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BASKET SERIE A2

Juvi: vietato fallire lo scontro diretto

Sabato al PalaRadi si presenta Ruvo che punta all'aggancio. Coach Bechi: "Vogliamo tornare a vincere in casa"

La Provincia Redazione

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04 Dicembre 2025 - 11:02

Juvi: vietato fallire lo scontro diretto

Luca Bechi e Luigi Ascenzi

GADESCO - L’ultima vittoria in casa della Juvi Ferraroni risale allo scorso 19 ottobre: in quella giornata la squadra di Bechi superò la Fortitudo Bologna e nello stesso turno la Basket Ruvo, prossimo avversario degli oroamaranto, colse l’unico successo in trasferta dell’attuale stagione. Sabato al PalaRadi andrà in scena uno scontro in chiave salvezza tra due squadre che hanno perso l’abitudine alla vittoria. La Juvi arriva da cinque ko consecutivi, Ruvo da quattro. Coach Luca Bechi ha parlato del match in arrivo dalla sede del Centro Commerciale Cremona 2 al fianco del direttore Luigi Ascenzi che sta lavorando per organizzare il brindisi con i tifosi oroamaranto della prossima settimana.

«Con estremo piacere - ha detto Ascenzi - abbiamo avviato la collaborazione con la Juvi che mi auguro sia duratura e proficua».

L’auspicio è che gli auguri di Natale della squadra ai tifosi comincino con due punti pesanti al PalRadi, come sottolinea Luca Bechi.

«Torniamo al PalaRadi contro una neo promossa che ha uno score peggiore del nostro e la nostra intenzione è di mantenere il distacco in classifica facendo valere il fattore campo. Vogliamo tornare a vincere davanti ai nostri tifosi, la squadra sta recuperando giorno dopo giorno dalle fatiche di tre trasferte consecutive, dalle sconfitte e dagli infortuni che hanno accompagnato queste gare ravvicinate. In settimana abbiamo lavorato bene, ho visto i ragazzi arrabbiati in senso positivo e carichi. Sappiamo bene che la nostra squadra ha bisogno delle settimane intere per lavorare al meglio, tanto è vero che ho dovuto cambiare assetto e ho reinserito un giocatore infortunato. Finalmente abbiamo sfruttato una settimana di lavoro costante. Questo offre buone vibrazioni. C’è da battere un avversario di tutto rispetto».

Bechi ha dovuto lavorare sulle scorie dei giocatori accumulate dopo una striscia negativa pesante. «È un periodo senza vittorie e di sofferenza, perché non siamo contenti quando si perde. Abbiamo giocato gare risolte anche dall’ultimo tiro e ci siamo detti che non dobbiamo pensare al passato, perché porta solo sensazioni negative. Dobbiamo sempre pensare che abbiamo margini di crescita visto che giochiamo con due 2004 e due 2002, più due americani che non hanno mai giocato questo campionato. Qualche ingenuità ci tradisce. Sono dinamiche che accadono quando in 9 settimane si giocano 15 gare. A tutti i livelli è impossibile lavorare con i giovani quando hai tante gare in poco tempo. Adesso spariscono i turni infrasettimanali e avremo il tempo giusto per crescere».

Anche dal rendimento degli americani dipendono gli alti e bassi della squadra?

«Il campionato è difficile, è complicato in tanti aspetti perché c’è fisicità che altri campionati non propongono e ci sono tattiche che altri campionati non propongono. Adattarsi richiede tempi diversi da giocatore a giocatore. Però non parlo dei singoli, mi auguro che già da sabato ci sia presa di coscienza. Certamente in campo non bastano talento ed esperienza, deve uscire anche la personalità del giocatore e serve più impatto da questo punto di vista da parte degli americani».

In effetti la Juvi sembra quel figlio che rientra a casa dopo un lungo viaggio e la mamma guardandolo in faccia gli chiede cosa sia successo.

«È successo che ci sono alti e bassi, che alcune gare sono state decise per un tiro, ma la squadra c’è ed è viva. Gioca e non ci sono motivi di preoccupazione, magari deve essere costante per 40 minuti e acquisire esperienza, capire quali sono le cose giuste da fare al momento giusto. Siamo dentro a un processo naturale. Chiaro che se avessimo potuto andare avanti senza intoppi sarebbe stato meglio. A Mestre eravamo sotto di 16 poi abbiamo recuperato. Mi rendo conto che trovare un lato positivo dopo tante sconfitte sembra un paradosso, ma il mio compito è questo, perché non ho visto i ragazzi tristi o smarriti, non ho visto brutti atteggiamenti».

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