L'ANALISI
03 Giugno 2024 - 08:48
VENEZIA - «Amarsi ancora». A vincere in una sera tremenda sono i tifosi grigiorossi. Generosi fino al triplice fischio quando applaudono la squadra e fanno partire il coro più bello, anche senza serie A.
I primi grigiorossi a fare capolino al Penzo sono arrivati attorno alle 18.45. Le prime bandiere grigiorosse nel settore ospiti, mille posti precisi, garriscono nel venticello veneziano. Un settore proprio alle spalle del mare con le barche a dondolare, prima nel sole e poi sotto un cielo coperto.
Alle 19.06 la Cremonese fa il suo ingresso in campo per visionare il maculato terreno di gioco e per prendersi la prima dose di fischi della serata e tra le note di Der Kommissar di Falco in arrivo dagli altoparlanti.
A restare in campo in borghese più tempo di tutti Ciofani che si è fa per intero il perimetro del campo tastando l’erba e respirando a pieni polmoni l’aria elettrica della finale, forse l’ultima della sua carriera.
I minuti passano, partono i cori, la coreografia dei tifosi di casa e la banda dei bersaglieri a suonare l’inno, mentre lo stadio scioglie la tensione seguendo l’attacco di un gabbiano al drone che vola in mezzo al campo.
La partita è un condensato di emozioni. La Cremo illude partendo bene, ma il gol di Gytkjaer fa esplodere il Penzo. I tifosi grigiorossi non mollano di un centimetro, la Cremo però non regala emozioni vere e proprie.
Nella ripresa sale la tensione, Pickel diventa il lottatore che infiamma lo stadio. Il tempo passa però e la Cremonese non riesce a sfondare. Dopo i 6’ di recupero arriva la tremenda sentenza. Occhi lucidi in campo, disperazione in curva, ma i tifosi grigiorossi non fanno mancare l’ultimo applauso.
La serata cremonese è di quelle da lupi. Quindici gradi e pioggia. Ma gioca la Cremo, c’è la finale playoff a Venezia e allora la tentazione di vedere la partita con gli amici, vince la pigrizia di restare a casa sul divano a soffrire in solitaria per i colori grigiorossi. C’è chi si presenta nei locali che hanno deciso di trasmettere la partita, sciarpa al collo. Un hamburger, una pizza e una birra e gli occhi alzati verso la tv, qualcuno in piazza Stradivari. Poche chiacchiere e urla strozzate ad ogni azione pericolosa. Quando segna il Venezia, il brusio cala di colpo. I più ottimisti predicano pazienza.
«Adesso entra Coda, ci pensa lui» dice qualcuno. Il tempo scorre implacabile e le speranze iniziano ad affievolirsi. Entra anche Ciofani, ma è quasi finita. Finchè non è finita davvero. I festeggiamenti in laguna sono tutti arancioneroverdi, nei locali a Cremona, si torna a casa senza bere neppure il caffè.
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