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BASKET. LA STORIA

Alibegovic: «Nato negli Usa da genitori bosniaci, ma l’Italia è casa mia e tifo Juve»

Intervista al giocatore più istrionico della Vanoli. Nel cuore la pallacanestro e il calcio, con particolare devozione per la squadra torinese

Fabrizio Barbieri

Email:

fbarbieri@laprovinciacr.it

10 Maggio 2023 - 13:45

Alibegovic: «Nato negli Usa da genitori bosniaci, ma l’Italia è casa mia e tifo Juve»

CREMONA - Nato in America, cresciuto a Udine, famiglia bosniaca e come obiettivo andare a vivere a Torino. IronMirza Alibegovic è cittadino del mondo ma nel sangue ha tanta pallacanestro (e un po’ di calcio). Lui, tifoso juventino da sempre, è probabilmente il più istrionico dei giocatori della Vanoli. Guardia, ma anche play, oppure ala. Insomma sa fare tutto e soprattutto sa trascinare il pubblico. Il suo inconfondibile sorriso fuori dal campo sul parquet si trasforma in grinta e genialità.

Si sente americano?
«Bella domanda. Le mie origini sono bosniache. Negli Usa sono nato, a Covallis in Oregon, quando mio papà giocava là a basket. A 6 anni poi mi sono trasferito a Udine, sempre seguendo mio padre nella sua carriera. Da allora sono sempre stato in Italia e mi sento italiano. Certo non dimentico le mie radici. Mamma è nata a Sarajevo, papà a Zenica entrambi in Bosnia».

Lei dove vorrebbe vivere a fine carriera quindi?
«In Italia. A Torino. Lì ho giocato quattro anni, ho tanti amici. È una città stupenda e poi tifo Juve...».

Passione per il calcio?
«Tanta. E non potevo essere altro che juventino. La mia prima partita allo stadio sapete quale è stata? Udinese-Juventus 0-2. Se non ricordate la data ve la dico io: il famoso 5 maggio del 2002. Il giorno della sconfitta dell’Inter con la Lazio e di quell’incredibile scudetto juventino. Era nel destino che Torino diventasse la mia città...».

Il cugino Luka Garza e papà Teoman domenica al PalaRadi

Nel destino c’era anche la pallacanestro.
«Beh, era difficile fare altro. Mio papà Teoman è stato un grande giocatore e in casa non si parlava d’altro. Da lui ho ereditato la passione ma anche l’altezza. Io come i miei due fratelli Amar (ora al Cedevita) e Denis (ora al Piombino in serie B)».

E non solo...
«Anche mio cugino Luka Garza è un cestista di famiglia. Gioca in Nba nei Minnesota T’wolves».

Domenica era al PalaRadi con papà. Era emozionato?
«È sempre bello stare in famiglia. Papà era già venuto con Treviglio a vedermi. Con tre figli cestisti si deve dividere...».

A trent’anni lei sa come si fa a vincere i playoff. Ce lo spiega?
«Mi è capitato a Mantova e Brescia. Non c’è un segreto. Serve stare uniti, affrontare una partita alla volta come se fosse l’ultima. Anche fuori dal campo serve la massima attenzione su tutto, partendo dall’alimentazione. Serve aiutare il fisico a recuperare il più in fretta possibile».

La Vanoli parte per vincere nel tabellone Oro?
«Io darei alla nostra stagione un 9 di voto, non 10 solo per il fatto di non aver chiuso nei primi due posti la fase Orologio. Abbiamo vinto la Supercoppa senza Pecchia e la Coppa Italia senza Lacey. Credo che sia stata poco evidenziato il nostro cammino. Ogni competizione la giochiamo per vincere. Sempre».

Il fratello Amar Alibegovic, classe 1995

Giocare ogni due giorni sarà pesante.
«Ma noi abbiamo un roster di dieci giocatori su cui puntare. Ci sarà una gestione delle energie e dei minutaggi ma a questo penserà il nostro staff tecnico e medico. Vogliamo giocare più partite possibile...».

Meglio spingere per chiudere dopo tre gare e avere un pizzico di riposo o diluire le energie nella serie?
«Serve sempre pensare a una gara alla volta cercando, se si ha l’occasione, di chiudere. Non servono partite straordinarie ma vincere anche di un punto».

Nel tabellone Oro quale squadra è più attrezzata?
«Parliamo delle migliori squadre del campionato. Tutte sono organizzate e forti. Il nostro primo turno contro Agrigento già sarà tosto, soprattutto in trasferta. Sulla carta Forlì ha dimostrato di essere molto forte. Ma non dimentichiamo nemmeno Udine che io penso possa essere la rivelazione. Hanno il miglior roster, magari a volte faticano a stare insieme ma quando arrivano queste occasioni con un obiettivo comune le statistiche i grandi giocatori le guardano meno».

Il fratello Denis Alibegovic, classe 1999

Cosa ne pensa del mercato aperto in questo periodo?
«Non saprei. Da una parte dico che aggiungere giocatori importanti in così poco tempo può portare sia benefici che problemi. Ho visto tante squadre cambiare due americani per i playoff e uscire al primo turno...».

Cosa ha lasciato la fase Orologio?
«Ci ha permesso di confrontarci contro le formazioni dell’altro girone e capire i valori. Al di là della classifica finale è stato un banco di prova interessante ma non determinante».

Sensazioni?
«Aspettiamo di giocare con Agrigento. È dal 16 di agosto che ci facciamo il mazzo per questo momento e vogliamo farci trovare preparati. Il bello della stagione arriva adesso e c’è grande adrenalina. Abbiamo fame, in tante vogliono arrivare fino in fondo ma a fare festa sarà solo una squadra. L’importante è non avere rimpianti».

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