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L'ALLARME SICCITÀ: IL VIDEO

Reportage dal Po: dentro il deserto del Grande Fiume, secca ‘strutturale’

Dagli argini come dalla barca, ecco uno scenario impressionante. Tra Cremona e Casalmaggiore spiaggioni e livelli stabilmente estivi

La Provincia Redazione

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23 Febbraio 2023 - 05:00

CREMONA - È come se la secca fosse ormai strutturale: da mesi il livello del Po, che ieri alla stazione di rilevamento dell’Aipo sotto il ponte in ferro di Cremona era a -7,47, è mediamente — e stabilmente — attestato sui sette metri sotto il livello idrometrico. Significa che dal fiume mancano, nel tratto cremonese, almeno nove metri d’acqua. E ancora non fa caldo e non c’è evaporazione. La conseguenza: mentre gli esperti sostengono che per recuperare la normalità dovrebbe piovere per almeno 50 giorni, si staglia all’orizzonte, già molto simile ad una certezza, il fatto che la poca neve sui monti non basterà di certo ad evitare i problemi sul fronte dell’irrigazione. Un quadro desolante.

La situazione al Mandracchio

DAGLI ARGINI

Percorrere l’argine da San Daniele alla foce dell’Adda è come infilarsi dentro una contraddizione: l’antica barriera, che come un serpentone si snoda nella Bassa con le sue spire che qui inglobano una cascina, più in là un borgo e ancora più in là una chiesetta, non sembra avere senso con il Grande Fiume ai minimi storici. E ancora più stridenti sembrano le preghiere e le intitolazioni che compaiono sulle edicole sacre addossate agli argini quasi a sostenerli, lì da decenni ad invocare la protezione dalle piene, l’ultima nel 2014.


Ma per fortuna l’argine c’è e di sicuro servirà ancora. Intanto, se altre volte ha aiutato i cronisti a raccontare le alluvioni, questa volta li aiuta a descrivere la grande siccità, che pur con parametri diversi fa impallidire quella del 1922 (altrettanto clamorosa) e quella del 2006. Eccessi del fiume non consueti, che non rispecchiano la città e il territorio, ma ogni tanto si verificano. «È il Po, bellezza», viene da dire. E la secca è un suo tipico paesaggio.

Lo spiaggione di Brancere

IN BARCA CONTROCORRENTE

Certo non è usuale osservare i grandi spiaggioni sotto il ponte Verdi di Isola Pescaroli-San Daniele, che quasi toccano la sponda opposta, e i piloni del ponte che incombono sul fiume con un’altezza mai notata prima. Non è usuale vedere solo sassi dove prima c’era il Pozzolo, un canale fondamentale per l’irrigazione della zona, che di solito si getta nel Po con fragorosa irruenza e il lavoro che ferve nelle fantasiose cascine neogotiche, anche quelle protette dalle spire dell’argine, è la conferma che, come sostengono gli esperti, ci si sta preparando ad un’altra estate infernale, sperando che il sistema secolare di canali, rogge, chiaviche, scolmatori e cavi regga ancora una volta.


Eccolo, il Po rigagnolo: si estende oltre l’enorme golena tra San Daniele e Pieve d’Olmi. Sta in fondo, nascosto, deviato da isole di sabbia che nascondono le foci dei piccoli affluenti ridotti al minimo nella loro portata. Come la Morta, nascosta tra i sassi. Padroni assoluti delle rive gabbiani, aironi, piccole garzette, quest’ultime poche visto che ormai preferiscono ‘pescare’ nei campi e seguono i trattori come i gabbiani seguono i pescherecci. Mentre sull’argine sono in crocchio gheppi e poiane, gli uni e le altre pronti alla picchiata su qualche nutria o coniglio selvatico. Tra Santa Margherita e Cà de’ Gatti, le zone umide naturali sono rinsecchite: non pescano più dal Po e anche i cavi minori non riescono ad alimentarli adeguatamente.

La magra della foce Fossadone


L’Antenna del Porto di Stagno Lombardo è una sorta di finis terra e del Cremonese: lì finiscono le strade e le piste, oltre c’è una golena bellissima e selvaggia, adesso appena lambita dal Po che dimostra da queste parti tutta la sua magra. Sulla riva opposta non sta meglio la sponda parmigiana: gli argini di Zibello-Polesine Parmense e Pieve Ottoville sono preceduti da veri e propri deserti di sabbia e non si avverte neppure il tipico odore di fango.

È tutto secco, adesso. Stesso paesaggio a Brancere: l’ingresso della cava di sabbia, chiamata Vecchia Venezia dai vogatori padani, è semi ostruito, le draghe non passano e a pochi metri dall’attracco dell’Aipo al Sales-Lido Ariston sono riemersi i mattoni misteriosi che qualcuno lega al vecchio lazzaretto. Proprio dal Sales inizia uno spiaggione di quasi due chilometri che arriva fino quasi al Mento per fermarsi qualche metro prima del pennello. Dall’affaccio del Cristo del Po, di Italo Fornasari, si può osservare un altro ‘deserto’: in lunghezza, parte dall’Isolone e arriva fino ai piloni del ponte dell’autostrada; in larghezza, arriva al quinto pilone, in pratica in mezzo al fiume.


Così come la famosa Spiaggia dei Bruti che collega la Capannina alla lanca di Livrini (o a quel che ne resta). Mentre sulla riva piacentina i sassi e la ghiaia del Ponticello fanno rimbalzare il Po fino al ponte e dunque fino a Cremona, dove la magra si presenta con la Canalina interrata ormai da mesi e con l’imbocco sempre più ostruito e alto sul livello del fiume.

Lo scenario dell'antenna di Stagno

A CREMONA

Di fronte a Cremona la siccità sembra dare tregua al Po, ma solo fino al Mandracchio e l’Isola del Deserto: il primo si specchia in un livello dell’acqua che sarà si e no di 20 centimetri, con il canale ostruito per metà da ramaglie e fanghiglia (e il Riglio si scorge appena); la seconda non è più un’isola, perché la spiaggia, insabbiata anche la seconda Canalina, arriva fino alla lanca della Maginot chiudendo il passaggio dell’acqua. Scenario ancora peggiore a monte: dopo il Cristo di Spinadesco che si staglia sul bianco della sabbia — e in questo caso in qualche banco di fango —, appare interrato il porticciolo del Manola, sbarrato da ghiaia e qualche tronco.

La foce dell'Adda

ALLA FOCE DELL'ADDA

Il Po Nuovo, fino alla foce dell’Adda, è costellato da isole, con il canale per il passaggio delle imbarcazioni ridotto a un metro (forse) e molte imbarcazioni all’asciutto. O ormeggiate tra la sabbia e la riva in un paio di metri. Mentre quasi alla foce dell’Adda, (ma il fenomeno, in tono minore, inizia già a valle, dalla punta di Isola Serafini) dal fondo si notano enormi banchi di fango che sbarrano il passaggio, riducendo il livello del Po a pochi centimetri di altezza. Eppure, i soliti irriducibili pescatori lanciano stancamente le lenze. Non sono italiani, ma comprendono la domanda indicando il secchio per i pesci vuoto e poi mostrando desolatamente i fiumi che si incrociano. Che spettacolo anche così, l’Adda e il Po. In secca.

FOTO E VIDEO: FOTOLIVE/SALVO LIUZZI

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