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CALCIO SERIE B

Giacchetta: "Cremonese: finale di stagione intenso per menti lucide e cuori forti"

Il direttore sportivo grigiorosso ha fatto il punto dopo il mercato invernale: "Solo acquisti mirati e di qualità"

Fabrizio Barbieri

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fbarbieri@laprovinciacr.it

05 Febbraio 2024 - 17:34

Giacchetta: 'Cremonese: finale di stagione intenso per menti lucide e cuori forti'

Il ds Simone Giacchetta

CREMONA - Sul campo era abituato a marcare stretti gli avversari, da direttore sportivo è spesso lui a essere marcato stretto. Simone Giacchetta (classe 1969) con gli anni ha imparato a muoversi con disinvoltura, non sul campo ma dietro a una scrivania. Il suo uno contro tutti dopo il mercato invernale è stato però sereno, pacato, ma molto fermo.

Le cose cambiano in fretta. Qualche mese fa era contestato, ora elogiato. Ha qualche sassolino da togliersi dalla scarpa?
«No. Conosco il calcio e so come vanno certe cose. Si cerca sempre di fare il meglio. L’esperienza della serie A dello scorso anno è stata nuova per tanti, anche per me. Ci auguriamo di avere una seconda possibilità per godercela meglio. Adesso dobbiamo pensare di voler dimostrare di essere all’altezza di giocarci questo campionato fino in fondo. Sarà un finale per menti lucide e cuori sani».

Che mercato è stato per la Cremonese?
«Abbiamo fatto scelte per continuare a essere protagonisti dopo un avvio molto lento. Abbiamo fatto delle uscite, necessarie per gli inserimenti a causa della lista limitata dal regolamento. Bertolacci ci ha dato la possibilità di fare subito Falletti che è stato un acquisto importante. Valeri è andato a giocare in serie A e ci ha fatto piacere. Con i portieri siamo un po’ sfortunati. Il lungo infortunio di Sarr ha reso necessario l’arrivo di Livieri. Ora si è fermato Jungdal, ma sono contento che Saro abbia fatto bene all’esordio. Non è facile partire come terzo e farsi trovare pronto in gare così delicate. Volevamo dare forza al reparto offensivo che non è fatto solo dal centravanti, ma anche di giocatori capaci di creare situazioni pericolose alle sue spalle. Johnsen non è stata una trattativa semplice, per questo ringrazio la proprietà che ci ha dato la possibilità di essere competitivi fino alla fine nonostante tante società con disponibilità importanti. Volevamo fare un difensore e abbiamo scelto Marrone che aveva già giocato con Stroppa sia a Cosenza che Monza. Conosce bene il gioco e sa di avere un ruolo importante nel gruppo. Abbiamo inserito anche un giovane centrocampista 2004 come Dore».

Nessuna rivoluzione.
«Non sarebbe servita. Abbiamo mantenuto certi equilibri cercando di non creare frizioni all’interno di un gruppo che è molto solido. Sappiamo soffrire e questo va al di là della tecnica e della tattica. Tutti i ragazzi della rosa hanno riconosciuto il valore aggiunto che hanno portato questi nuovi arrivi. Nonostante le assenze per infortuni e squalifiche abbiamo sempre dimostrato di avere una squadra all’altezza. Non è stato un mercato conservativo, ma mirato e funzionale».

La chiave è stato l’arrivo di Stroppa in corsa, rispetto al cambio di Alvini l’anno precedente è stato rapidissimo.
«La scelta del cambio di mister è vero che è stata molto veloce. È anche vero che le esperienze servono, ma la situazione era diversa. Lo scorso anno da matricola, con una squadra completamente rinnovata, abbiamo provato a dare continuità sperando in una svolta. Questa volta avevamo obiettivi importanti e non potevamo perdere tempo con così tante squadre importanti. Chi si ferma è perduto in serie B. Le migliori cinque-sei squadre potrebbero giocare tranquillamente in serie A, vedi Parma, Palermo e Como solo per citarne tre. Rimanere indietro rischiava di diventare pericoloso. Era importante calarsi nella nuova categoria, soprattutto a livello mentale. La prova è lo Spezia, partito con una rosa di livello, ma che probabilmente ha faticato ad ambientarsi nel campionato cadetto».

Innesti duttili anche nei ruoli. Scelta precisa?
«Il calcio dell’allenatore non è un 3-5-2 datato, ma molto offensivo con tanti cambi di posizione a gara in corso. Avevamo bisogno di giocatori di qualità, visto che il gioco di Stroppa prevede di avere tanti atleti nella metà campo avversaria, tutti con capacità tecniche importanti. Serve sfruttare gli uno contro uno, visto che in sostanza giochiamo con una sola punta vera che è quasi sempre Coda. Paradossalmente con tanti giocatori offensivi riusciamo a essere più coperti dietro visto che abbiamo spesso la palla e soprattutto lontano dalla nostra porta...».

Falletti e Johnsen sono due colpi importanti. Hanno voluto fortemente la Cremonese.
«Tutti i giocatori vogliono venire. La Cremonese è un piccolo grande club con una tifoseria importante che voglio ringraziare visto che pur senza una partenza lanciata ci ha sempre dato una mano e spesso è come un giocatore in più. In serie B la Cremonese è una big, grazie a tradizione e una proprietà eccezionale. Quando i giocatori sentono parlare della Cremonese hanno grande rispetto, anche il modo con cui giochiamo invoglia a sceglierci in fase di trattativa».

Tanti recuperi a livello di rendimento. Anche questo è mercato?
«Assolutamente sì. Il tipo di gioco ha dato Stroppa ha creato la possibilità di recuperare e di rivalutare giocatori importanti come Zanimacchia e Bianchetti e tanti altri».

Ferrari è stato vicino. Poi?
«Il giocatore sarebbe venuto per un percorso che considerava utile. Con il Sassuolo ci abbiamo provato fino alla fine, ma non è andata bene. Succede nel mercato. Ora l’importante in difesa è recuperare tutti gli infortunati, compreso Ravanelli che per noi è un giocatore fondamentale».

Rispetto all’anno della promozione la squadra è stata costruita in modo diverso.
«Tre anni fa venivamo da un percorso diverso. Arrivavano da una serie di campionati sofferti in serie B. Allora la scelta era quella di puntare su giovani di grande prospettiva, che ora giocano stabilmente in serie A. Questa stagione per ripartire abbiamo scelto di puntare su tante conferme per poterci rilanciare. Di certo il nostro status è diverso rispetto al passato. In base alla categoria e agli obiettivi si fanno scelte diverse».

Si parla tanto del giovane Della Rovere del settore giovanile richiesto da molti. I regolamenti non aiutano le piccole società che crescono i talenti.
«Guido è un ragazzo di Cremona che tifa Cremonese. Una volta i giovani avevano un percorso con la società che li aveva cresciuti legato a contratti diversi. Ora con la riforma di fatto ogni anno un giocatore è libero e mortifica il lavoro delle squadre che lo crescono. Per i ragazzi di prospettiva ci vuole tempo, pazienza. Questa riforma ti saccheggia e alla fine spesso a pagare il conto sono le piccole società. Ora ci sono confronti e contrattazione con procuratori e famiglie fin da giovanissimi. Il rischio è quello di infettare subito ragazzi a 16 anni che non sono ancora calciatori e perdono il senso della realtà. Abbiamo tanti ragazzi attenzionati da grandi club, noi possiamo competere dando opportunità e dando attenzioni. Alla Cremonese non sono numeri, ma vogliamo creare un percorso specifico per tutti facendoli crescere costantemente. Nel futuro prossimo dovremo per forza pensare a crearci calciatori in casa. Poi starà alle famiglie capire quanto conterà il futuro del figlio. Della Rovere è attenzionato, ma noi proseguiamo con il percorso di miglioramento. Ci teniamo, il fatto che sia già stato convocato due volte in serie B ne è la conferma».

Tra le prime della classe la Cremonese è l’unica ad avere una proprietà italiana.
«Al sistema calcio interessano le possibilità di investire. La nostra è una proprietà legata al territorio e quindi rappresenta un valore aggiunto. Una sorta di passato che sa stare al passo con i tempi. Binomio perfetto».

Per la promozione di chi ha più paura?
«Al di là del Parma, che ha fatto un percorso netto e sa vincere anche nelle giornate più complicate, le altre se la giocano alla pari. Noi abbiamo fatto un grande recupero, ma sappiamo di dover migliorare e crescere ancora. Ci aspetta un percorso lungo, gli scontri diretti faranno la differenza».

A Lecco una gara importante.
«Aver visto il nostro allenatore esultare sotto la curva è stata una scena bella. Dimostra quando tutti siamo uniti a ogni livello e quanto fosse sentito questo match. È giusto che Stroppa si sia preso la scena, se lo merita per il percorso fatto».

Dove può crescere la Cremonese?
«Del gruppo di testa siamo la squadra con la miglior difesa, ma con uno degli attacchi meno prolifici. Stiamo lavorando per concretizzare le tante occasioni che creiamo».

Valeri ha portato in dote qualche euro?
«Il ragazzo era in scadenza, tutti sanno come sono andate le cose. Ha avuto un’opportunità di tornare in serie A e giustamente l’ha colta. Tiferemo per lui».

Come prosegue la campagna rinnovi? Rispetto al passato aver creato uno zoccolo duro sta facendo la differenza.
«I protagonisti sono i giocatori e più si conoscono e più è facile lavorare sul campo. Si sono creati automatismi importanti. Rispetto al passato si è data continuità, è vero. Ed è la nostra forza. In più l’inserimento di pedine importanti ha alzato il livello della rosa. Tutti stanno crescendo: Majer ha fatto bene da play, Lochoshvili sta tornando a livelli importanti. Qualcuno considerava Antov un acquisto ‘dell’ultimo minuto’ e invece era un obiettivo mirato. Rappresenta il marcatore di una volta, quello che si vedeva da piccoli. Lotta e trasmette un sentimento di voglia. A suo modo è un trascinatore, c’è bisogno anche di quelli per fare grandi cose».

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