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FESTIVAL DI SANREMO 2020

Il monologo di Rula fa piangere l'Ariston

«Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

05 Febbraio 2020 - 13:17

SANREMO (5 febbraio 2020) - Il monologo di Rula Jebreal, che è un pugno nello stomaco, inizia con le domande più frequenti rivolte alle donne vittime di violenza nelle aule di tribunale («Aveva la biancheria intima quella sera?», «Trova sexy gli uomini con i jeans») per denunciare «una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, p perché siamo troppo belle o troppo brutte, insomma ce la siamo voluta».

È toccante il ricordo della sua esperienza da bambina, in orfanotrofio, «dove sono cresciuta - racconta la giornalista e scrittrice nata ad Haifa in Israele da padre con ascendenze nigeriane e arabo palestinesi e madre palestinese - con centinaia di bambine e tutte le sere una per volta ci raccontavamo favole tristi, non favole di mamme che conciliano il sogno, favole di bimbe sfortunate, perché le nostre madri erano state spesso stuprate o uccise o torturate».

I numeri dipingono una realtà spietata: «Negli ultimi tre anni 3 milioni 150 mila donne sono state vittime di violenze sessuali sul posto di lavoro, negli ultimi due anni 88 donne al giorno hanno subito abusi e violenze, una ogni 15 minuti, ogni tre giorni viene uccisa una donna, sei donne sono state ammazzate solo la scorsa settimana. E nell’80 per cento dei casi il carnefice non ha bisogno di bussare, ha le chiavi di casa».

Scioccante il racconto del dramma della madre: «Mi madre Nadia, quando avevo 5 anni, si è data fuoco perché era stata brutalizzata e stuprata due volte, a 13 anni da un uomo poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio. E l’uomo che l’ha violentata aveva le chiavi di casa». Infine l’invito alle donne. «E' necessario parlare, il senso in fondo è nelle parole giuste e nelle domande giuste». Agli uomini: «Lasciateci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere. Siate nostri complici, nostri compagni, indignatevi con noi». E ancora: «Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio, rumore e musica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA DI TESTI FOTO E VIDEO

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Commenti all'articolo

  • rasgharib

    07 Febbraio 2020 - 14:30

    il monologo di Rula fa piangere solo chi vive in un altro mondo..dare un sacco d soldi a una che dice che non bisogna stuprare le donne e che bisogna rispettarle è offendere l'intelligenza..ma, si sa, la sinistra se la canta e se la suona, l importante è essere politically correct.. quando capiremo che sta massa di buonisti sono tutti ipocriti, ma hanno il mondo che conta dalla loro parte…. perché i poveri stanno dall'altra!!

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