L'ANALISI
18 Maggio 2025 - 20:56
Massimo Vignati con i cimeli di Maradona
ISOLA DOVARESE - «Di Diego Maradona è morto solo il corpo. Ma la sua anima vive sempre dentro noi napoletani». Basterebbero queste poche parole di Massimo Vignati, fondatore del Museo Maradona, situato nei Quartieri Spagnoli non lontano dal famosissimo murales dedicato al Diez, per capire che cosa davvero è stato il fuoriclasse argentino per il capoluogo campano.
Lui che con il giocatore più forte di tutti i tempi ci giocava a calcetto da bambino tutti i lunedì e con cui aveva instaurato un rapporto speciale, visto che la mamma è stata la cuoca e la governante per tanti anni di Maradona e suo papà custode del San Paolo (oggi Stadio Diego Armando Maradona). Massimo Vignati oggi, tra le altre cose, porta in giro per il mondo cimeli e oggetti appartenuti a Maradona. Magliette da gioco, felpe, parastinchi, palloni e giornali. Questo a sostegno anche del progetto 'Una goccia d’azzurro', in collaborazione con il gruppo ospedaliero Santobono-Pausilipon, che accoglie bambini che soffrono di tumori e leucemie. E nel weekend è passato a Isola Dovarese, dove nel museo personale di Diego Maestri ha portato numerosi reperti originali appartenuti al Diez.
«Io quando vado in giro per il mondo racconto Diego l'uomo, non solo il calciatore – racconta -. Maradona era di famiglia, diceva a mia madre che era la sua mamma napoletana. Lei, scherzando, rispondeva che lui era il suo primo figlio, poi diceva che venivano gli altri 11».
Massimo Vignati nel corso della sua vita ha avuto il privilegio di poter conoscere bene Maradona: «Per me è stato un grande esempio di vita, di umiltà. Lui non ha mai dimenticato il quartiere argentino nel quale è nato e ha vissuto. È allo stesso tempo però anche un figlio di Napoli. Come dico sempre in città abbiamo due protettori: San Gennaro e Maradona. Lui è partito dal nulla ed è diventato il calciatore più forte della storia. Un bell’esempio per tutti i ragazzi che credono nei loro sogni».
Maradona è stato genio e sregolatezza, con una vita ai limiti segnata purtroppo anche dalla dipendenza alla droga: «È vero, ma Diego si è fatto male solo a sé stesso, non ha mai fatto male a nessuno. Ha fatto tanta beneficenza qui a Napoli. Purtroppo è caduto in una trappola, ma non è stato il primo e non sarà l’ultimo. È stato un personaggio unico nel suo genere: un simbolo di riscatto per Napoli e un giocatore che ha vinto due scudetti in maglia azzurra e un mondiale con l’Argentina praticamente da solo, con le sue giocate».
Per Massimo Vignati, Maradona è stato come un fratello più grande. C’è però un momento che ricorda con particolare emozione: «All’epoca, a Napoli, c'era l’usanza che il primo che usciva di casa la mattina buttava il sacco dell’immondizia. Lui un giorno era venuto a salutarci e mia mamma, scherzando, gli disse la mattina dopo di portarlo giù quando sarebbe uscito per gli allenamenti. Lui l’ha fatto davvero, ovviamente alla sua maniera. Palleggiando con il sacco come se fosse una palla dal quarto piano. Pensate se oggi un calciatore lo farebbe. Questo fa capire che persona era Maradona».
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