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RUGBY INTEGRATO

Lyons Cremona primi a Roma

Al torneo dell'inclusività ottime prestazioni

Lucilla Granata

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04 Maggio 2024 - 16:14

Lyons Cremona primi a Roma

I componenti dei Lyons Cremona Rugby

CREMONA - Cremona è la patria del baskin e da lì, dello sport inclusivo in genere. Un fulgido esempio ne è, da anni, ormai quasi 10, il Rugby Lyons Cremona, che dal 2015, da un’idea della ‘Compagnia delle griglie’, ha creato la prima squadra di rugby integrato. All’inizio erano stati coinvolti i ragazzi della Canottieri Flora e la guida della squadra era stata affidata a un allenatore di esperienza Stuart Till, sposato con una cremonese, che decise di portare avanti questo progetto con passione e dedizione. Allenava da sempre e un po’ alla volta, è riuscito a creare un gruppo affiatato. Quel gruppo, protagonista della prima squadra cremonese di rugby integrato, ha vissuto anche una splendida esperienza in Inghilterra. Chi, sin dalle prime battute del progetto, vi ha aderito come giocatore ed educatore, è Michele Brancacci, che l’educatore lo fa di professione per la Ventaglio Blu Meraki. Con passione e professionalità, Michele continua a portarlo avanti.


«All’inizio noi avevamo una decina di giocatori» spiega Brancacci. «Ora abbiamo 14 giocatori, ma siamo sempre disponibili ad accogliere chiunque voglia provare. Vi assicuro che è un’esperienza bellissima. Giochiamo sul campo regolare, 15 contro 15. Visto che siamo 14, quando dobbiamo disputare un incontro ufficiale, ci facciamo prestare un giocatore da altre realtà. A volte capita che ci fondiamo addirittura con altre squadre, capita spesso con Colorno, per esempio. In questo modo riusciamo a fare più o meno un torneo al mese in giro per il territorio. Non c’è un vero e proprio campionato, ma ci alleniamo tutti i sabati dalle 9.30 alle 11 e poi partecipiamo a tornei sparsi il più delle volte, tra Toscana e Lazio, dove il rugby integrato ha preso piede. L’ultima bellissima esperienza che abbiamo vissuto, è stata il mese scorso a Roma, ospiti dell’Unione Rugby Capitolina. Siamo partiti il sabato con un pulmino ed una macchina e abbiamo giocato la domenica. Eravamo più di 130 giocatori che hanno così potuto disputare diverse partite. 8 squadre da tutta Italia. Noi eravamo quelli che arrivavano da più lontano. Le altre squadre infatti erano di Firenze, Pontedera, Prato, oltre a due di Roma. Questo circuito si è formato nel 2015 quando siamo partiti noi con il progetto perché eravamo in contatto con altre società, come Colorno appunto, con cui siamo ‘gemellati’.

C’era la volontà di creare un movimento nazionale che da qualche anno è anche riconosciuto dalla Federazione rugby. Ora quindi ha raggiunto proprio una bella dimensione e ne siamo molto contenti. Il torneo di Roma era organizzato davvero in modo esemplare. Ci hanno accolto carinamente, ci hanno fatto visitare la città con tutti gli altri giocatori, poi siamo andati a vedere il campo di gioco per il giorno dopo e cenato tutti insieme. La serata è proseguita ballando e divertendoci come pazzi, poi la domenica mattina siamo scesi in campo per il torneo e siamo ripartiti a fine giochi. Un viaggio bellissimo ed era la prima volta che portavamo i ragazzi in pulmino e in macchina stando poi anche fuori a dormire. Col covid nel 2020 si era bloccato un po’ tutto, ma adesso siamo ripartiti alla grande. A Roma abbiamo vinto il premio come migliori d’Italia, un grande riconoscimento, quello del premio inclusione per il gioco e anche per il miglior placcatore. Lo sport integrato è fondamentale. Viviamo insieme con i ragazzi in una continua condivisione di gioia, di miglioramento personale e collettivo. Ti confronti con te stesso e con gli altri. Lo sport unisce e fa crescere. Ci sono ragazzi che prima di questo sport non uscivano di casa e invece ora hanno conosciuto tante persone e non vi dico che amicizie bellissime sono nate. Il terzo tempo è sacro. C’è chi non giocherebbe neppure e passerebbe direttamente a quella fase. Io sono un giocatore volontario. I normodotati come me, vengono definiti anche facilitatori. Perché leggiamo le situazioni e le singole abilità degli atleti. Il rugby insegna che conta più la squadra del singolo individuo e ogni singolo individuo è fondamentale per la propria squadra, grazie alle sue abilità e caratteristiche. Ci si aiuta sempre a vicenda in ogni momento, sostenendosi l’uno con l’altro. Questo é uno dei principi fondamentali del rugby integrato e del rugby. Venite a provare. Uomini, donne, normodotati, disabili. Vi aspettiamo tutti per vivere un’esperienza che non dimenticherete».

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