L'ANALISI
21 Novembre 2022 - 10:22
AL KHOR - Stavolta non basterà il primo giro di pallone sul prato dello stadio Al Bayt, impianto nel deserto a forma di tenda di beduini, a far tacere polemiche e contestazioni. Il Qatar è da ieri al centro dell’attenzione del mondo per i primi Mondiali di calcio ospitati da un paese arabo. Proprio per questo riflettore che si accende sul deserto, il Qatar dovrà rendere conto al mondo di quanto sta facendo per migliorare le sue leggi, i diritti dei lavoratori, l’eguaglianza dei sessi, le libertà fondamentali, le garanzie per le coppie LGBTQ+, la libertà di informazione e il rispetto delle regole ecologiche.
Non è cominciato con un match di cartello il Mondiale 2022, simboleggiato da una tunica araba con kefiah che si è alzato in aria dopo aver visto sfilare le mascotte di tutte le edizioni dei mondiali del passato, compresa «Ciao» di Italia 90. La squadra dell’Emirato padrone di casa, all’esordio assoluto sulla scena più importante del calcio, ha sfidato l’Ecuador, l’ultima ad essere stata sicura di esserci dopo aver rischiato la squalifica per aver schierato Byron Castillo, nato in Colombia. La cerimonia e tutto quello che c’è intorno, dalle polemiche per l’assegnazione del torneo fino ai tanti motivi di protesta «invitati» a Doha, sono invece elementi di primo piano più che nel passato. A cominciare dalla sfida di oggi fra l’Inghilterra e l’Iran, con gli occhi di tutti puntati sui giocatori iraniani ed ogni possibile gesto evocatore della protesta che divampa nel loro paese.
«Diamo il benvenuto alla Coppa del mondo. Abbiamo lavorato in tanti e duramente per allestire un torneo di successo, abbiamo profuso tutti i nostri sforzi per il bene dell’umanità. Finalmente il giorno che tutti aspettavamo è arrivato»: così l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, ha aperto ufficialmente i mondiali 2022 al termine dei 30’ della spettacolare cerimonia che per la prima volta ha ricordato più un’inaugurazione di Olimpiadi.
Per questo motivo è stato chiamato il «re» di questi eventi, l’italiano Marco Balich, che ha presentato - come da ispirazione del governo di Doha - uno spettacolo con al centro una figura di donna a rappresentare il Qatar. E una «linea» a fare da narrazione, una linea orizzontale che unisce tutti gli abitanti del mondo, una verticale che dal passato e dalle tradizioni arabe, arriva al presente del Qatar. «Seguiremo il grande spettacolo del calcio - ha aggiunto l’emiro - è bello che i popoli mettano da parte ciò che li divide e mettano insieme ciò che li unisce. Che siamo giorni che possano ispirare bontà e speranza. Benvenuti e buona fortuna a tutti».
Cominciata con un commovente dialogo fra l’attore americano Morgan Freeman e un giovanissimo imprenditore handicappato, star dei social e ambasciatore Fifa, Ghanim Al Muftah, la cerimonia si è conclusa con un tripudio di fuochi d’artificio e fra gli applausi composti di un pubblico tutto di tuniche bianche e bandierine del Qatar, con un’unica macchia, in curva, di giallo dei tifosi dell’Ecuador.
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