L'ANALISI
BASKET: PICK AND ROLL
18 Marzo 2025 - 09:02
Payton Willis e lo juvino Eddy Polanco
CREMONA - Nello sport, così come nella vita, bisogna sempre essere realisti, pragmatici. Che per la Vanoli di questa stagione quello della Reyer Venezia (soprattutto se la compagine lagunare è al completo) fosse un ostacolo più che arduo da affrontare, lo si era capito alla perfezione nella gara di andata. Allora (era il 12 gennaio scorso), come domenica sera, è stato netto il dominio della squadra di coach Spahjia in ogni zona del campo, in particolare nelle percentuali di realizzazione e sotto i tabelloni; ma soprattutto quel marcantonio di Kabengele (medie stagionali di 15 punti e poco meno di 10 rimbalzi a partita) è praticamente immarcabile. E chi lo sposta o lo argina il centrone canadese, ex Los Angeles Clipper, Cleveland Cavaliers e Boston Celtics, nipote del prematuramente scomparso ex stella Nba Mutombo? Lo stesso Bilan di Brescia ha faticato non poco nello scontro tra giganti. La Vanoli, questa Vanoli, non ha le caratteristiche fisiche e atletiche per contrastare un giocatore come Kabengele, attorno al quale per di più ruotano altri giocatori di stazza notevole quali Simms, Wiltjer, Tessitori, lo stesso Parks. Insomma, va bene avere la fiducia più grande del mondo, ma a tutto c’è un limite. Certo, alla Vanoli non si chiedeva di vincere questa sfida (in ottica salvezza altre sono le gare assolutamente da conquistare), di provare però a dare almeno la sensazione di crederci, ecco quello sì. Il peccato veniale di Lacey e compagni è proprio questo, essere andati in campo senza la necessaria convinzione, privi della determinazione e della cattiveria agonistica senza i quali non si va da nessuna parte. Non è un caso che il match di Venezia abbia ricalcato, su per giù, la gara della Vanoli a Brescia, altra formazione decisamente forte sotto tutti i punti di vista. I ragazzi di Brotto, a Mestre, non sono stati neppure sostenuti dal tiro dalla lunga distanza, arma tattica quando fatichi ad entrare nell’area pitturata (6 triple su 23 tentativi, pari al 26% di realizzazione), mentre meglio sono andate le cose nel tiro da due grazie anche al clamoroso 10 su 10 messo a segno da Owens. A parte il positivo Jones (11 punti e 3 triple), tutti gli altri sono andati a corrente alternata, limitati – ribadiamo – dalla fisicità e dalla indubbia caratura tecnica della Reyer.
Un altro turno se n’è andato, al termine della stagione regolare mancano otto gare da disputare e la lotta per la sopravvivenza – alla fine retrocederanno in A2 le ultime due formazioni - pare sempre più circoscritta a cinque squadre, quattro attualmente a quota 12 (Cremona, Scafati, Varese, Napoli) e una a 10 (Pistoia); di queste solo Napoli ha vinto, grazie all’impresa centrata contro la Virtus Segafredo Bologna. La Vanoli, grazie alla classifica avulsa, in questo momento sarebbe salva (in dodicesima posizione), ma da qui in avanti si dovrà fare particolarmente attenzione non solo al proprio cammino ma anche a quello delle dirette avversarie. A partire da domenica, quando la Vanoli farà visita al Banco di Sardegna Sassari che domenica ha vinto a Treviso e annunciato l’ingaggio di Brianté Weber (accostato alla Vanoli prima dell’arrivo di Christon). Contemporaneamente, Pistoia sarà in trasferta a Tortona, Varese giocherà a Treviso mentre Scafati e Napoli si affronteranno in quello che si preannuncia un infuocato derby campano. Come sempre però tutto è nelle mani della Vanoli che, dopo essersi rialzata grazie al cambio di gestione tecnica e ai nuovi inserimenti nel roster, ora è chiamata a fare quel passo in più affinché si rafforzi la posizione in classifica. Le sfide a Sassari fanno parte della storia del club biancoblu cremonese, in Sardegna nel giugno del 2009 venne conquistata la prima storica promozione in serie A; insomma, ci sono tutte le premesse per poter puntare al blitz che darebbe un forte impulso per il raggiungimento dell’agognato obiettivo finale.
Non sono mai state foriere di liete novelle le trasferta della JuVi a Brindisi, campo notoriamente ostico e dove si è verificato uno degli episodi più clamorosi (e impunito) della storia del club cremonese. Io c’ero quella domenica di ottobre del 1993 (ero inviato del giornale per commentare l’esordio nel campionato di serie B d’Eccellenza), quando nel secondo tempo di Mercatone Uno Brindisi-JuVi Salumificio Miglioli, alcuni scalmanati sfondarono a forza di pedate la parte superiore del plexiglass di protezione della panchina ospite, con una lastra quadrata larga un metro per un metro e spessa un paio di centimetri che colpì alla testa Diego Livella, caduto a terra e uscito in barella per poi essere trasportato in ospedale per gli accertamenti del caso. Per la cronaca, la partita finì con il successo dei locali e con gli arbitri che non scrissero nulla dell’episodio nel referto, cui fece seguito il reclamo da parte dei dirigenti cremonesi, rigettato però dalla Commissione a Roma nonostante fossero state presentate le immagini televisive.
Sia chiaro, da anni a Brindisi non è mai più capitato nulla del genere, il tifo nello storico PalaPentassuglia – pienissimo in ogni occasione - è sempre caldissimo ma solo a livello di decibel. Ed è proprio il pubblico di casa che coach Piero Bucchi ha ringraziato per aver sostenuto e accompagnato la sua squadra in una situazione di grave emergenza viste le assenze di tre uomini molto importanti, gli infortunati De Vico, Vildera e Laquintana.
Purtroppo, la JuVi Ferraroni non è riuscita ad approfittare della difficoltà di roster della compagine pugliese, anzi nell’ennesimo finale punto a punto si è concretizzata l’ennesima sconfitta al fotofinish, un kappao che, a sei turni dal termine della stagione regolare più il recupero della gara di Rimini in programma il 3 aprile, complica non poco il cammino della JuVi verso la permanenza nella serie A2. Infatti, la contemporanea vittoria di Cento ad Avellino, unita all’ampio successo di Nardò su Vigevano, fanno sì che la JuVi Ferraroni retroceda al 16° posto (in coabitazione con Livorno), dunque in piena zona arancione: due delle quattro squadre che si giocheranno i playout si salveranno, le altre due retrocederanno in B nazionale. È indiscutibile che il metodo arbitrale a Brindisi (terna capeggiata dal livornese Ursi) abbia lasciato perplessità e influito in parte sull’esito finale (alla formazione di Luca Bechi fischiati 31 falli contro i soli 15 dei padroni di casa, per non parlare dei tiri liberi: 29 su 37 per i locali, 8 su 10 per gli ospiti), ma va anche detto per onestà intellettuale che non tutti i giocatori juvini sono stati all’altezza della situazione.
L’ex Brown ha costruito pentole e coperchi, il neo arrivato Washington ancora appare spaesato e poco incisivo, mentre Polanco (autore di una grande prova) è arrivato sfinito e poco lucido ai minuti finali decisivi; sotto canestro si è persa l’ennesima sfida diretta tra reparti (36 a 26 il computo dei rimbalzi a favore di Brindisi), mentre è atavicamente penalizzante in questa stagione l’assenza di un esterno che faccia canestro con regolarità ed apra la difesa avversaria.
Insomma, guardando il calendario c’è poco da stare allegri: la JuVi Ferraroni tornerà in campo domenica al PalaRadi (ore 18) per il durissimo confronto con la forte capolista Apu Old Wild West Udine; la settimana dopo (domenica 30 marzo) la formazione del presidente Enrico Ferraroni sarà di scena a Torino, cui faranno seguito la trasferta a Rimini il 3 aprile e il ritorno a casa domenica 6 aprile per il confronto con Pesaro. È necessario al più presto un colpo di coda.
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