Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

EMERGENZA SANITARIA

Il rischio Covid nello sport: «Non è una sfida»

Pezzoli, uno degli autori del discusso report del Politecnico di Torino, chiarisce: «Il mondo sportivo deve provare a gestire il pericolo ripensando se stesso»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

01 Maggio 2020 - 12:12

Il rischio Covid nello sport, «Non è una sfida»

Alessandro Pezzoli

TORINO (1 maggio 2020) - All'indomani delle polemiche sorte sul report presentato dal Coni al Ministro Spadafora, Alessandro Pezzoli, ricercatore e professore aggregato del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico di Torino che ha curato il rapporto “incriminato”, chiarisce alcuni punti.

Il report presentato dal Coni al Ministro delle Politiche Giovanili e dello Sport Spadafora ha fatto discutere. Come si è svolto il lavoro

“In una prima fase il Coni ha dunque effettuato un auto censimento nel quale ha chiesto alle singole federazioni di valutare in una scala da 0 a 4 i rischi connessi ad alcuni aspetti comuni a tutte le discipline sportive. È stato un lavoro enorme, mai fatto prima, che nessun altro paese ha messo a punto in maniera così capillare. A quel punto ha valutato il protocollo di rischio aziendale della Regione Piemonte, stilato con il Politecnico di Torino, il più adatto ad essere trasposto nel mondo sportivo e ci ha chiesto di cercare di effettuare questa trasposizione. Partendo dall'enorme mole di dati raccolti, ed interfacciandoci con alcune discipline, abbiamo stilato otto classi di rischio contenute in una tabella. E' chiaro che per quanto completa essa non possa prevedere ogni rischio inerente alle 387 discipline sportive, ma serve per valutare i rischi e predisporre i mezzi per mitigarli”.

Possiamo dunque dire che non è stata la valutazione del Politecnico a fare del volley lo sport più pericoloso.

“Il lavoro che abbiamo svolto non ha lo scopo di certificare le pericolosità della singola disciplina ma di prevedere delle classi di rischio e, in sinergia con le federazioni e con i direttori tecnici, stabilire la praticabilità degli strumenti di mitigazione del rischio che potrebbero essere adottati. Il modello dell’Imperial College di Londra ci dice che a novembre potrebbe esserci un nuovo picco, non possiamo far finta di non saperlo” .

Una delle critiche mosse alle misure da attuare per la prevenzione del rischio nello sport, è quella relativa alla loro praticabilità per lo sport di base.

«Anche in questi termini dobbiamo ragionare con l’idea che l’eccellenza debba essere il volano per la base. Lo sport d’alto livello, potendoselo permettere, dovrà essere il “beta test” delle misure da adottare e da sviluppare cammin facendo. Lo sport di base dovrà confrontarsi con le proprie federazioni per trovare le soluzioni più adatte e percorribili”.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400