L'ANALISI
24 Giugno 2023 - 05:20
Felice Garzilli in maglia Cremonese mentre cerca di marcare Diego Armando Maradona del Napoli
CREMONA - Il Napoli campione d’Italia e la Cremonese retrocessa. No, non stiamo parlando della stagione appena conclusa ma di quella 1989-1990. Una similitudine particolare, soprattutto per lo scudetto dei campani. Per i grigiorossi una delusione, ma durata pochissimo. Infatti solamente l’anno seguente la Cremonese chiuse il campionato al terzo posto, alle spalle della coppia Foggia e Verona e davanti all’Ascoli e tornò di nuovo in serie A. Corsi e ricorsi storici che si spera possano ripetersi anche nella stagione 2023-24. Ma come si riparte dopo una retrocessione e come si ricostruisce una stagione vincente da una negativa? Lo abbiamo chiesto a Felice Garzilli che ha vissuto questa esperienza in quella Cremo di fine anni Ottanta.
Qual è stato il segreto?
«La Cremonese di allora era formata da un blocco di giocatori da anni. In ogni stagione si inserivano pochi elementi capaci di alzare la qualità. Anche quella volta non ci sono state rivoluzioni dopo la retrocessioni e si è ripartiti da un gruppo coeso. Credo che anche la Cremo attuale debba fare la stessa cosa, ripartendo da una rosa costruita lo scorso anno e aggiungendo qualche giocatore importante per la categoria».
Nella testa come si trova la forza di fare una stagione di vertice dopo una retrocessione?
«Fa parte del gioco. La Cremonese non è il Milan e ci sta. Certo, l’amarezza resta per un po’, poi ci si ritrova in ritiro e serve concentrarsi su come vincere il campionato seguente. In quegli anni ogni volta che la squadra faceva un passo indietro la società ripartiva per vincere il campionato seguente. Questo non vuol dire essere certi della promozione, ma provarci».
La situazione più complessa riguarda i giocatori che sperano di restare in serie A ma alla fine devono ripartire dalla B.
«Ero uno di questi. Dovevo andare al Como e restare in serie A nella stagione 88-89 e invece sono rimasto alla Cremo in B. Un po’ di delusione iniziale c’era, poi mi sono ributtato a tutta forza nell’avventura grigiorossa».
I rimpianti si cancellano?
«Non puoi restare fossilizzato su quello che poteva succedere. Serve guardare avanti. A dire il vero, a distanza di quasi quarant’anni, ancora non so cosa sia capitato in quella occasione. Con il Como era tutto fatto, poi è saltato il trasferimento all’improvviso. Serve resettare e ripartire con entusiasmo».
C’è più entusiasmo a ritornare in serie A o ad andarci per la prima volta?
«La prima volta, nel nostro caso, arrivava dopo 54 anni ed è stata incredibile. Poi le seguenti promozioni diventano quelle della consapevolezza».
L’obiettivo è quello di tornare come quella Cremonese con campionati di alto livello in B e qualcuno in serie A.
«Ci sta. Certo, la serie A è tutta un’altra cosa. Certi ambienti ti colpiscono. Per quello serve ritrovare gli stimoli, per ritornare a quel bellissimo campionato in più in fretta possibile».
Chi terrebbe dell’attuale Cremonese?
«Non ho seguito in modo costante la squadra. Io ripartirei da qualche italiano in più, magari inserendo qualche cremonese che sa quanto pesa questa maglia».
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