L'ANALISI
13 Agosto 2023 - 15:47
Cesare Pancotto e Jacopo Torresi il giorno del suo arrivo a Cremona dieci anni fa
CREMONA - 'Mi sto godendo gli ultimi scampoli di mare, il mare di casa mia, quello delle Marche, ma fra pochi giorni ci vediamo a Cremona più carichi che mai'. Del resto anche Cremona ormai è diventata un po’ casa sua, visto che il conto delle stagioni di Jacopo Torresi alla Vanoli basket, ha raggiunto la doppia cifra. 'Eh sì, inizia per me il decimo anno in biancoblù. Una vita. Era il 2014 quando ancora parecchio giovane, ricevetti la telefonata di Andrea Conti e Cesare Pancotto e come dice Vasco in una sua famosa canzone... ‘Io sono ancora qua, eh già’'.
Dieci anni sono un bel pezzo di vita professionale, per questo a Torresi chiediamo di tracciare già un bilancio.
'Direi che non può essere che estremamente positivo. Da quella prima telefonata da cui si decise per un contratto di un anno, di strada ne abbiamo fatta. Allora ero felice di partire per un’avventura che non sapevo dove mi avrebbe portato. Mi dissi, vedremo! E dopo 10 anni, vesto ancora orgogliosamente questi colori'.
Che cosa l’ha spinta più di tutto a restare per così tanto tempo?
'La serietà della società, la positività dell’ambiente, la città che ti lascia lavorare bene. Tanti ingredienti e una crescita professionale incredibile. Dal primo anno in cui si lottava per la salvezza passando per risultati importantissimi, ho vissuto davvero un’ampia gamma di emozioni'.
Ed è rimasto anche la scorsa stagione quando la Vanoli è ripartita dalla A2. Avrebbe potuto essere una stagione dal basso profilo e invece si è rivelata una cavalcata straordinaria e dagli straordinari risultati.
'Proprio così. Alla fine, la scorsa è stata una stagione fantastica. A partire dal presidente Aldo, tutti hanno avuto un approccio vincente. Non si è mai posto l’accento sull’A2 e insieme eravamo convinti che se avessimo lavorato avremmo vinto tanto. È stato così. Ci siamo fatti trovare pronti dal giorno uno ed è arrivato anche il triplete'.
Per il suo lavoro è stato complicato il salto di categoria verso il basso?
'Diciamo che i principi generali sono gli stessi anche quando non tutti sono professionisti. L’unica sensibile differenza è che in serie A hai 5 atleti stranieri e ti rapporti con culture diverse. Inoltre il gioco è più dinamico, offensivo e c’è maggiore fisicità in A, ma il focus è sempre sull’individualizzazione della preparazione e gli obiettivi gli stessi. La nostra vittoria in campionato quest’anno sarà restare in serie A. L’anno scorso quello di essere promossi. Ma l’approccio mentale è lo stesso'.
In dieci anni è cambiato il suo lavoro?
'C’è stata un’evoluzione della preparazione, ma restiamo al servizio degli allenatori. Ora in generale sono più votati all’atletisimo e quindi la preparazione va impostata a meglio sviluppare il loro gioco'.
Le rimane un obiettivo da conquistare?
'Mi piacerebbe confrontarmi con la pallacanestro a livello europeo. Il coronamento del mio sogno sarebbe vincere una competizione di questo genere e farlo con Cremona. Sarebbe il top'.
Conosce già i nuovi volti di questa Vanoli?
'Quest’anno ho visto tutti i giocatori nuovi nei video. Adrian lo avevamo visto in campo con Forlì e Brindisi. Golden visionato al college e Jordan Bone quando ha giocato in Europa l’anno scorso. Abbiamo una squadra di taglia grande. Questo è certo. Per capire invece i valori atletici dei giocatori, avrò bisogno di due settimane di lavoro'.
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