L'ANALISI
04 Gennaio 2024 - 16:53
Matteo Piccoli al tiro
CREMONA - Abbiamo assistito a decine di e decine di partite dall’Nba ai college, dall’Eurolega al campionato italiano, ma non ci ricordiamo di una trance difensiva così intensa, agonistica e impressionante per oltre una decina di minuti come quella del numero 14 della Vanoli contro Brindisi. La Lba propone ogni settimana spezzoni video delle azioni più spettacolari come schiacciate o assist, ma questa volta avrebbe dovuto fare vedere quanto Matteo Piccoli ha fatto sul campo, azioni e atteggiamenti che non entrano nella statistiche, ma che sono fondamentali per far vincere una squadra e come musica di sottofondo sarebbe stata perfetta la Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner o la carica del Settimo Cavalleggeri.
Siamo esagerati? No, perché questo giocatore incarna lo spirito di squadra ai massimi livelli, il dare tutto sé stesso per aiutare a vincere, anche senza segnare decine di punti. «Conosco i miei limiti e i miei punti di forza, che sono la difesa e il dare sempre il massimo per aiutare a vincere e non mi interessa segnare, non sono ossessionato dal mettere punti a referto, perché snaturerei il mio modo di giocare, voglio vincere, ma rimanendo me stesso» dice il giocatore, che è stato premiato come mvp della Coppa Italia di A2 dello scorso anno.
Piccoli nasce a Varese e inizia a giocare nella Robur et Fides, dal cui vivaio sono usciti molti giocatori di Serie A, da Vescovi a Rusconi e anche Marco Passera visto a Cremona, poi inizia a giocare in B e dal 2015 sempre in A2, iniziando da Chieti, poi a Jesi, a Piacenza, a Rieti, a San Severo e, dallo scorso anno, a Cremona: «Tra i tanti allenatori, al posto ed al momento giusto adatti alla mia crescita, il primo è stato Cedro Galli alla prima esperienza in A2 a Chieti e l’ultimo, prima di approdare a Cremona, Luca Bechi, con cui mi sono trovato molto bene a San Severo, sia dal lato umano, che tecnico. Cavina ha creduto in me dopo un campionato di A2, e con lui Andrea Conti. Demis pretende molto e mi ha aiutato ad alzare il livello delle mie prestazioni, a farmi stare concentrato sempre e comunque».
Tra i tanti giocatori con cui ha giocato l’americano Ty Sabin, ora alla Luiss Roma, è quello che maggiormente lo ha impressionato dal lato realizzativo e anche umano. «Ho sempre dato una grande importanza anche al lato umano dei compagni e dei giocatori che ho affrontato — racconta Piccoli — perché il lato tecnico non deve prevalere sulle qualità umane, debbono essere abbinate secondo il mio modo di affrontare lo sport e la vita. Mi trovo benissimo nella Vanoli perché sono questi due aspetti che coesistono nei miei compagni, sia italiani, da Pecchia a Denegri, agli americani, e credo che anche questo sia un aspetto fondamentale del buon campionato che stiamo giocando. Non ho particolari giocatori di basket a cui mi ispiro, mentre il mio idolo sportivo è Rafa Nadal, che non si abbatte mai, che lotta ed è tornato a giocare dopo un anno di stop e che ha sempre un grande rispetto degli avversari».
Ora la sfida con Pistoia dove ci si giocherà una gara salvezza e l’accesso alla Coppa Italia: «Noi dobbiamo pensare a fare bene. Alla fine faremo i conti».
Per Piccoli il basket è molto di più che uno sport, perché afferma che gli da la possibilità di conoscere città, culture, persone, di creare empatia con il pubblico e anche relazioni che rimangono. Nato in una famiglia di sportivi, la madre Gabriella, già nazionale di pallavolo, il papà Claudio allenatore di calcio e il fratello Gianluca giocatore in serie D e C, Piccoli ha creato con altre persone una Asd ‘Littles Nation’, traduzione di ‘Piccoli’ in inglese, e che organizza eventi come camp e altre manifestazioni, mentre il suo hobby, che vorrebbe coltivare maggiormente, è scrivere. In breve, un giocatore molto lontano dagli stereotipi e che non pensa alle statistiche, ma terribilmente efficace in campo ed altrettanto empatico al di fuori.
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