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Villeneuve, Luca Dal Monte: «Gilles, uomo corretto e leale»

Nel suo ultimo lavoro lo scrittore cremonese racconta il campione canadese e il rapporto con Enzo Ferrari

Francesca Morandi

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27 Giugno 2022 - 15:29

Luca Dal Monte: «Il pilota Gilles Villeneuve, uomo corretto e leale»

Lo scrittore Luca Dal Monte, il sindaco Maria Maddalena Visigalli e Stefano Premoli

GRUMELLO - Spesso lo chiama per nome: «Gilles è stato»; «All’epoca di Gilles...»; «Oggi ci lamentiamo che le gare sono noiose, ma ai tempi di Gilles...». Gilles è Gilles Villeneuve. E «ai tempi di Gilles, dalla fine del ’77 all’82», Luca Dal Monte, natali a Cremona, era liceale al classico Manin, la passionaccia per la Formula Uno, per la Ferrari con i suoi piloti «eroi». E per «quello straordinario personaggio che è stato Enzo Ferrari». L’esordio in libreria con La Scuderia, poi La rossa e le altre, quindi Ferrari Rex, biografia di una grande italiano del Novecento «il libro (su Enzo Ferrari) che ho sempre sognato di scrivere» e La congiura degli innocenti. Ma a 40 anni dall’incidente in cui, l’8 maggio del 1982, il pilota canadese Villeneuve perse la vita, a soli 32 anni, a bordo della sua Ferrari, durante le qualifiche del GP del Belgio, al suo «mito», una leggenda, Dal Monte ha dedicato L’uomo, il pilota e la sua leggenda (ed Baldini + Castoldi). Lo ha scritto con Umberto Zeppelloni, attingendo aneddoti, curiosità e verità su Villeneuve, tra gli altri, da Mauro Forghieri, l’ingegnere di Modena, progettista di auto di Formula 1, direttore tecnico della Scuderia Ferrari dal 1962 al 1971, e dal 1973 al 1984. E da Jonathan Giacobazzi, manager del team Ferrari di Formula 1, che con Gilles ebbe «un rapporto esclusivo».

Dopo Maranello e Brescia, con entusiasmo Dal Monte, scrittore che si divide tra gli Stati Uniti e Cremona, ha raccolto l’invito di Stefano Premoli, membro della commissione Biblioteca di Grumello Cremonese, a raccontare l’autenticità di Villeneuve. L’evento si è tenuto nel cortile di cascina castello. Una narrazione appassionata e appassionante. Meglio ancora, «affascinante», per dirla con il sindaco Maria Maddalena Visigalli, che ha ringraziato lo scrittore. «Perché Villeneuve è diventato così famoso, anche se ha vinto molto poco all’epoca? Se non fosse morto nel 1982, probabilmente sarebbe diventato il campione del mondo». Ma lo è diventato, famoso, «perché la differenza l’ha fatta il suo modo di porsi, prima come persona che come pilota». E Dal Monte, quella «differenza» la sintetizza in tre «rare» qualità: correttezza, lealtà, purezza, la chiave per comprendere «la bellezza del rapporto» tra il giovane pilota e il vecchio Ferrari.

Coraggio da vendere, altruismo ed un misto di rabbia e orgoglio da far esplodere in pista, in una parola Gilles Villeneuve

«Io gli volevo bene», il tributo post mortem di Ferrari a Villeneuve. «In quella frase c’è tutta l’ammirazione di Ferrari per l’uomo», sottolinea lo scrittore. Ammirazione, perché «Villeneuve, a differenza di tanti altri che lo hanno preceduto e seguito, era un pilota assolutamente conscio dei propri limiti, ma, soprattutto, sapeva qual era il suo posto». Villeneuve «arriva in Ferrari per sostituire Lauda. Enzo Ferrari decide di puntare tutto su questo semi sconosciuto, un pilota canadese che aveva disputato una sola gara in Formula Uno, in Gran Bretagna nel 1977. Lo fa per una scommessa con se stesso e, soprattutto, per dimostrare a Niki Lauda — che aveva appena vinto il secondo titolo mondiale e se n’era andato in polemica — che chiunque arruolato nella Ferrari poteva diventare un campione».

Uomo corretto e leale, Villeneuve, perché «quando il suo compagno di squadra Carlos Reutemann cade in disgrazia, Gilles è una persona talmente onesta che non ne approfitta. Ha sempre rispettato i ruoli. Era arrivato per fare la seconda guida, era il il pilota con meno esperienza, sapeva che da Reutemann avrebbe dovuto soltanto imparare. Reutemann cade in disgrazia, Villeneuve lo difende con Ferrari, con gli ingegneri». Accade anche quando Villeneuve è in coppia con Jody Scheckter. Primavera del 1979. «All’inizio del campionato, Villeneuve vince due gare, Scheckter non ne vince ancora nessuna. La stampa italiana comincia a montare una specie di polemica interna: la Ferrari dovrebbe puntare su Villeneuve, l’unico vincente». Ma «l’unico che non abbocca è proprio Villeneuve: sa benissimo che la sua posizione in Ferrari è di essere la seconda guida. Ha dato la sua parola a Ferrari, l’ha data a Scheckter. Nel ’79, Scheckter vince il titolo di campione del mondo, arriva scortato da Villeneuve, che gli ha difeso le spalle. L’unico che poteva portargli via il Mondiale era proprio Gilles, che quel giorno era più veloce, ma aveva dato la sua parola, è rimasto indietro».

Il pubblico alla presentazione del nuovo libro di Luca Dal Monte

Ed allora, «quando la gente dice che Ferrari ha avuto un rapporto speciale con Villeneuve, è proprio per cose come queste. A Ferrari è sempre importata, ovviamente, la squadra e figuratevi quanto possa aver apprezzato il comportamento di un pilota che l’anno prima difende il suo compagno di squadra caduto in disgrazia, l’anno dopo non abbocca alla polemica scatenata, ad arte, dai giornalisti per approfittarne e scavalcare il compagno. È talmente leale nei confronti dell’azienda di Ferrari e del compagno che non attacca Scheckter, quando, attaccandolo, eventualmente poteva tenere aperto il discorso mondiale».

Lealtà e correttezza tornano nella narrazione di Dal Monte. Non tutti sanno che «una delle cose per le quali Villeneuve ha fatto breccia in Ferrari è che quando a Fiorano o durante il fine settimana di corse finiva di provare, Gilles rimaneva ai box con i meccanici, magari dando una mano, girando con il cacciavite». Il pilota-uomo «rimaneva ai box, tant’è che quando a fine ’78, Ferrari si accorda con la Wolf per dargli Villeneuve al posto di Scheckter, sul più bello, gli viene un dubbio, fa un sondaggio interno. La maggior parte è favorevole a Villeneuve, tutti i meccanici della Ferrari votano a favore della riconferma di Villeneuve, perché Villeneuve è uno di loro, è uno che rimane ai box con loro. Ecco, da questo punto di vista Charles Leclerc è molto simile a Villeneuve».

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