SOS ACQUA
Cremona. Sala Puerari
10 Dicembre 2014 - 13:18
Cremona - Sala Puerari del museo Ala Ponzone, ore 16.30
CREMONA — «Per capire il nome di alcuni uccelli occorre risalire al sanscrito, ma di molti la spiegazione è molto più semplice: basta cercare nei dialetti». Questa la molla che ha spinto Riccardo Groppali a scrivere ‘Uccelli e dialetti di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Parma, Pavia, Piacenza, e Varese, la natura osservata dal popolo’. Il libro verrà presentato venerdì nella sala Puerari del museo Ala Ponzone, alle 16,30.
Oltre all’autore interverrà Cinzia Galli, conservatrice del museo di Storia naturale di Cremona; il libro (220 pagine, 18 euro) è edito da Cremonabooks. Groppali, esperto di fauna padana e attento osservatore dell’ambiente e delle sue dinamiche, è docente all’Università di Pavia. L’autore ha analizzato i nomi dialettali di ben dieci province della Lombardia e dell’E m ilia, una ricerca su 5000 lemmi, una ricerca approfondita che dà risposte, anche le più semplici: perché il passero, il cuculo, il corvo, il gabbiano, ad esempio, si chiamano così? «Nel mio libro riporto tutte le ipotesi, ma a mio parere spesso la risposta sta nel semplice verso o in alcune abitudini degli uccelli — spiega l’autore —. Era da queste caratteristiche che il popolo desumeva i nomi, per fare ciò doveva avere una profonda conoscenza degli animali». Il libro ripercorre anche le tradizioni venatorie, l’u t i l i zzo dell’avifauna come alimento e medicinale. Un’a n alisi che fa emergere la profonda conoscenza che il popolo aveva degli uccelli e dell’ambiente che lo circondava. Certo alcune erano credenze prive di fondamento, altre invece si basavano su concrete qualità dell’a n imale. «Non ci sono dubbi: un tempo la gente conosceva profondamente l’a mb ien te che lo circondava e soprattutto il mondo degli uccelli — spiega Groppali —. Questi animali erano cibo e medicamenti, in pratica venivano mangiati tutti, anche i meno saporiti e i più insignificanti. Del resto quando hai fame, e mangi tutti i giorni polenta, per accompagnarla usi qualsiasi cosa sia commestibile ».
Groppali descrive anche gli aspetti... sanitari dell’a v ifauna, l’utilizzo di alcune razze di volatili per curare particolari malattie. «Spesso si trattava di un utilizzo legato alle caratteristiche degli animali, si credeva, ad esempio, che gli occhi del gufo, fossero un rimedio per la vista, o che il sangue delle anatre servisse per curare altre patologie — spiega l’esperto — . Quasi sempre erano crudeltà inutili, queste cure non servivano a nulla ».
Il docente si sofferma anche su alcuni sistemi di caccia (per i quali oggi sarebbe previsto il carcere) ma spiega: «Il concetto di natura era diverso da quello che oggi noi intendiamo».
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