L'ANALISI
In scena ‘Lazarus’ tratto da ‘L’uomo che cadde sulla terra’
22 Dicembre 2015 - 15:24
Vive nascosto come Greta Garbo e ha dichiarato che non farà mai più un concerto, ma David Bowie continua ad essere presente con la sua musica e la sua forza creativa. Lo dimostrano i dischi che sta tirando fuori a distanza di poco tempo e dopo un silenzio di 10 anni. E anche Lazarus, lo show in scena da pochi giorni a New York in un teatro ‘off-Broadway’. Una via di mezzo tra uno spettacolo teatrale e un musical in cui a fare la parte da leone sono le canzoni più famose del Duca Bianco, da Changes a Heroes. Lazarus è il ‘sequel’ del libro L’uomo che cadde sulla terra scritto da Walter Tevis nel 1963 e poi diventato un film nel 1976 per la regia di Nicolas Roeg, di cui Bowie era protagonista. È la storia di Thomas Newton, venuto da un altro pianeta e rimasto bloccato sulla Terra, prigioniero di esperimenti scientifici: vive le sue giornate sospeso, in uno stato di completa alienazione e disorientamento, guardando la tv, bevendo gin, pensando ad un amore passato e alla sua famiglia lontana anni luce. «Sono l’uomo che muore ogni giorno ma non riesce mai a morire», dice al pubblico Newton interpretato da Michael C. Hall, protagonista di musical come Chicago e Cabaret ma anche delle serie tv Dexter e Six Feet Under. Oltre a lui, sul palcoscenico si alternano 10 attori tra cui spiccano la giovanissima Sophia Anne Caruso, solo 14 anni, e Michael Esper (A Beautiful Mind, Law and Order). Interpretano i due volti di Thomas Newton: uno più puro e l’altro più oscuro, riproponendo così l’eterno tema del ‘doppio’, ricorrente nella carriera e nella vita di Bowie. E Lazarus fa riemergere anche il suo interesse per altri mondi iniziato con Space Oddity, continuato con Ashes to Ashes e completato con l’ultimo singolo Blackstar (ha anticipato l’uscita del nuovo disco l’8 gennaio, giorno del compleanno di Bowie) che chiude la trilogia di Major Tom, l’astronauta perso in un ‘trip’ spaziale e non solo. La scenografia di Lazarus è minimale: un letto e un frigo pieno di gin sono gli arredi della prigione dorata di Thomas Newton, su un lato della parete sono accantonati i vinili di Bowie e un giradischi. Sullo sfondo uno schermo che proietta immagini in bianco e nero. A riempire ci pensa la musica. E David Bowie, pur non essendo protagonista dello spettacolo, si prende la scena con i suoi pezzi più famosi. Da Life on Mars a The Man Who Sold the World, da Changes a All the Young Dudes, da una bellissima versione di This is not America (pezzo scritto con Pat Metheny) a Heroes che chiude lo spettacolo.
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