Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CALCIO SERIE A

Neffa e Sanabria: due paraguayani a Cremona

Gustavo: 'Che ricordi tornare qua', Tonny: 'Emozionato nel poterlo abbracciare'

Fabrizio Barbieri

Email:

fbarbieri@laprovinciacr.it

24 Settembre 2025 - 19:55

Neffa e Sanabria: due paraguayani a Cremona

L'abbraccio tra Neffa e Sanabria

CREMONA - C’è un filo che lega Cremona al Paraguay, sottile e resistente, fatto di ricordi, emozioni e gol indimenticabili. Quel filo si è riannodato domenica scorsa, quando Gustavo Neffa è tornato allo stadio Zini. Sono passati 35 anni dal suo debutto in grigiorosso, ma l’emozione era intatta. In tribuna lo ha accolto l’applauso dei tifosi, che non hanno mai dimenticato la sua classe e, soprattutto, quella rovesciata scolpita nella memoria collettiva contro il Barletta nel 1990. Neffa, classe 1971, era stato notato giovanissimo dalla Juventus che lo acquistò e lo girò in prestito alla Cremonese. Tre stagioni in grigiorosso – due in Serie A e una in B – e un posto assicurato nella storia del club pur non avendo lasciato il segno sotto il profilo realizzativo (4 reti in tutto). Oggi, dopo anni passati a scoprire talenti per Nike in America e Asia, ha rivissuto una città cambiata, ma capace di restituirgli gli stessi sorrisi di allora. Lo abbiamo incontrato per una lunga chiacchierata.

Gustavo, 35 anni dopo è tornato a Cremona. Che sensazione ha provato?
«Sono tornato dopo 35 anni, ma mi ricordo tutto benissimo. Certo, tante cose sono cambiate. Lo Zini oggi è davvero bellissimo, completamente diverso da quello che conoscevo. Ho visitato anche il Centro Sportivo Arvedi e devo dire che è una meraviglia. Nonostante i decenni trascorsi, appena sono arrivato ho sentito subito un legame fortissimo con questa città e con la sua gente. Mi spiace solo che la Cremo non abbia vinto contro il Parma, ma la classifica è buona e a Como ci sarà un’altra occasione».

Domenica ha incontrato Tonny Sanabria, un altro attaccante paraguayano con la maglia grigiorossa.
«Mi ha fatto molto piacere. È stato molto gentile e mi ha regalato la sua maglietta dopo la partita. Ci siamo scambiati due parole in spagnolo, mi è sembrato un bravo ragazzo, serio e umile. Vederlo in campo con la Cremonese è stato come rivedere un pezzo di me stesso: il Paraguay che torna a brillare qui».

Cos’è cambiato rispetto ai suoi anni?
«Ho trovato una città più viva, con gente molto carina e tanti sorrisi. Ho percepito una voglia di vincere che allora forse non c’era con la stessa intensità. C’è un clima bellissimo, non solo allo stadio ma in tutta Cremona. Si respira entusiasmo».

E i ricordi della sua Cremonese?
«Ricordo tutto, ogni dettaglio. In questi giorni italiani ho ritrovato compagni che non vedevo da 35 anni e, incredibilmente, è bastato un sorriso per sentirsi di nuovo nello spogliatoio insieme. Abbiamo fatto una bella cena. Alcuni legami restano per sempre, anche se la vita ti porta lontano».

All’epoca era considerato un talento clamoroso. È arrivato troppo giovane in Italia?
«Forse sì. Avevo appena 18 anni e il campionato italiano era il più competitivo al mondo. C’erano l’Inter dei grandi tedeschi, il Napoli di Maradona, la Juve di Platini. Gli stranieri erano quasi tutti europei e di altissimo livello. Io ero troppo piccolo per esprimermi al meglio e non sono riuscito a dimostrare tutto il mio valore. Ma porto con me comunque un’esperienza unica».

Quel gol in rovesciata contro il Barletta resta immortale.
«E tutti me ne parlano ancora. È stato un gesto tecnico bellissimo, lo ricordo benissimo ancora oggi. Mi emoziona sapere che i ragazzi lo guardano su YouTube, milioni di visualizzazioni. È un gol che appartiene alla storia della Cremonese, più che a me».

Qual è la squadra italiana che porta nel cuore?
«La Cremonese, senza dubbio. Ma la Juventus resta il mio primo amore. Sono arrivato in Italia grazie ai bianconeri, che mi scovarono in Paraguay quando ero poco più che un bambino. Senza di loro non sarei mai venuto qui».

Che cosa fa oggi Gustavo Neffa?
«Sono osservatore per Nike, mi occupo di America e Asia alla ricerca di talenti. L’anno prossimo tornerò a Cremona e guarderò con la massima attenzione il settore giovanile grigiorosso: mi sembra che ci siano ragazzi di ottimo livello. Chissà, magari troveremo un nuovo campione proprio qui».

Perché è tornato in Italia in questo periodo?
«Sono in vacanza con la mia famiglia. Sto girando il Paese con mia moglie, volevo farle conoscere le bellezze dell’Italia. Per lei è un ritorno alle origini: suo nonno è nato a Cremona e sua madre è ancora molto legata a questa città. Era curiosa di scoprire da vicino le radici della propria famiglia».

Il suo nome ha ispirato l’artista Giovanni Pellino, in arte Neffa. Vi siete sentiti?
«Non ci siamo incontrati in questi giorni, ma ho parlato con lui diverse volte. È un ragazzo simpatico, la sua musica mi piace. Sono contento di averlo ispirato, anche se in un modo che all’inizio mi sembrava strano. Ora mi fa sorridere».

Due paraguayani, due storie legate dalla stessa maglia e da una passione che attraversa i decenni. Allo Zini, domenica, dopo Cremonese–Parma, c’è stato un incontro speciale: quello tra Tonny Sanabria e Gustavo Neffa. Il presente e il passato in un unico abbraccio, suggellato dal dono della maglia di gara. Tonny è sembrato colpito nell’abbracciare il suo connazionale: «Incontrare Neffa è stato davvero emozionante. Non era la prima volta che ci incrociavamo: accadde anni fa, quando giocavo nell’Under 17 del Paraguay durante un torneo internazionale. Lui per noi giovani era un punto di riferimento, perché con la Nazionale ha disputato due edizioni della Coppa America e persino il girone di qualificazione ai Mondiali del 1990. Sapere che aveva indossato la maglia della Cremonese ha reso ancora più speciale il nostro abbraccio qui allo Zini, davanti alla nostra gente. È stato come chiudere un cerchio tra passato e presente».

Ha voluto regalargli la maglia della sfida con il Parma. Un gesto simbolico?

«Sì, è stato naturale. Ci tenevo a lasciare un ricordo di questa giornata a una persona che rappresenta la nostra storia e il nostro Paese. Ho pensato che la maglia della Cremonese fosse il modo migliore per suggellare questo incontro».
Il Paraguay ha conquistato la qualificazione al Mondiale dopo 16 anni. Che atmosfera si respira in patria? «C’è un entusiasmo incredibile. È un traguardo che aspettavamo da tanto tempo e che ci riempie d’orgoglio. Ma non vogliamo fermarci qui: l’obiettivo è prepararci al meglio già dalle prossime amichevoli, per arrivare pronti a vivere questa avventura che per tanti di noi sarà unica».

Ora testa al campionato. Sabato vi aspetta il Como.

«Sarà una partita tostissima, come del resto lo sono state tutte fino a oggi e come lo saranno in futuro. Loro giocano un calcio molto efficace, sanno sfruttare bene le occasioni e restano sempre in partita. Noi però stiamo lavorando su ogni dettaglio per farci trovare pronti e continuare il nostro percorso».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400