questo sistema agendo in due ruoli. Il primo è agendo da enzima. Nel senso che non può costruire cose se non c’è una comunità recettiva. È la nostra logica: noi formuliamo i problemi e le risposte devono trovare i territori. Fondazione Cariplo infatti lavora per bandi. Secondo elemento è il ruolo di integratore. Pensiamo al tema dell’inclusione lavorativa. È un tema molto complesso che richiede imprese che offrano opportunità, attori pubblici che aiutino a costruire i percorsi formativi coerenti con le esigenze delle imprese e un terzo settore che ingaggi la singola persona. Le persone fragili, come i Neet, giovani che non studiano e non lavorano, si sentono spesso senza speranze. La speranza per loro nasce dal fatto che qualcuno li ha intercettati, li ha capiti e ha dato loro una soluzione. Far lavorare insieme pubblico, privato, e terzo settore richiede una capacità di mediazione culturale che Fondazione Cariplo possiede».
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