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CALCIO SERIE A

Nicola. La Cremonese ha entusiasmo: vogliamo crescere

"I nostri giocatori esperti del campionato? Loro sono in A da 30 anni, noi siamo la novità"

Ivan Ghigi

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ighigi@laprovinciacr.it

19 Ottobre 2025 - 14:06

Nicola. La Cremonese ha entusiasmo: vogliamo crescere

Davide Nicola

CREMONA Mostra entusiasmo e voglia di ricominciare Davide Nicola. Quasi avesse in serbo una sorpresa, ma in realtà il tecnico grigiorosso è il primo a voler vedere sul campo gli effetti del lavoro svolto nelle ultime due settimane che hanno lasciato alle spalle la prima cocente sconfitta in campionato.

Il prossimo ciclo di gare ne vedrà arrivare quattro in pochi giorni: come gestirete gli sforzi?

«Alle quattro gare ci penseremo più in là - ribatte Nicola - intanto arriva l’Udinese che da due anni lavora sotto la guida di Ranjaic e da tre decenni gioca in Serie A. Questo per capire l’ambiente e la struttura che ha la società. Un modello per tante realtà del calcio. L’Udinese è una squadra molto fisica che attacca con diverse strategie. Noi dovremo opporre coraggio e organizzazione sapendo che avremo il nostro pubblico. Arriviamo da due settimane di sosta in cui abbiamo lavorato su noi stessi. Nel calcio non basta solo essere qualitativi e compatti in campo, bisogna aumentare la capacità di sfruttare gli spazi in ampiezza, allargare e stringere il campo. Abbiamo dato il via a un nuovo step migliorativo per essere costantemente mobili senza perdere equilibrio».

Prima della trasferta a San Siro contro l’Inter aveva detto ‘andiamo a imparare dai migliori’. Queste due settimane hanno consentito di fare sedimentare la lezione di San Siro?

«Più che una lezione, quella gara è servita per capire il livello che trovi su certi campi contro certi avversari. Sono quelle gare che non devi mai cancellare perché ti dimostrano non solo le zone dove tu devi migliorare ma ti dicono quanto alta è la qualità e ti obbligano a studiare altre strategie per rispondere. Abbiamo segnato un gol e non è cosa da poco. Abbiamo entusiasmo e abbiamo capito che il lavoro di due settimane è stato indirizzato a questo apprendimento».

In porta mancherà ancora Audero. Quali sono gli elementi recuperati?

«A parte Audero sono fermi Moumbagna e Collocolo. L’attaccante comincerà in parte con la squadra solo la settimana prossima. Alcuni di loro hanno già 80 minuti, altri meno. Adesso conta il minutaggio che riusciamo a dare, perché ogni allenamento è un carico di lavoro. Li vogliamo mettere in condizione senza rischiarli».

L’ultima retrocessione in serie B dell’Udinese era arrivata proprio per mano della Cremonese con un 3-3 in Friuli. I bianconeri sono robusti e fisicamente forti, per affrontare una squadra simile la fantasia quanto può contare?

«Conterà sempre. L’imprevedibilità, la classe e la fantasia sono supreme. In un campionato come questo devi avere certezze date dalla qualità dei giocatori. Il calcio senza qualità dei giocatori avrebbe poco senso di esistere».

Quando si parla di organizzazione ed equilibrio intendete anche una tattica nuova sul campo?

«La tattica usata fino ad adesso è stata funzionale alla squadra come è stata costruita, cambia il modo con cui costruisci la manovra, ma allo stesso tempo è il passaggio da una fase all’altra del gioco. Abbiamo cercato di unire le due fasi, abbiamo lavorato sulla transizione da difesa a attacco, per avere velocità, capacità di leggere gli spazi, la qualità della giocata una volta recuperata palla per prendere spazi, dialogare meglio, ritardare o accelerare il gioco. La tattica è un concetto ampio. Nel calcio devi rendere semplice quello che è complesso perché nasce da mille situazioni, dalle percezioni individuali. Stiamo cercando di mettere a frutto un gioco più brillante rispettando le caratteristiche dei giocatori singoli. Per farlo dobbiamo stare in campo e dedicare tanto tempo».

Runjaic ha detto che i giocatori Cremonese hanno più esperienza del campionato. Sposta la tensione su di loro?

«Queste strategie io non le utilizzo perché ognuno pensa a se stesso e non siamo nemmeno di fronte a una gara decisiva per pensare di spostare la tensione. Io rispondo che l’Udinese gioca in Serie A da 30 anni, noi siamo la novità. E aggiungo che ho tanti ragazzi che giocavano in Serie B e sono alla prima esperienza in Serie A, ma li abbiamo tenuti perché crediamo in loro ciecamente. Alcuni ragazzi conoscono la categoria, altri la stanno conoscendo, siamo ripartiti da un gruppo che si conosce e abbiamo messo altra gente esperta».

Floriani dà l’impressione che possa spaccare, quanto sta crescendo?

«Come Cremonese possiamo migliorare questi ragazzi. Floriani è un 2003 che non è mai stato in Serie A ma ha qualità per giocarla. Bisogna sostenerlo per farlo crescere più velocemente. Io mi concentro su chi ha potenzialità e la Cremonese ha il piacere di fare sbocciare e maturare i suoi ragazzi: fa parte del progetto tecnico e tattico. Io ho giocatori che possono interpretare più ruoli. Sono convinto che nel ritorno questi saranno giocatori completamente diversi. Ognuno di noi ha un suo tempo di apprendimento. Qualcuno magari appaga l’occhio adesso ma non vuol dire che sia già al top, altri magari sono più indietro ma possono dare molto di più».

Contro l’Inter sono arrivate indicazioni anche da chi è entrato, specie da Vardy. Quanto può dare adesso l’inglese e potrebbe partire titolare?

«Con tante sostituzioni posso mantenere la rosa impegnata. Non so se Vardy ha 50 o 90 minuti, dipende anche dal ritmo gara. Credo che fosse solo una questione di lavorare di più con i compagni. A Milano ha dimostrato le sue caratteristiche, comunque sta bene e potrebbe anche essere titolare. Forse è anche giusto concedergli questa possibilità. Per il resto non mi aspetto nulla da lui e dagli altri, solo impegno e credere in quello che stiamo facendo. Sapendo che rappresentiamo una realtà nuova per la categoria».

Sebino Nella dice che la marcatura è un aspetto essenziale del calcio che ruba spazio al gol e allo spettacolo.

«Per identità noi pratichiamo la marcatura a uomo, ma il calcio è in evoluzione continua. Anche i soli materiali o le regole con cui si gioca lo modificano spesso e costantemente. La marcatura a uomo esisterà sempre, qualcuno la interpreta in un modo, qualcuno in un altro ma è difficile sottrarsi a questi concetti. Il bello del calcio è la diversità. Non tutti devono fare le stesse cose perché ognuno dipende anche dagli obiettivi che ha. La diversità rende bello il calcio».

In base ai risultati di queste ore, teme che la paura di perdere possa prendere il sopravvento?

«Mi interessano poco gli altri risultati, capisco la domanda ma nessuno ha paura di qualcosa, si va in campo sempre per arrivare a un obiettivo. Conta essere convinti di quello che si fa, ecco perché preferisco progredire passo dopo passo senza riempire troppo il paniere di aspettative».

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