L'ANALISI
12 Ottobre 2022 - 10:08
CREMONA - Coesione, obiettivi precisi, massima concentrazione. La Vanoli Basket ha ben chiaro quale sia il suo desiderio in questa stagione: lavorare per la promozione. Ma è proprio il verbo lavorare quello che è emerso di più durante la visita nella redazione del giornale La Provincia della squadra biancoblù. Il general manager Andrea Conti, coach Demis Cavina, il play Lorenzo Caroti e il responsabile marketing Roberto Spagnoli hanno visitato la redazione sottoponendosi con franchezza a tante domande.
Coach Cavina non si è sottratto al ruolo di favorito. Anche se: «Mi fanno un po’ sorridere queste definizioni. Un giorno sei il più forte se vinci, quello dopo scendi dal ranking se non fai bene. Accetto questo ruolo, consapevole che ci sono anche altre squadre che si sono attrezzate per fare il salto di categoria. Fino alla fine ci sarà da lottare, questo è sicuro. L’ambizione di far bene c’è ma so che spesso questa cosa viene usata a piacere. Alleno da 26 anni e da 19 in serie A2 e posso dire che le etichette non servono. Il migliore lo vedi sul campo, non in teoria».
In questo inizio di stagione solo Piacenza è riuscita a battervi in Supercoppa. «É una squadra in forma che lo scorso anno ha chiuso al quarto posto e ha mantenuto un’ossatura di livello aggiungendo due americani ottimi. Le vittorie ci servono ma le sconfitte ci aiutano a migliorare. Quella partita persa a Piacenza ci è servita e ci servirà. Speriamo di perderne poche, ma in una stagione arriverà qualche momento difficile e noi dobbiamo essere pronti ad affrontarlo. Dobbiamo guardare in casa nostra, come migliorare. Di noi facciamo parlare gli altri... Siamo un gruppo nuovo e una società che dopo tanti anni torna ad affrontare la categoria. Udine e Cantù hanno lottato da favorite le scorso anno, sbagliato qualcosa e ora si ritrovano con un bagaglio di esperienze importanti e pronte al secondo tentativo».
Il gm Andrea Conti annuisce e parla della costruzione della squadra: «É stato un mercato particolare anche per me che non mi ero mai confrontato in questa categoria. Con grande spirito di condivisione ci siamo confrontati con lo staff e stabilito delle linee guida. Volevamo creare una squadra lunga, competitiva dove tutti potessero avere un ruolo da protagonista. Poi trovare la chimica di squadra non è mai facile e in questo abbiamo bruciato le tappe. Uno dei motivi è dipendente dalle scelte fatte però. Abbiamo cercato ragazzi intelligenti, affamati e con dedizione al lavoro. Messi insieme si sono incastrati subito e tutti hanno chiaro qualche sia il nostro obiettivo. Abbiamo margini di crescita».
La scelta del coach è stato altrettanto facile. «Demis è un allenatore con cui non avevo mai lavorato ma che conosco da tempo. So come lavora e come ha sempre lavorato. Ha una dedizione pazzesca, cura i dettagli, ti spinge sempre a dare più del massimo. Lo fa in settimana, alla domenica, ma anche con noi dello staff e questa cosa non nego che mi abbia dato ancora più stimoli».
Il capitano, in attesa che rientri Pecchia, Lollo Caroti sorride: «É vero, il coach di fa sempre spingere al massimo. Per me è il top perchè sta tirando fuori il meglio dalle mie caratteristiche. Per ruolo a volte tendo ad essere un po’ istintivo ma con delle regole precise capisco di poter aumentare il mio rendimento. Tutti abbiamo la stesse faccia, tutti vogliamo ottenere risultati. Siamo un gruppo coeso anche per questo, siamo tutti relativamente giovani e vogliamo dimostrare la nostra qualità. Per farlo serve lavorare».
Alla domanda se non sia stanco di giocare in A2 Caroti scherza. «Beh, è chiaro che a tutti piacerebbe essere nelle massima serie. Speriamo di farcela presto con questa società. Io ho 25 anni e da quando ne ho 19 gioco in A2. Ho passato tante stagioni diverse, tante esperienze particolari dalle penalizzazioni alle delusioni alle gioie e dal periodo Covid. So che in questo momento della stagione serve solo abbassare la testa e lavorare mettendo benzina. I veri valori del campionato escono verso marzo. Piano piano vogliamo riempire il PalaRadi».
Che comunque ha risposto bene alla prima uscita con 1700 spettatori. «La campagna abbonamenti - dice Spagnoli - è ancora aperta ed è andata oltre alle aspettative. Il pubblico di Cremona ci fa sentire il suo affetto. Ricordiamoci che in città ci sono due squadre di serie A2 di basket, una di A1 di volley e la Cremonese in serie A di calcio. L’offerta è ampia, ma abbiamo uno zoccolo duro che ci è rimasto affezionato anche dopo la retroccessione. Vuol dire che negli anni questa società ha saputo costruire qualcosa di importante».
E il filo conduttore in questi anni lo illustra Conti: «Io sono stato giocatore, poi dirigente, avversario e ora sono tornato qua. In tutti questi anni il comun denominatore è sempre stato quello di puntare sulle persone prima di tutto. C’è sempre stato un clima di famiglia che traspare. La società è formata dai tesserati ma anche di tutte quelle persone che da volontari ci dà una mano e che crea quel progetto bello su cui basare tutte le scelte. Aldo Vanoli è il capofamiglia perfetto che sa sempre cosa e dire e quando farlo».
Ci sono stati anche degli errori nel recente passato. «Forse quando si è persa un po’ di umiltà in modo inconscio. Noi dobbiamo partite da quello che abbiamo costruito in questi anni che non è uno scherzo sono i numeri che parlano e che sono lì a confermarci quanta strada abbiamo fatto e cosa abbiamo ottenuto».
Certo, la formula del campionato non aiuta ad appassionarsi in questa prima fase: «Ci sono cinque retrocessioni, la lotta per i playoff. Ogni gara sarà importante. Noi dobbiamo lottare ogni partita e la gente si affezionerà sempre di più» dice Caroti.
Anche coach Cavina gli fa eco: «Questo è un campionato di altissimo livello. Tutti i quintetti iniziali sono importanti. Qualche squadra si nasconde ma ci sono valori eccellenti ovunque. Arrivare ai playoff deve essere un motivo di soddisfazione per tutti. Ma io ragione per step. Oggi in testa abbiamo l’allenamento che deve venire e a lungo termine vedo la gara contro Cantù. Ogni partita, ogni possesso, ogni differenza canestri potrà risultare decisiva anche al termine di questa prima fase».
A proposito di Cantù. Quando conterà aver vinto così largamente in Supercoppa? «Abbiamo resettato non oggi, ma già al termine di quella gara, il risultato. Loro non saranno gli stessi e noi nemmeno».
Affrontare Sacchetti è sempre particolare: «Meo si porta con sè i grandi risultati ottenuti, un modo di fare pallacanestro di un certo tipo. É stato il ct della Nazionale. É sempre un piacere poterlo affrontare».
Siete il giorno e la notte come modo di stare in campo: «Siamo differenti. La pallacanestro non è una sola e non ci sono cose belle o brutte e tutto soggettivo. La differenza la fanno i risultati e i dettagli. Basta poco per vincere o perdere una gara e a volte non è nemmeno preventivabile quel poco».
Vincere la Supercoppa è stato un buon inizio... «Un passo alla volta» dice Caroti. «Volevamo vincere il trofeo e ci siamo riusciti. Sappiamo però che era una competizione prima del campionato e non tutte le squadre potevano avere la condizione ottimale. Certo, partire festeggiando non è male...».
Siete una squadra equilibrata, una delle poche dove gli americani sono pesanti ma non determinanti. Conti si fa serio: «Sono funzionali al nostro progetto di squadra. A volte rido quando vedo qualche commento critico quando un Usa non fa punti. Può succedere, ma alle spalle c’è tanto lavoro per la squadra. Lacey e Cannon sono due ragazzi eccezionali, di personalità. Fanno quello che serve per vincere senza guardare le statistiche. Non è così comune. Poi oggettivamente la squadra è composta da tanti giocatori di livello».
Forse ci si aspettava qualche minuto in più per i giovani. Coach Cavina non è della stessa idea: «Siamo una delle poche squadre che fa giocare in modo costante gli Under. Si allenano con noi, stanno crescendo. Il nostro compito non è quelli di buttarli allo sbaraglio ma di costruirli e renderli pronti. Sono Under ma li consideriamo solo giocatori. Sarebbe più facile buttarli nella mischia a prescindere».
Di certo la Vanoli ha una precisa fisionomia e sono passati due mesi... Quasi un record per un team tutto nuovo. «Questo è il miglior complimento che potevate farci. Il merito è della disponibilità dei ragazzi e della società. Abbiamo le idee chiare e sappiamo che tutto passerà dal lavoro. Tutti hanno capito cosa serve e il fatto che l’età media del gruppo sia molto bassa significa che i margini di miglioramento sono molto alti. Quando inizieranno i playoff forse saremo al termine del nostro processo di crescita».
In attesa di Pecchia: «Sta lavorando ha avuto un’operazione importante e il post non è stato così semplice. Sarà un valore aggiunto di questo gruppo. Intanto sta con noi ogni giorno».
Cosa fare per far crescere il prodotto Vanoli lo chiediamo a Spagnoli: «Sul materiale tecnico abbiamo sposato l’idea dello sponsor tecnico Erreà di stampare il city Id 26100. Vogliamo crescere a radicarci ancora di più nel territorio. Il mio lavoro deve essere disgiunto dai risultati sportivi ma valorizzare un brand importante come quello Vanoli. Abbiamo 350 tesserati alle spalle della prima squadra, più di 90 sponsor che vogliono avere visibilità e vivere a contatto con la nostra realtà. Usciremo dal palazzetto con eventi itineranti per la città. Il valore del territorio deve essere centrale. Lavoreremo duro anche in questo senso».
Coach Cavina e il gm Conti hanno già una grande sintonia. «É bello lavorare insieme e con le idee chiare. Abbiamo creato un gruppo in cui ci si confronta e si fanno valutazioni insieme. La sintonia deve essere massima sia in campo che fuori. Se ci sono delle incomprensioni si risolvono in modo diretto e questa deve essere la nostra forza. Abbiamo un progetto comunque. Non nascondiamo le nostre ambizioni».
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