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CICLISMO

L'impresa: 'Vi racconto le mie 78 ore in bicicletta'

L’avventura di Gaudenzi che ha partecipato alla Parigi-Brest-Parigi la classica di 1.200 chilometri

Gabriele Cogni

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redazione@laprovinciacr.it

13 Settembre 2023 - 19:25

Ciclismo: 'Vi racconto le mie 78 ore in bicicletta'

Paolo Gaudenzi durante la Parigi-Brest-Parigi

CREMONA - Un’impresa riflette la dimensione racchiusa nell’evoluzione per raggiungere un traguardo. È lo sviluppo di impegno, di costanza, di determinazione. È unione di forza e di passione. È il percorso prima ancora del risultato. Sono componenti che si ritrovano nell’ultima avventura di Paolo Gaudenzi. Il ciclista cremonese ha partecipato alla iconica Parigi-Brest-Parigi, corsa con una lunga storia alle spalle, nata nel 1891 per professionisti, riservata poi agli appassionati dalla metà del secolo scorso, con cadenza quadriennale. La randonnée per eccellenza, a numero chiuso con 8.000 iscritti, è un tracciato di 1.200 chilometri di emozioni da percorrere nel tempo massimo di 90 ore. Come partire da Cremona in sella alla propria bicicletta e arrivare a Messina. 

Come è nata l’idea di affrontare questa impegnativa sfida?
'Nel 2019 erano vent’anni dalla partecipazione alla corsa di mio papà e decisi di provarci anch’io, ma in poco tempo non mi riuscì l’acquisizione di tutti i brevetti necessari per iscrivermi. Praticavo triathlon, la bici è sempre stata una forte passione ed è così rimasto aperto il capitolo, rimandato all’edizione successiva, di quest’anno. Mi sono preparato per tempo, pur concentrando sostanzialmente gli allenamenti solo nel weekend, e in particolare dallo scorso anno ho mirato alle lunghe distanze in proiezione dei brevetti di 200, 300, 400 e 600 chilometri da conseguire nell’anno della manifestazione ed essere poi pronto per la Parigi-Brest-Parigi'.

Un percorso riuscito che l’ha portata al via, al Parco del Castello di Rambouillet: quali sensazioni ha avuto e com’è stata la corsa?
'É stata un’emozione forte, in mezzo a un fiume di persone e di biciclette, con partenze a gruppi scaglionati da metà pomeriggio. Il mio turno è stato alle 18. All’inizio c’è stata tanta adrenalina, si è pedalato in gruppo, si sono fatte anche conoscenze nuove, poi ognuno ha preso il suo ritmo, anche se alla fine avrò pedalato da solo un centinaio di chilometri. Ho trovato un percorso completamente segnalato, non si poteva sbagliare strada: 13 i punti di controllo lungo il tracciato, due sono stati a sorpresa, oltre alle aree ristoro. In media ogni 80-90 chilometri c’era la possibilità di mangiare e di riposare. Tantissimo il pubblico lungo le strade. Altri due aspetti che mi hanno colpito: sul percorso, molte persone hanno preparato dei piccoli punti di ristoro davanti alle proprie case, inoltre tante attività commerciali sono rimaste aperte pure di notte proprio per i corridori, con possibilità anche di riposo'.

Come si è organizzato durante i 1200 chilometri?
'La mia corsa è stata regolare e l’ho terminata in 78h16’08”: sono molto contento perché ho raggiunto un obiettivo fissato quattro anni prima e per nulla scontato, diventato inoltre un collegamento con quanto realizzato da mio papà nel ‘99. Lui stavolta non era presente, c’era mia mamma che faceva da supporto ai vari punti di controllo. Durante la prova sono riuscito a gestirmi bene. Al primo controllo di 200 chilometri, ho mangiato, ma non ho dormito: a tutti gli altri invece mi sono fermato e ho fatto un riposino di mezzora, a cui ne ho aggiunti due più lunghi di tre ore. La gestione del riposo, e della notte, richiede ovviamente allenamento precedente. La fascia più critica? Per me è dalle 4 alle 6. Sono felice perché non avuto crisi durante il percorso, anche se non sono mancante difficoltà nei due pomeriggi, dovuti al caldo. Nell’ultimo giorno, a un certo punto, a un centinaio di chilometri dall’arrivo, ho risentito anche da un punto di vista mentale di un paesaggio senza variazioni, uno degli aspetti che più ha mi ha impegnato, soprattutto nel finale'.

A proposito, quanto è importante l’aspetto mentale rispetto all’atletico in esperienze così lunghe?
'Quando si inizia ad andare oltre i 400 chilometri, la testa conta per l’ottanta per cento, solo il restante sono le gambe. L’aspetto mentale è importante sotto tanti punti di vista: di gestione dello sforzo, dell’energia da mettere nelle varie fasi, ma anche perché ci sono situazioni in cui puoi trovarti solo con la bicicletta e la strada e devi saperti adattare alla solitudine'.

Alla Parigi-Brest-Parigi non contava il piazzamento: certo, c’era un tempo massimo, ma l’approccio alla corsa non era competitivo. Questo anche per le altre manifestazioni a cui ha partecipato: qual è la sua visione di ciclismo?
'Per me andare in bicicletta è viaggiare. Ci sta anche una parte di agonismo, magari in allenamento con gli altri, però nel momento in cui partecipo a una manifestazione cerco la sfida con me stesso e il piacere della pedalata, anche a ritmi più tranquilli di quando mi alleno. Il mio non è un modo di vivere la bicicletta cercando la prestazione: in realtà è comunque prestazione, ma sotto un punto di vista differente, senza per forza cercare velocità e risultato. È stato piacevole anche l’essere stato accompagnato nella preparazione a questa mia ultima avventura da un gruppetto di corridori e amici con cui ho condiviso in questi due anni molti chilometri, nonostante fossi solo io ad avere l’obiettivo della Parigi-Brest-Parigi'.

Dopo avere partecipato alla randonnée per eccellenza, ha già nuovi obiettivi nei suoi programmi?
'C’è un’idea, anche questa arrivata da mio papà, di pedalare sul percorso, per quanto possibile, della prima edizione del Giro d’Italia. In realtà è già stata studiata, va programmata per bene: vediamo, sarebbe un’altra bella sfida da fare con entusiasmo'.

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