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Aldo Vanoli: «Nessuna trattativa, la mia squadra resta a Cremona»

Il presidente: «Non nego che negli anni ci sia stato chi si è fatto avanti per la società. Parlo solo con chi vuole mantenere in città una realtà sana e consolidata»

Fabrizio Barbieri

Email:

fbarbieri@laprovinciacr.it

10 Marzo 2025 - 10:06

Aldo Vanoli: «Nessuna trattativa, la mia squadra resta a Cremona»

SONCINO - «Ascolto tutte le proposte, ma la condizione è una e semplice: la squadra deve restare a Cremona». Il presidente Aldo Vanoli è sereno, la domenica la passa in famiglia ma è comunque pieno di impegni. Tra una telefonata e l’altra si concede come sempre con grande genuinità. «Alla mia età mi posso permettere di non dire bugie...». In queste settimane sono circolate tante voci sul futuro della Vanoli. C’è chi dice che la società sia stata già venduta e si sposterà a Roma, che i fondi per gli acquisti dei nuovi giocatori arrivino già da un fondo straniero. Vanoli sorride. «A me non risulta, però se qualcuno li ha messi me lo faccia sapere...».

Facciamo chiarezza sulla situazione.
«In questi giorni, ne ho sentite e lette tante. Ma, a essere onesto, è da qualche anno che circolano voci strane. Posso smentire categoricamente che ci siano trattative in essere per portare la società in un’altra città. Non smentisco invece che ci siano richieste da parte di tantissime realtà. Ma, lo ripeto, non è una cosa nuova. Da quando siamo retrocessi in Serie A2, abbiamo ricevuto molte proposte, sia dirette che indirette, per rilevare la società. Credo sia normale. In un mondo sportivo in cui è difficile trattare, con noi la cosa è semplice. La società non ha debiti, io sono il socio unico. Chi vuole parlare d’affari non deve fare il giro del mondo, basta chiamare me. E devo dire che la cosa in qualche modo mi lusinga. Vuol dire che in questi anni abbiamo lavorato bene, ci siamo costruiti una credibilità. I sacrifici fatti, tanti, non sono stati fini a sè stessi. Abbiamo un ufficio marketing che ha lavorato tanto e ci sono sponsor che ci appoggiano con passione. La Vanoli è una società sana, conosciuta, un orgoglio per la città».

Aldo Vanoli e coach Gigi Brotto

Non c’è nessuna trattativa quindi?
«Ascolto tutte le proposte. Non ne faccio mistero, lo dico da anni: alla mia età sarebbe normale cedere il testimone, ma solo a patto che la squadra resti a Cremona. Questo è l’unico impegno imprescindibile. In questi anni abbiamo consolidato la nostra posizione in città, abbiamo alle spalle un settore giovanile florido. Siamo riconosciuti e apprezzati da tutti quanti. Chi vuole dare una mano, o chi pensa di poter rilevare la maggioranza sa che ci sono delle condizioni precise. Il resto sono fantastorie che ho sentito pure io, ma prive di fondamento».

Proposte anche dall’estero?
«Da tante direzioni. D’altro canto in questi anni il nostro marchio è diventato famoso ovunque. Roberto Spagnoli e lo staff del marketing sono dei vulcani e studiano sempre nuove manifestazioni. La Stradivari Cup, il torneo internazionale, tantissime iniziative. Chi viene a Cremona sa che esistono la musica, la cucina e anche una squadra di basket di serie A. Al PalaRadi facciamo una media di 2.500 spettatori. Depauperare la città di questo status non lo posso concepire».

Intanto sul campo la squadra si sta facendo valere.
«Contro Napoli è stata una vittoria bellissima, in un ambiente ideale. Però io sono un concreto e non voglio che si facciano troppi voli. Piedi piantati a terra, ci sono altre nove gare dal peso importante. Siamo ormai abituati a lottare. Abbiamo vissuto un paio di retrocessioni e conosciamo quanto sia necessario sputare sangue ogni gara. Contro Napoli è stata una di quelle gare dove le pulsazioni non sono mai scese sotto i 100...».

Per risalire sono stati fatti sforzi importanti.
«Ci ho sempre creduto, abbiamo fatto quello che serviva per poter lottare fino alla fine. In questi anni mi va dato atto di non avere mai mollato. Per rinforzare la squadra abbiamo fatto sacrifici, ma la vita insegna che i momenti difficili vanno affrontati combattendo. Noi siamo in battaglia».

La sua è una scelta di cuore e di famiglia...
«Ho dieci nipoti legati a questi colori, mia figlia in società. Non prenderei mai una decisione a cuor leggero. Nel corso degli anni abbiamo costruito una rete di sponsor importante e il palazzetto è diventato ormai un luogo di incontro. Si fa business tra aziende, ma ci si ritrova anche con le famiglie. È vero che la serie A ha costi sempre più elevati, ma è vero anche che è un piacere vedere i frutti del lavoro e cosa abbiamo costruito».

Maurizio Ferraroni della Juvi

Patron Maurizio Ferraroni della Juvi ha aperto a una collaborazione. Possibile un settore giovanile unico per tutte le realtà della città in futuro?
«Con la famiglia Ferraroni c’è un ottimo rapporto, fatto di rispetto e stima. Credo che questa sia una strada percorribile. Potremmo arrivare presto a sederci intorno a un tavolo per parlare di questa cosa. L’anno della retrocessione c’è stato un attimo in cui ho pensato di mollare, poi ho guardato i numeri del settore giovanile e sono ripartito. Abbiamo un dovere morale verso questi ragazzi, parlo di ragazzi prima che di cestisti. La pallacanestro è uno sport formativo che aiuta ad affrontare la vita con valori sani. Più siamo, più offriamo e più abbiamo fatto la nostra missione. Anche per questo motivo non voglio sentire parlare di allontanare la società da Cremona».

Problema strutture.
«Abbiamo fatto tanto lavoro per mantenere il PalaRadi in buone condizioni. Le strutture sportive dovrebbero essere il fiore all’occhiello della città. Ci sono molte cose da fare in questo senso. Capisco che ci siano altre priorità, ma serve lavorare tutti nella stessa direzione per il futuro dei nostri ragazzi».

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