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CALCIO: IL PERSONAGGIO

Viviana Schiavi, umiltà e carattere: «Italia, non siamo una meteora...»

La cremonese è vice allenatrice delle azzurre del ct Soncin: «Fatto un grande Europeo, la beffa in semifinale è già dimenticata»

Matteo Ferrari

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redazione@laprovinciacr.it

28 Luglio 2025 - 09:00

Viviana Schiavi, umiltà e carattere: «Italia, non siamo una meteora...»

CREMONA - Non saranno state le notti magiche di Schillaci o quella epiche di Germania 2006 ma le emozioni vissute nella cavalcata delle azzurre del commissario tecnico Soncin agli europei in Svizzera hanno ricordato da vicino le palpitazioni delle grandi imprese della storia della Nazionale. La beffa subita nella semifinale più amara – con l’Inghilterra che pareggia al 97’ su un rimpallo e passa ai supplementari dopo un rigore parato da Giuliani al 120’ – non cancella e non annacqua quanto fatto da Girelli e compagne. Nell’impresa azzurra c’è anche un po’ di Cremona perché la viceallenatrice della nazionale è una cremonese doc, Viviana Schiavi, già azzurra da giocatrice e ora braccio destro del commissario tecnico in questo ciclo che si è aperto con un risultato storico.

Non per mettere il dito nella piaga, ma quante volte ha già rivisto o ha ripensato a quel beffardo ultimo minuto dei regolamentari e dei supplementari con l’Inghilterra?
«Non solo ho rivisto la partita più di una volta – commenta Schiavi reduce dalla visita al Quirinale al presidente Mattarella – ma l’ho anche rivissuta e, se possibile, rigiocata nella mia testa diverse volte. Sarei ipocrita se dicessi che non c’è delusione e amarezza per quanto accaduto, per quel finale che ci ha tolto un sogno. A mente lucida, però, posso dire che nulla cancella quello che le ragazze hanno fatto, non ci sono rimpianti particolari perché abbiamo dato tutto. Alla vigilia eravamo nettamente sfavorite contro le campionesse d’Europa e vicecampionesse del mondo in carica ed ora abbiamo dimostrato di esserci, di poter competere a quel livello».

Quanto è stato importante il risultato di questo europeo per la crescita di un movimento che già è in ascesa verticale?
«Prima di partire tante persone ci hanno detto che l’ulteriore crescita del movimento sarebbe dipesa dal nostro cammino, dai nostri risultati. Per questo il nostro obiettivo, aldilà dei risultati che talvolta possono anche essere figli degli episodi, è stato mettere in campo sempre il massimo, portare con noi tutte le persone che stanno alla base di questo movimento, dimostrare che meritiamo. Credo che lo spirito del gruppo abbia ben rappresentato questo intento e che anche grazie a questo ci sia maggiore considerazione nei nostri confronti. Torniamo dalla Svizzera con la voglia di continuare in questa direzione, consapevoli della strada che abbiamo intrapreso, con le idee chiare, contando di crescere ancora con l’aiuto ed il sostegno delle istituzioni».


Ora il calcio femminile ha una propria dimensione, una propria identità riconosciuta. Le società prestano attenzione, i media concedono sempre maggior spazio. Ecco, ripensa mai alla Viviana Schiavi che ha iniziato a tirare calci a un pallone in un campo spelacchiato di periferia e che oggi vede le giovani ragazzine che possono legittimamente sognare di diventare calciatrici senza sentirsi mosche bianche?
«Ci ripenso ogni giorno e capita spesso di parlarne anche con le ragazze. Non è raro che con il gruppo azzurro ma anche con le ragazze che incontro magari in giro per l’Italia si parli del prima. Ricordo sempre a loro com’era e questo le rende consapevoli e responsabili. Vedo nei loro occhi, quando ascoltano, la consapevolezza che quello che si è creato è una enorme occasione tutt’altro che scontata perchè sino ad anche meno di vent’anni fa non c’era il movimento che c’è oggi. Credo che parte della nostra esperienza in Svizzera, ma più in generale nella crescita del movimento, parta anche da qui, dal fatto che c’è consapevolezza dell’opportunità che stanno vivendo».

La nazionale maschile dopo la splendida vittoria dell’Europeo 2021, si è un po’ persa. Cosa serve alla femminile per scongiurare il rischio di perdersi nell’ebrezza di questo risultato?
«Sono sincera, credo proprio che le ragazze e tutto il gruppo in generale, non corrano questo rischio. Ho visto il gruppo molto orientato e consapevole anche prima che si accendessero i riflettori sui nostri risultati, sappiamo il percorso che abbiamo fatto, che stiamo facendo e la direzione nella quale vogliamo andare. Certo, è giusto sottolineare che ogni risultato fa storia a sé, che già dai prossimi impegni servirà rimboccarsi nuovamente le maniche anche perché gli avversari ci terranno ancor più in considerazione, ma sono assolutamente convinta che questo gruppo non pecchi di superbia».

Quando potremo rivedere in nazionale una Viviana Schiavi, una cremonese in azzurro?
«Non posso fare nomi per questioni di privacy ma posso dire che ci sono elementi molto promettenti anche nel Cremonese. Sono sotto osservazione, sono convinta e spero che possano realizzare i propri sogni, arrivare in serie A e, magari, vestire l’azzurro. Più in generale il movimento è in ottima salute, le qualificazioni ai mondiali sia dell’Under 17 che dell’Under 19 sono lì a testimoniarlo. Abbiamo un ottimo futuro davanti a noi».

Venendo ai fatti di casa nostra, come ha vissuto la promozione in serie A della Cremonese e cosa pensa della scelta della società di affidare la panchina a un tecnico come Davide Nicola?
«Ho i testimoni, ero in ritiro per la Nations League durante la finale di ritorno e ho esultato come una pazza, ero incontenibile. È stata davvero una grande gioia e una grande soddisfazione, il giusto riconoscimento ad una città e ad una società che meritano assolutamente la serie A. Pur non essendo aggiornatissima sul mercato, per ovvi motivi, ho seguito sui social della società e del quotidiano La Provincia gli acquisti e le conferenze stampa di presentazione e devo dire che quella di mister Nicola mi ha colpito particolarmente. Il suo discorso ha toccato dei punti importanti: empatia, sacrificio, spirito di appartenenza. Conosco la sua storia personale, oltre che professionale, e abbraccia una filosofia che sento appartenermi. Spero di avere occasione di incontrarlo e conoscerlo di persona, credo che la società abbia scelto bene».

Peraltro anche la Cremonese sta investendo sul settore femminile.
«La Cremonese è una società ben strutturata, molto attenta ed ha un settore giovanile affidato a tecnici competenti che anche nel femminile stanno facendo un ottimo lavoro con idee chiare e direzioni ben precise. In generale anche nelle società di periferia si sta lavorando molto bene in questo senso ed i risultati si stanno vedendo. I talenti ci sono e crescono».

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