L'ANALISI
BASKET: PICK AND ROLL
10 Dicembre 2025 - 05:06
A sinistra il capitano Christian Burns della Vanoli. Matjas Bortolin della Juvi
CREMONA - Uno spiacevole ma rimediabile incidente di percorso. Oddio, se si fosse vinto lo scontro diretto per la salvezza con Varese, sarebbe stato un altro passettino in avanti verso l’obiettivo primario della stagione, ma il campionato di serie A trova sempre il modo di infilare nel lungo percorso qualche ostacolo in più oltre a quelli già previsti. La Vanoli, è evidente, non è certo stata agevolata dalla pausa Fiba per gli incontri delle Nazionali, al rientro dopo questi 15 giorni di stop la squadra di Gigi Brotto ha dimostrato di aver smarrito la brillantezza di gioco, la cattiveria agonistica, la fame cestistica che ne avevano caratterizzato le gare precedenti al giro di boa del primo terzo di stagione. Anche a Brescia, i ragazzi biancoblù avevano fatto sudare le proverbiali camicie alla Germani capolista prima di lasciare il passo ai più forti (e lunghi, in panchina) avversari. Solo con quello spirito da ‘guerrieri’ si può cercare di arginare il gap nei confronti delle altre formazioni, basta ricordare sempre cosa (e come) è successo lo scorso 20 ottobre a Bologna.
Non è tanto l’aver perso l’imbattibilità casalinga che dispiace, quello che è stato chiaro sin dall’inizio di questa nuova avventura della Aldo Vanoli band è che tutto deve filare liscio come l’olio, la formula del 5+5 (la stessa Varese) non ti permette di perdere pezzi nei ruoli fondamentali. E l’infortunio di Durham in avvio di terzo parziale (duro fallo subito in entrata con canestro segnato del 49-43 Vanoli al 24’, poi non è più rientrato), unito alla complicata situazione falli di Casarin, ha costretto il Gigi da Cittadella a spostare Willis in cabina di regia e sappiamo tutti che così facendo Payton perde la sua peculiarità di mano armata. Ma non vi erano alternative e, sebbene la situazione non fosse ottimale, la Vanoli ha tenuto il muso avanti, sfiorando anche il vantaggio in doppia cifra. Le conseguenze della impossibilità di utilizzo di Durham e di Casarin in panchina con 4 falli, sono esplose in avvio di ultimo quarto quando il neo arrivato varesino Stewart ha di fatto preso per mano la squadra trascinandola verso il successo. La Openjobmetis ci ha creduto sempre, nonostante lo 0-11 iniziale a favore dei padroni di casa, che dal canto loro invece hanno faticato tantissimo a trovare il miglior assetto in campo. Il collettivo lo fanno le singole personalità che hai a disposizione, e tutto sommato – prima del pesante e determinante parziale di 30-16 subito nell’ultimo quarto di gara – Brotto aveva trovato anche le soluzioni migliori, come quella di piazzare Ndiaye (10 punti e 10 rimbalzi nei primi 20’, alla fine saranno 12 punti e 17 rimbalzi) sul sempre pericoloso Alviti. Ciò nonostante, il collettivo biancoblù è stato il grande assente negli ultimi decisivi 10’, parziale nel quale oltre ai 30 punti realizzati, a Varese sono stati concessi ben 20 rimbalzi (alla fine saranno 52 totali) di cui 8 offensivi, ma nel conteggio in negativo vanno inserite anche le troppe palle perse.
Insomma, al di là dell’infortunio di Durham, sicuramente importante per l’economia del gioco Vanoli, rimane la sensazione che Burns e compagni non siano stati in grado di mettere in campo la miglior prestazione, al cospetto di un’avversaria abbordabile. In certi frangenti ci sarebbe voluta un po’ più di cattiveria come quella messa sul parquet da Varese (un paio di falli ospiti meritavano l’antisportivo e invece...), e stavolta una maggiore grinta anche da parte di Brotto sarebbe stata opportuna. Ripetiamo quanto detto all’inizio, la sconfitta è comunque rimediabile, magari già domenica a Napoli (ore 18) contro i padroni di casa della Guerri reduci dalla sconfitta di Udine. La speranza ora è che l’infortunio alla caviglia di Durham sia di lieve entità.
Ci sono ostacoli da affrontare, nello sport così come nella vita, che ti mettono un’ansia pazzesca, dove vuoi dimostrare di poter raggiungere l’obiettivo ma che all’improvviso ti sembra irraggiungibile. È successo sabato sera scorso quando la Ferraroni JuVi, di ritorno al PalaRadi dopo tre impegni esterni di fila e una serie negativa di cinque sconfitte consecutive, è scesa in campo per provare a riconquistare la posta in palio dopo quasi un mese dall’ultima vittoria. Addosso, ben appoggiata sulle spalle dei giocatori e dello staff tecnico, quella pesantezza da ansia da prestazione, dovuta all’obbligo di dover superare ad ogni costo Ruvo di Puglia, in uno scontro diretto per la permanenza nella categoria. Ne parlavo prima del salto a due proprio con Stefano Rajola, da giocatore bandiera juvina per tre stagioni consecutive dal 1992 al 1995 e oggi allenatore della compagine pugliese che lui stesso ha guidato lo scorso anno al salto di categoria: mai come quest’anno, il campionato di serie A2 è terribilmente complicato, sia nelle alte vette sia nelle zone basse frequentate dai team che puntano alla salvezza. Non ci sono turni di campionato senza risultati sorprendentI, inaspettati, e questo rende la vita ancora più complicata.
Ma torniamo alla squadra di coach Luca Bechi, costretta a vincere per muovere la classifica e recuperare un po’ di quella serenità perduta nell’ultimo mese e mezzo. Il ritorno di Vecchiola (giovane regista che sta ritrovando la confidenza giusta con i compagni) dopo l’infortunio alla mano, è giunto come la manna dal cielo, appurato ormai che Garrett rende meglio da guardia e che manca del tutto – lo si è visto anche sabato sera – del killer instinct necessario per gestire i palpitanti finali di gara. L’inizio di match ha visto la squadra della famiglia Ferraroni prendere subito in mano le redini dell’incontro, comandare con autorità sino al 72-57 del 32′; ma, come nei gialli che più gialli non si può, ecco arrivare il solito blackout juvino, che ha permesso alla formazione avversaria di riaprire completamente la sfida, riportandosi sul meno 3 (72-69) a tre minuti dalla sirena. La buona stella ha voluto che Borra fallisse i due tiri liberi del possibile meno 1 e che nell’azione successiva il più giovane in campo (insieme ad Allinei, entrambi classe 2004), il Vecchiola di cui sopra, trovasse la penetrazione e il canestro che di fatto ha chiuso la contesa. L’ultimo quarto è stato davvero surreale, caratterizzato da un evitabile sagra degli errori che ha coinvolto ambo gli schieramenti, ma ha ragione coach Bechi quando dice che il merito del successo ritrovato viene soprattutto dall’apporto che i suoi giocatori hanno dato in difesa, dalle palle recuperate magari dopo altrettante palle perse (emblematico lo stesso Vecchiola che dopo tre passaggi agli avversari ha poi riconquistato la sfera arancione (ri)strappandola dalle mani dei giocatori pugliesi). Nei momenti in cui la partita si è fatta improvvisamente e inaspettatamente complicata, la Ferraroni JuVi – abbandonata dalle buone percentuali di realizzazione dalla lunga distanza - ha ritrovato quella verve necessaria per riprendere il sopravvento e portare a destinazione un successo che vale davvero molto per la graduatoria.
Ora i fari vanno inevitabilmente puntati sul match di domenica (14 ottobre, ore 18) quando la Ferraroni JuVi affronterà al PalaRadi la Reale Mutua Torino, formazione costellata da ex juvini, a partire dal tecnico Paolo Moretti per arrivare al play Federico Massone e all’ala (ex capitano gigliato) Lorenzo Tortù. Un impegno tosto per Alessandro Panni e compagni, ma del resto quale non lo è in questo campionato.
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